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LA GUERRA IBRIDA DELLA DROGA COME DOMINARE IL MONDO

di Maurizio Guaitoli (geopolitologo)

 

Pensate che la droga sia solo una catena globale di produzione-spaccio-consumo? Sbagliereste. Oggi, è padrone del mondo chi domina la fabbricazione dei principi attivi delle droghe sintetiche, sia oppiodi che non oppiodi. Tra i derivati sintetici dell’eroina (il più noto oppiode naturale) si segnala il Fentalyn che, nei soli Stati Uniti, causa qualcosa come centomila (100.000!) morti all’anno per overdose. Indovinate chi è il primo fabbricante mondiale dei suoi principi attivi? La Cina, ovviamente. Ed è grande la tentazione, a questo punto, di vedere le molte decine di tonnellate di fentalyn cinesi, instradate di contrabbando ai famigerati e pericolosissimi cartelli sudamericani per inondare il resto del mondo di droghe sintetiche, come una vera e propria guerra ibrida (al pari di quella cyber) contro le generazioni più giovani del Global West. E proprio l’uso di massa delle droghe sia naturali che sintetiche tende a svuotare le fasce più giovani di ogni residua capacità di combattimento, rendendole progressivamente incapaci di difendere con l’uso della forza le nostre democrazie assediate e minate dall’interno. La stessa strategia subdola di distruzione dell’Occidente e del suo potenziale di difesa è stata secolarmente messa in atto dai Paesi islamici produttori di oppio grezzo, così come dalle raffinerie clandestine asiatiche, di cui un esempio drammatico lo si è avuto già a partire dalla guerra del Vietnam degli anni 60-70.
Attualmente, al Fentalyn e all’eroina raffinata si è aggiunto il più devastante dei non-oppiodi sintetici: la Xilazina, le cui crisi per overdose non possono essere trattate con il principale antagonista degli oppiodi che è il naloxone. La xilazina, sostanza iniettabile che sta invadendo il mercato degli stupefacenti negli Stati Uniti, è tristemente denominata la “droga degli zombie”, perché causa nei tossicodipendenti stati catatonici di stupore e torpore destinati a prolungarsi per ore, esponendo chi ne fa uso al rischio di stupri e furti. Storicamente, il farmaco venne sviluppato verso gli inizi degli anni ‘60 dalla Bayern, ma poi abbandonato in quanto i trial umani rivelarono ben presto che la sostanza aveva effetti pericolosi, causando un forte abbassamento della pressione sanguigna o depressione respiratoria. Da allora in poi, la xilazina fu destinata al settore veterinario per essere impiegata in qualità di tranquillante, analgesico e sedativo, soprattutto in animali di grossa taglia come bovini o equini, o come emetico per i gatti. Sulle piazze dello spaccio (non solo americano!) questo anestetico veterinario viene utilizzato per tagliare l’eroina e altre droghe sintetiche come il fentalyn (che, a sua volta, è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più della morfina!) riducendone i costi al consumo. L’aggiunta di xilazina serve a prolungare la sensazione di euforia (che nell’uso del fentalyn è di breve durata), in modo da approssimare il più possibile l’effetto-sballo (o high in inglese) dell’eroina.
Il suo uso può provocare, al pari di una nuova, devastante lebbra, ulcere e infezioni della pelle che possono portare all’amputazione degli arti coinvolti. Nel suo caso, rimane alto il rischio di overdose, in quanto i consumatori abituali di fentalyn e di eroina ignorano i quantitativi di xilazina impiegati dai trafficanti per tagliare le droghe di cui fanno uso. Il cocktail di droga, noto colloquialmente come “tranq” o “tranq dope”, comprende eroina e/o fentanyl e xilazina (quest’ultima molto più economica dell’eroina, garantendo come sostanza di taglio ben più elevati guadagni ai trafficanti) e offre ai consumatori prezzi più abbordabili, dato che una dose di tranq costa appena cinque dollari, contro i 10 dell’eroina. A spingere in alto i consumi è anche il fatto che la sostanza, non essendo inserita tra quelle controllate dal governo federale statunitense, né dalle autorità nazionali della Ue, può essere ottenuta facilmente con ricetta veterinaria. D’altro canto, tutto si tiene. Si pensi al mantenimento della gigantesca macchina planetaria burocratico-amministrativa, presente all’interno dei vari Stati (soprattutto, quelli occidentali) per la lotta alla droga. Ora come ora, nei diversi apparati sono impiegati milioni di persone e a esse è destinata una aliquota non indifferente dei bilanci statali per il relativo mantenimento. In più, proprio da questa “lotta” derivano precisi assetti “legali” di potere, interni ed esterni al singolo Stato. Se, per miracolo, il traffico di droga e tutto quello che a quest’ultimo si lega come ricadute negative scomparissero da un giorno all’altro dalla faccia della terra, quell’immensa macchina diverrebbe del tutto inutile ed inservibile. Quindi, per una semplice legge auto-conservativa, chi combatte un grande flagello ha, paradossalmente, tutto l’interesse affinché non venga rimosso dall’esperienza dell’umanità.
Molti anni fa (era il 1990) mi trovai a pubblicare sul periodico “La Giustizia Penale”, allora diretta dal Prof. Taormina, un saggio provocatorio per l’individuazione di una “terza via tra proibizionismo e legalizzazione” per combattere il traffico di droga, facendola scomparire letteralmente a livello di consumi dalle strade delle nostre città occidentali. Ne sintetizzo brevemente di seguito il contenuto, in modo da rendere approssimativamente l’idea.
«Ma al cittadino, che cosa interessa veramente di tutto questo gran parlare che si fa intorno al pianeta droga? Innanzitutto, direi, eliminare lo spaccio di stupefacenti dalle strade, dai vicoli e dai luoghi di divertimento della città. Secondariamente, assicurare un futuro alle giovani generazioni. Oggi, la tossicodipendenza rappresenta una vera tragedia per milioni di famiglie nel Global West (Italia compresa!), che le fa vivere nell’incubo e nel terrore quotidiano di reazioni o gesti disperati e violenti da parte dei loro congiunti tossicodipendenti.
C’è soluzione a tutto questo? Esaminiamo il problema sotto un aspetto pratico, considerando che, sostanzialmente, la droga è una forma di profitto. Per drenarla, prima che arrivi in strada, occorre individuare una valida alternativa economica, che renda conveniente, per il “grossista”, abbandonare la costosa rete illegale di distribuzione. Ad esempio, quest’ultimo potrebbe conferire la droga ad un unico soggetto pubblico (una sorta di Sportello-Ombra), purché questi sia disposto a pagarla, a certe condizioni, a prezzi equiparabili a quelli di mercato, previa garanzia di immunità. In pratica, lo Stato potrebbe dichiararsi disponibile a remunerare una sorta di “finzione del ritrovamento” di sostanze stupefacenti, offrendo un corrispettivo, per quantità e qualità, che sia ragionevolmente conveniente per chi la detiene e ne favorisce il recupero.
Lo scambio (droga contro denaro “pulito”) deve, tuttavia, avvenire alle seguenti condizioni:
a) i quantitativi massimi, su base nazionale, di sostanze (naturali e sintetiche) che possono essere conferiti al soggetto pubblico sono fissati, una volta per tutte, a partire da una data prestabilita, e numericamente pari a 10 volte la media dei sequestri rispettivi di droga, sia naturale che sintetica, avvenuti in Italia negli ultimi due anni di rilevamento. Il dato è coerente con i trend internazionali, che fanno stimare al 10%, circa, il totale della quantità di droga circolante che viene annualmente intercettata dalle forze di polizia;
b) garanzia del rispetto dell’anonimato. Il compenso può essere ritirato da un rappresentate legale, senza altre formalità, al quale sarà rilasciato una sorta di “voucher” (del tutto assimilabile a.. un buono del tesoro!) attestante l’entità, la tipologia del deposito, la qualità. Quest’ultimo aspetto va in particolare sottolineato: un conto è il conferimento di un pacco da 1 kilogrammo di sostanza pura, un altro invece se viene tagliata e diminuisce proporzionalmente in purezza, dato che il parametro del prezzo su strada individuato dallo Sportello si riferisce comunque e sempre alla sostanza pura;
c) vincolare il prezzo unitario da pagare all’andamento dei seguenti indicatori, valutati sull’arco dell’anno di gestione a consuntivo: tasso di diffusione delle tossicodipendenze; diminuzione delle statistiche sia sui reati comuni e sulle condanne penali per spaccio e consumo, sia sulle quantità di droga (naturale e sintetica) sequestrate nell’anno di riferimento.
In base ai punti a), b) e c) precedenti, per il periodo di riferimento il prezzo unitario del prodotto “conferito” (così come attestato dal voucher) subirà una svalutazione inversamente proporzionale ai valori assunti dagli indicatori citati. Ciò significa che meno delinquenza e meno droga (sintetica e non) ci saranno in giro, tanto più il prezzo unitario si avvicinerà ai valori di mercato;
d) inasprimento di tutte pene e sanzioni pecuniarie, per i grossisti e gli intermediari, che controllano il mercato degli stupefacenti. In caso di sequestro di sostanze proibite non conferite all’acquirente unico pubblico, va prevista la confisca immediata di beni mobili, immobili e valutari dei responsabili e dei loro associati, per un valore pari, ad esempio, a 1000 volte il corrispettivo monetario di sostanza sequestrata;
e) istituzione di un meccanismo premiale, a beneficio degli operatori delle forze di polizia, parametrizzato sul valore di mercato delle quantità di prodotto sequestrate.
Le condizioni da a) ad c) offrono ai trafficanti la certezza di guadagni “puliti”, minimizzando i rischi, per loro pur sempre elevati, inerenti i seguenti aspetti: le operazioni di riciclaggio di valuta; l’azione repressiva, svolta dal sistema penale; i costi e i rischi per il mantenimento delle connesse reti territoriali di distribuzione al dettaglio. Il meccanismo individuato raffredda, altresì, la dinamica dei reati connessi ai consumi di droga, azzerandoli in prospettiva, per “auto-prosciugamento” dei canali di rifornimento. D’altra parte, in base a d) ed e), si offrono ulteriori incentivi alla macchina repressiva, cortocircuitando ulteriormente i rifornimenti ai tossicodipendenti».

(La foto di copertina ritrae la colonna militare di un esercito paramilitare sudamericano rivoluzionario ma ed a difesa del narcotraffico).
Un famoso criminologo, professore ordinario negli anni 90, ebbe a definire “geniale” la soluzione da me proposta, perché poi a “mettere la casa in ordine” ci avrebbe pensato lo stesso crimine organizzato, per pura convenienza economica.