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LA QUESTIONE DELLA LINGUA GIURIDICA IN ITALIA

di Manlio Lo Presti (scrittore e esperto di banche e finanza)

Nel nostro Paese non è stata mai risolta la “questione della lingua”. È stata denunciata a più riprese da professori di linguistica, da giuristi, da costituzionalisti eminenti e da Pasolini (1). Tutti stupidamente ignorati, e se ne vedono oggi le conseguenze.
Per questi motivi è un errore gravissimo sottovalutare la ridetta “questione”, siamo ormai al punto che non ci capiamo più nemmeno fra noi. Non a caso, varie università e centri di cultura erogano corsi di linguistica giuridica (2). Sono stati creati corsi di laurea, e viene valorizzato nel campo del diritto (3) il profilo professionale del mediatore linguistico.
Con questa lingua triturata, inselvatichita e imbastardita da inglesismi e dal trascinamento negativo e distruttivo, provocato da un collasso generalizzato dell’insegnamento scolastico e universitario. Abbiamo una montagna di norme scritte malissimo: norme incomprensibili che generano un immenso numero di contenziosi, con rallentamento o perfino blocco della Giustizia e della certezza del diritto. L’ermeneutica e le martellanti “interpretazioni” prendono sempre più il sopravvento rispetto alla semplice applicazione del diritto. L’effetto immediato è il blocco della tutela dei diritti contrattuali e di legge, sopraffatti da un oceano di liti e procedimenti. Siamo in un permanente stato di “lite temeraria” (4).
Tutto ciò premesso, è fondamentale capire che avere una propria lingua è la premessa per snellire e ripulire la stesura delle norme che sembrano scritte da malati di mente, incapaci di padroneggiare la sequenza SOGGETTO-VERBO-PREDICATO. Altra assurdità è l’utilizzo scriteriato della parola “urgente” nella titolazione delle norme. Perché ogni cosa deve essere urgente? La velocità è la madre di quasi tutti gli errori concettuali, linguistici e giuridici il cui effetto immediato è la generazione esponenziale del caos.
Per fare un esempio: il testo sulla semplificazione burocratica comprende ben 128 pagine scritte in un ossessivo burocratese, ostile ed incomprensibile nelle cui pieghe si apriranno infiniti varchi per processi, liti e questioni alla Suprema Corte. Il problema giustizia è radicato nella lingua afasica in cui sono scritte le norme, male e con l’urgenza.
L’urgenza assieme ad una lingua collassata e colonizzata generano mostri giuridici ma anche discriminazioni sociali e razziali, come sta avvenendo con l’affermazione che le comunicazioni semplificate saranno inviate esclusivamente sui canali telematici veicolati dai cellulari. Cellulari che – sottolineiamo – sono di proprietà privata e non di uso pubblico. Non a caso la normativa non prevede esplicitamente l’obbligatorietà dell’uso del cellulare per la lettura delle comunicazioni ministeriali, ma costringe la popolazione ad usarlo per non essere tagliata fuori. Non posso costringerti ma ti stritolo lentamente: una tecnica usata continuamente nel periodo Covid per piegare la popolazione dissidente.
Il sito del ministero ha riportato che la app IO è stata scaricata da ventotto milioni di persone. Un caso di mancata “semplificazione” ed emblema di complicazione dettata dall’urgenza.
L’Italia ha 62 milioni di residenti e oltre 7 milioni di stranieri immigrati. Di fatto, la cosiddetta semplificazione esclude 35 milioni di vecchi, bambini e coloro che non vogliono usare il cellulare: si escludono altresì tutti gli immigrati senza cellulare. Ecco un bell’esempio di discriminazione razziale e sociale di cui i buonisti inclusivi globalisti non parlano per non disturbare il “manovratore”. In Francia, intelligentemente, sono corsi ai ripari garantendo parità di conoscenza anche alla popolazione esclusa dalle automazioni.
Con questa normativa scritta con i piedi, su tutti gli “esclusi” incombe la mancata “conoscibilità del terzo” che non sarebbe più imputabile da parte dello Stato e dalla Agenzia delle Entrate, scatenando milioni di procedure e contenziosi pluridecennali sul tema.
Ancora pensiamo di snobbare la “Questione della lingua” che risale a Dante?

Note
1) https://nencioni.sns.it/fileadmin/template/allegati/pubblicazioni/1979/Lingua_1979.pdf
2) https://www.unimi.it/it/corsi/laurea-triennale/mediazione-linguistica-e-culturale-applicata-allambito-economico-giuridico-e
3) https://www.unisalento.it/documents/20152/1245556/Slides+lezione+linguaggio+giuridico+11+aprile.pdf/42dea4c7-7c5a-214b-e5b6-ec6f280f7e57?version=1.0 Alla ricerca del linguaggio giuridico tra carta e telematica
4) http://www.salvisjuribus.it/condanna-per-lite-temeraria-lart-96-c-p-c-alla-luce-dei-recenti-interventi-giurisprudenziali/

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