ROMA, TOPI E L’IPOCRITA IMPUNITÀ ITALIANA

Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e finanza)

 

È recente la polemica dei topi che infestano il Colosseo. Il fatto è diventato un ghiotto diversivo estivo per rendere rovente il clima politico ed economico nazionale. Per il PASOG – Partito al Soldo della Globalizzazione, ogni occasione è buona per screditare il nostro Paese e Roma in particolare. Non sono pochi i politici che remano contro la Repubblica cercando di deviare importanti flussi turistici verso altre nazioni. È sempre una questione di soldi, tanti tantissimi soldi. Non importa se i danni economici sono tutti addossati alla ex-italia perché alla fine nessuno risponde personalmente dei danni provocati e, anzi, in tanti incassano prebende e “riconoscimenti” da oltralpe e da oltremanica.

La stampa europea ha iniziato a sparare cannonate contro la città eterna, ma non ha usato la stessa severità investigativa per i topi presenti in tutte le capitali del vecchio continente. Non ha denunciato la crescente sporcizia che incrosta le capitali europee. Non parla del fallimento della cosiddetta “inclusione” dei migranti nelle metropoli trasformatasi in “multiculturalismo” sul modello americano dove persistono quartieri caratterizzati dalla concentrazione di umani appartenenti ad un medesimo ceppo nazionale di provenienza: Little Italy, Chinatown, gli irlandesi, i polacchi, i russi, ecc. Non mi è sembrato che alcun mezzo di informazione abbia detto con chiarezza che si tratta di un normale atto di civiltà giuridica punire duramente tutti i responsabili in carica in questi anni che non hanno intrapreso le previste azioni di bonifica e di preventiva e pianificata igienizzazione della città. Nessun arresto sarà effettuato per i responsabili che non hanno dato seguito ai loro doveri. Tutto sarà coperto e dimenticato, per non far esplodere un effetto a catena di reciproci ricatti e l’emersione di patti scellerati dietro la volontaria e pianificata inazione delle giunte di sinistra al governo di Roma. La polemica sui topi si complica anche a causa delle implicazioni animaliste ed ambientaliste. Non manca la disponibilità di gruppi antagonisti, pronti a fare chiasso per motivi di visibilità, sempre sulla breccia. Sono utilizzati per incrementare caos su caos in un Paese sempre più preda di direttive eminentemente angloamericane. I topi sono l’innesco che contrappone una classe politica di qua e di là dei banchi del governo in una lite senza sbocchi concreti se non quello di alimentare il conflitto e ritardare all’infinito le scelte politiche. I problemi devono rimanere irrisolti per arrivare a marcire, al punto da giustificare poi “provvedimenti urgenti” decisi senza la convalida dei politici, perché non c’è più tempo da perdere!

Va ricordato che l’Urbe è stata amministrata da oltre venti anni dai signori del NO appartenenti alle amministrazioni di sinistra, ad eccezione della parentesi della gestione Alemanno. In questo lunghissimo lasso di tempo costoro non hanno compiuto alcun atto di sana gestione facendo esplodere contraddizioni e aumentando il potere della criminalità organizzata, il malaffare, le speculazioni.

Screditare Roma sull’emergenza dei topi che esistono anche in altre città e capitali europee è una operazione di aperta demolizione dell’immagine della ex-italia. Il nostro Paese deve essere sempre in ginocchio e non deve mai alzare la testa. Un ministro di un governo in carica, che parla male dell’amministrazione della capitale, non sarebbe mai pensabile in Inghilterra. Lo vedete un ministro del regno attaccare il sindaco di Londra? Nella cultura dell’autorazzismo inoculata nella mentalità del nostro Paese da oltre settanta anni di propaganda antiitaliana di provenienza anglofrancogermanicaUSA accade anche questo. Nessun organo di informazione nazionale denuncia con fermezza il collasso di una gang politica praticamente paralizzata dalla corruzione; dalla delegittimazione degli insegnanti; dal collasso economico; dalla crisi sanitaria in favore della sanità privata; dallo stato fatiscente degli edifici scolastici di cui si scriverà con toni indignati e a caratteri di scatola quanto un soffitto crollerà uccidendo trenta/quaranta studenti. Avremo in quel caso la ripugnante parata ipocrita, con dichiarazioni presidenziali in loco, fiori sul luogo della morte; dallo stato disastroso del sistema idrogeologico totalmente abbandonato e tanto altro ancora. L’ipocrita esplosione scandalistica della stampa, tv e rete su un evento indegno non è quello di fare notizia. La notizia vera è quella di denunciare le contraddizioni del sistema Paese di riferimento, dell’Europa, del mondo. «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi sono una prova affermava Agatha Christie, che se ne intendeva di prove .

È quindi giusto e necessario evidenziare la presenza dei ridetti topi, ma va anche aggiunto e sottolineato che non è un evento casuale. Si tratta di una strategia lassistica pianificata dove i “mandati” assegnati ai responsabili sono quelli di non fare nulla, di rallentare. Fare il meno possibile se il clamore e lo scontento sociale diventano alti. Le tasse e le tariffe sono però in pronta e continua riscossione sotto la minaccia permanente di ipoteche legali e di pignoramenti di massa.  Nel nostro Paese il lavoro nella pubblica amministrazione è considerato un premio elettorale non un servizio. In Inghilterra l’impiegato considera utile il proprio impiego. Non a caso, il servizio pubblico viene definito “Civil Service”. Fuori dall’Italia esiste la responsabilità diretta ed individuale e la responsabilità oggettiva. In Italia questa doppia regola è applicata nelle aziende fornitrici di beni e di servizi. Quella oggettiva prevede la responsabilità diretta del titolare di un servizio in caso di errore dei propri collaboratori a lui assegnati dalla struttura aziendale. In questo modo, il responsabile è costretto a vigilare affinché i propri collaboratori agiscano nel rispetto delle regole vigenti, per evitare di pagare personalmente le conseguenze dei loro errori.

In un altro Paese, la vicenda dei topi avrebbe innescato una catena di licenziamenti in tutti i livelli coinvolti. Nel nostro questo non accade. Tutti la fanno franca. Si aspetta che il polverone si calmi e che si riprenda la solita sonnacchiosa ed inefficiente gestione. Perché nella ex-italia non si licenzia in tronco? Probabilmente, perché tutti conservano le fotocopie degli ordini ricevuti. Queste prove diventano uno strumento di ricatto e, soprattutto una polizza di assicurazione per evitare di essere il capro espiatorio finale quando esplode una tempesta.

La fitta ed infernale rete di ricatti reciproci vien contrabbandata da decenni per “lentezza amministrativa”, viene data la colpa alla “crisi della giustizia”, ecc. La smentita di questo falso teorema si produce quando abbiamo “processi per direttissima”, quando viene assassinato o fatto sparire un personaggio che costituisce un problema e può bloccare l’ingranaggio. La storia del nostro Paese è lastricata da una lunga catena di omicidi di personaggi medi e illustri a livello politico, giudiziario, culturale, giornalistico ed imprenditoriale. Nessuno è al sicuro. Si smentisce quando viene rapidamente asfaltata una strada danneggiata del centro città mentre le vie di periferia hanno i crateri da diciassette anni. Insomma, costoro sono efficientissimi quando hanno interesse a farlo.

Per scardinare questo stringente ed inestricabile reticolo di ricatti e ostacoli reciproci che bloccano la democrazia e la qualità della convivenza, è necessario rimodellare i criteri di reclutamento eliminando i fattori “ambientali” e clientelari (amici, amici degli amici, parentele, famigli e venduti di ogni genere).

Le azioni di pulizia organizzativa, soprattutto morale, sono sempre le stesse: eliminare il più possibile il sistema della cooptazione; applicare sanzioni durissime a coloro che fanno i furbi licenziandoli in maniera rapida e secca; applicare continuamente la trasferibilità senza preavviso del dipendente e del funzionario. Prestare servizio troppo tempo nello stesso luogo diventa il terreno di coltura di atteggiamenti collusivi. La collusione è una parola che comprende un ampio spettro di atteggiamenti, alcuni dei quali rasentano il crimine corruttivo.

I roditori sono una ottima occasione per fare pulizia oltre le fogne e per bonificare ben altri “ambienti”.

Nihil difficile volenti