SFIDUCIA ENDEMICA E QUEL PATTO “STATO-CONTRO-CITTADINO”
di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e finanza)
Le leggi hanno efficacia se esiste il controllo della loro corretta applicazione. Diversamente, parliamo di azioni propagandistiche e velleitarie. Bisognerebbe liberarsi dal teorema dello “ius edicendi”, per il quale la creazione di una norma è ipso facto l’applicazione (sempre giusta e corretta) della stessa. Nel mondo reale questo non avviene mai. Si rende necessario il controllo concomitante e successivo che assicuri la corretta e continuativa correttezza applicativa. Gli ispettori e le forze dell’ordine non devono mai essere residenti nei luoghi del controllo. Dopo brevi periodi, devono essere trasferiti all’improvviso, per evitare interazioni pericolose con le società tassate che, quindi, non tenteranno di corrompere o ricattare gli ispettori, rapidamente rimovibili . Non va dimenticato che ogni normativa deve prevedere una quantificazione numerica degli addetti al controllo, insomma una determinazione delle risorse professionali necessarie. L’esigenza di un’apposita selezione, o reclutamento preventivo del personale necessario, è di base di natura meramente organizzativa. Eppure, viene totalmente dimenticata dai legislatori, che trasformano ogni provvedimento in una operazione pubblicitaria propagandistica.
Abbiamo il persistere di una percussione fiscale ripetuta sulla stessa fonte di reddito: tassa diretta sui redditi e tasse indirette su prodotti e servizi acquisiti. Si arriva al 67-70%. La tassazione diventa una taglia dalla quale la popolazione, e soprattutto le grandi imprese, rispondono con l’evasione. Una società fiscalmente civile deve scegliere fra tassazione diretta o, in alternativa, quella indiretta che renda impossibile l’evasione. Tassazione diretta va applicata solamente per i servizi pubblici essenziali: sanità, scuole, esercito, infrastrutture di trasporta e di comunicazione. E basta.
La pesantezza del montante nazionale delle tasse va confrontata con il pizzo delle mafie. La criminalità organizzata impone un pizzo che arriva anche al 30% dei ricavi sulle attività economiche che operano a nero. Se ne deduce che nelle aree territoriali totalmente al di fuori delle regole governative, la percussione della mafia diventa inferiore a quella statale. Un tema da approfondire.
La qualità percepita per i servizi pubblici, per i quali lo Stato impone tasse molto pesanti, è storicamente bassissima. Nessun gruppo politico ha mai seriamente cercato di rettificare questa percezione negativa
Le strutture pubbliche esigono duramente le tasse e le tariffe, a fronte di servizi notoriamente scarsi e di bassa qualità. Minacciano la popolazione mediante lo squinzagliamento dell’Agenzia delle Entrate. Su mandato scritto degli Enti pubblici l’Agenzia delle Entrate colpisce brutalmente la popolazione con l’arma della cartella esattoriale, tutelata dall’accensione della cosiddetta ipoteca legale (https://www.debitobancario.it/ipoteca-legale-agenzia-delle-entrate-riscossione-durata-e-prescrizione/) che, retoricamente, viene definita un provvedimento “cautelativo”. Sappiamo dei rastrellamenti effettuati nel passato da parte della ridetta Agenzia, ipotecando e bloccando così la vendita di beni immobiliari per pochissime migliaia di euro, e trascinando in un inutile disastro economico i morosi. Una barbarie che in seguito è stata mitigata da correttivi giuridici. In una trattazione dedicata, molto sarebbe da dire sulla erogazione di incentivi economici assegnati ai funzionari del settore esattoriale privatizzato, e per il sollecito raggiungimento ad ogni costo degli obiettivi di “raccolta” assegnati. Non viene evidenziato che gli incentivi sono fallimentari. Sulla inutilità della moda dei benefici aziendali ne parla con cura perfino l’allineatissimo quotidiano confindustriale IlSole24ore qui: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2023/02/03/premio-aziendale-mbo/
Molto sarebbe da dire sul fenomeno delle cosiddette “cartelle pazze” ( https://www.ilgiorno.it/economia/cartelle-esattoriali-2022-2023-1.8112216) che hanno finito per diventare una ulteriore e distruttiva tassazione illegale di massa. Avverso le cartelle pazze ha fatto ricorso solo una bassa percentuale della popolazione colpita. La maggioranza ha pagato di nuovo le somme, consentendo una provvidenziale manovra di incasso straordinario. Nessuno dei responsabili di questi abusi è stato licenziato, né sono stati modificati i consigli di amministrazione, né sono stati rimossi i presidenti. Un’altra testimonianza della totale assenza della “certezza della pena”. Un’altra evidenza fattuale che il nostro martoriato Paese è affogato nella endemica impunità dei responsabili amministrativi e politici. Va ricordato a tutti che, quando le esattorie erano sotto gestione bancaria, tale rastrellamento non è mai accaduto perché la rimozione e la punizione dei livelli di responsabilità avveniva rapidamente. Tutto questo fa riflettere perché non è escluso che tale fenomeno illegale si possa ripetere in futuro per totale inapplicabilità del principio della “responsabilità oggettiva”, che costringe i vertici ad agire contro le storture sebbene non ne siano gli esecutori materiali.
Il sito governativo ha scritto che l’applicazione “IO” è stata attivata da 28 milioni di italiani. Ne è fuori il 52% della popolazione italiana. In base alla stima nazionale del 2022, è esclusa oltre la metà di 58.850.717 abitanti (Istat: nascite 2022 ancora in calo (-1,9%). Popolazione sotto i 59 milioni, aumenta l’arrivo di immigrati – Il Sole 24 ORE, su amp24.ilsole24ore.com. URL consultato il 20 marzo 2023). Nessuno ha trovato da ridire sul fatto che la comunicazione amministrativa statale debba avvenire su strumenti privati quali i telefoni cellulari. Lo Stato non può obbligare l’installazione dell’IO. La popolazione è stata costretta induttivamente a caricare il programma per evitare di essere un cittadino di terza classe, un escluso digitale, un paria. Una pressione indiretta fu applicata anche nelle campagne vaccinali che non potevano essere obbligatorie ma “raccomandate”. La popolazione fu massacrata da licenziamenti, mancata erogazione di stipendi, campagne d’odio, paura diffusa, istupidita da una serie infernale di obblighi vessatori apertamente anticostituzionali che in pochi hanno apertamente denunciato.
Di fatto, gli esclusi digitali diventano una platea di umani di seconda categoria, di anonimi non tecnologici. È una marginalizzazione endemica, incivile e disumana. Nessuna risposta efficace è venuta peraltro dalle oltre cinquanta associazioni consumeristiche o dalle organizzazioni sindacali. Entrambe queste strutture sono sempre più marginali e scavalcate da gruppi autonomi di base. Registriamo il fallimento della cosiddetta “azione legale collettiva”, comunemente chiamata “class action” (https://www.altalex.com/documents/news/2021/08/30/fallimento-class-action-italiana). Qualsiasi azione di democrazia dal basso deve essere distrutta e sterilizzata, sempre nell’interesse dei cittadini, ovvio. Se ne deduce che il mondo delle associazioni di tutela nuove, le strutture tradizionali sindacali, le categorie varie sono di fatto incapaci – forse volutamente se consideriamo la vastità del fenomeno – di tutelare alcunché e nessuno (https://www.ilsole24ore.com/art/i-tre-fattori-che-frenano-class-action-all-italiana-AC3VbFFB).
Le riflessioni sopra accennate evidenziano che è sempre più urgente procedere ad una revisione e ad una valorizzazione del Patto Stato-cittadino, finora attuato a sfavore e contro il singolo italiano, considerato un nemico da pedinare e da controllare (https://www.regalbutopress.it/prima-pagina/item/2573-il-cittadino-e-la-pubblica-amministrazione-perche-del-difficile-rapporto.html). Un esempio classico è l’ostilità congenita e ancora attuale degli uffici postali; dei Municipi (ex circoscrizioni); degli erogatori pubblici centrali e periferici; delle lunghe attese negli uffici freddi delle sette forze di sicurezza sociale, dove hai sempre il timore di essere minacciato o di finire male anche se hai ragione; da una normativa che può prevedere provvedimenti giurisdizionali che consentono l’arresto di una persona senza alcun motivo per oltre tre anni, ovviamente senza alcuna responsabilità di coloro che ne fanno uso in caso di errore! (https://giustiziacivile.com/giustizia-civile-riv-trim/colpa-grave-del-magistrato-responsabilita-dello-stato-e-limiti-del). Gli utenti, a parole, sono chiamati clienti o cittadini, ma di fatto sono sudditi che devono subire e basta, pagare tutto e ricevere un ottavo di quello che a loro spetta.
Il fallimento storico del patto Stato-cittadino è la base e il terreno di coltura dell’evasione delle imprese del comparto reale e della finanza, della conseguente evasione e della crescente percussione fiscale dei cittadini per fare rapidamente cassa a copertura della mancata esazione a carico delle imprese. Come ha risposto la politica? Con l’emissione di una normativa chiamata comicamente “semplificazione amministrativa” che è applicabile e veicolata solamente con strumenti informatici.
Attendiamoci a breve ulteriori notturni, improvvisi e forzosi prelievi dai nostri risparmi ed un massacro sociale causato con il rastrellamento di appartamenti di proprietà di coloro che non saranno in grado di essere in regola con i costosissimi e vessatori adempimenti energetici.
Tutti i governi finora in carica hanno fatto molte chiacchiere e pochi fatti, sempre per il nostro bene. Rebus sic stantibus, non c’è speranza che qualcosa cambi in breve tempo.