DILUVIO: NON SCORRE MAI LA STESSA ACQUA

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

Nonostante la cappa mediatica collosa, e poi cementizia, che cerca di coprire la vera dinamica dei fatti alluvionali d’Emilia e dintorni, si fa strada una spiegazione che potrebbe dare un senso logico ai comportamenti (apparentemente incongruenti) dei responsabili della regione colpita da piogge torrenziali.
I fatti. Si tratta di precipitazioni importanti, che tornano ciclicamente e da secoli. La popolazione locale sa come comportarsi. Queste piogge provocano danni che, talvolta, sconvolgono le aree colpite. Nel qual caso, i danni sono ingenti in rapporto alle precipitazioni vaste ma usuali da secoli. Ma in questa occasione qualcosa non quadra, e lo fanno pensare vari eventi. Primo dubbio: i mezzi di soccorso sono stati allertati due giorni prima, l’ordine di sgombero era pronto in tutti i dettagli. Secondo dubbio: le capacità di invaso dei letti dei fiumi sono da sempre in grado di contenere le precipitazioni, ma questa volta è stato diverso e i danni eccessivi. La gente che vive nei luoghi allagati racconta che, una tale devastazione non si è mai vista, ma nessuna televisione né rete via internet né giornale di carta stampata raccoglie queste considerazioni.
Terzo dubbio: da dove viene la montagna di acqua?
Quarto dubbio: perché la regione non ha speso i fondi disponibili da tempo per il riassetto e la manutenzione dell’area danneggiata in misura biblica? Cosa ha impedito di utilizzare i fondi in investimenti strutturali? Questa inerzia non sembra avere una spiegazione razionale.
Ieri la rete ha fatto girare una registrazione vocale che apre uno squarcio. È utile ma non dice tutto. Racconta che un bacino d’acqua è stato riempito per creare la siccità, aggravandone gli effetti. Il bacino contenitore si riempie fino all’orlo per impedire l’irrigazione. Il volume d’acqua raggiunge livelli pericolosi. Si rende necessario scaricarne una parte con percorsi determinati. Gli scarichi sono tutti registrati da una struttura di controllo, ma nessuno dei giornalisti di regime è andato a ficcare il naso e controllare i flussi. Bastava la narrazione irrogata a grappolo dal Sinedrio disinformativo. Si inizia a scaricare l’eccesso dai bacini perché la pioggia in corso può camuffare l’operazione. Insorge la complicazione: si sono aggiunti i danni strutturali di questa ondata e sono enormi, con centinaia di morti e di dispersi. È difficile nascondere i morti! Il territorio non ha retto la valanga per la pluridecennale mancanza di manutenzione e per le numerose speculazioni edilizie che hanno reso friabile il territorio. Non è credibile una “ondata improvvisa” possa provocare danni di tale livello. Si tratta della risultante di decenni di incuria e trascuratezza che è diffusa in tutta la penisola: ma nella regione di dichiarata eccelsa amministrazione questo non era contemplabile!
Quinto dubbio: perché bisognava provocare una siccità devastante? Perché questa operazione creava i requisiti per ottenere aiuti con lo stato di calamità naturale? Se così fosse, non si tratterebbe di una colossale truffa ai danni dello Stato e della Unione Europea che non perdona?
Si tratterebbe di siccità provocata e aggravata dolosamente su un territorio trascurato da decenni. I fondi disponibili non sono stati utilizzati, e forse ora sappiamo il motivo che ha aggravato il danno in forza delle infrastrutture insufficienti e fatiscenti. Tuttavia, la rete di soccorso era prontissima e in parata dal giorno precedente: perché sapevano tutto!
Sembra un film di spionaggio, forse non è così… e lo scopriremo presto.
I responsabili non saranno, ovviamente, puniti ex lege. Da secoli, la giustizia italica è uno strumento per imbracare e spaventare le masse ovine. Il procedimento non è cambiato. Ne riparleremo.
Niente è come sembra.