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GIANLUCA MAGNI SI RACCONTA COME UOMO E ATTORE

Gianluca, come hai iniziato il tuo lavoro di attore?

(sorriso di Gianluca misto a voce scherzosa) Beh, praticamente sono nato attore. Già dall’età di 7 anni imitavo John Wayne e mi sentivo attore facendo finta che di fronte a me ci fossero gli indiani.

Che tipo di attore ti definisci? Professionalmente appagato?

Io amo quello che faccio. Metto tutto me stesso quando sono sui set, vivo i personaggi lasciandomi trasportare da istinto ed immaginazione. Poi sono un perfezionista, che impara perfettamente la parte a memoria.

Gianluca, che differenza c’è tra recitare a teatro e al cinema?

Il teatro è immediato ed hai il pubblico di fronte. Spesso bisogna accentuare la gestualità e la voce, in modo che quelli lontani nelle ultime file riescano a capire le intenzioni, e a capire cosa l’attore dice. Il cinema, al pari del piccolo schermo, sono l’opposto del teatro: nel senso che bisogna essere più naturali possibile, in quanto la macchina da presa è molto vicina all’attore e l’obiettivo riesce a cogliere i minimi particolari, anche il più piccolo gesto o sguardo innaturale. Diciamo che sono due mondi paralleli ma molto diversi tra loro.

Come è cambiato il mondo dello spettacolo dopo la pandemia?

E’ cambiato nelle persone. Molti che facevano cinema prima della pandemia adesso non lo fanno più. Per il resto lo spettacolo è uguale a come è sempre stato.

Secondo te la tecnologia ha fatto bene al cinema?

Domanda complessa. Dico che la tecnologia, con l’avvento del digitale, ha dato modo a molti artisti o a chi prova a diventarlo di cimentarsi, e mettersi in mostra, come prima non potevano fare in quanto lavorare con la pellicola costava tantissimi soldi. I social hanno dato modo a tutti di potersi esprimere postando video e fotografie. Penso però che la tecnologia abbia anche creato molta illusione in tanti, perché non basta postare foto e video ed avere dei like sui post per essere artisti: bisogna avere prima di tutto il talento naturale, poi studiare per imparare a guidare il talento, e per diventare e confermarsi dopo anni bravi artisti.

Che storia funziona oggi nel mercato?

Il mercato di oggi è saturo. È stato inventato quasi tutto. Secondo me funziona proporsi in maniera originale, con storie forti e passionali. La gente ha bisogno di alchimia nei rapporti, di emozioni forti per trascendere dalla routine che la vita giornaliera impone sotto tanti aspetti. Bisogna sapere creare storie e personaggi che appassionano il pubblico. Storie e personaggi che catturano la mente ed il cuore delle persone. Questo bisogna saper dare oggi al pubblico per essere seguiti, e riuscire poi a vivere da questa professione.

Chi è Gianluca Magni?

Sono una persona serena, che ama vivere e lasciare un segno indelebile. Sono un sognatore che chiede ogni giorno all’Universo di fare del proprio passaggio una luce perenne di speranza: non dimentichiamoci mai che siamo tutti a termine, quindi non bisogna sprecare il nostro tempo a fare cattiverie ma solo a fare del bene, e pensando anche a chi verrà dopo di noi. Io vedo la vita umana come un grande giardino, da curare giornalmente e da lasciare in ordine anche per chi verrà dopo di noi. Chiamo presa di coscienza questa visione della vita.

I tuoi progetti?

Ho da poco finito di girare un film dal titolo “ACQUE SPORCHE”, per la regia di Mirko Alivernini, nel quale interpreto il ruolo dell’avvocato. Una storia neorealistica molto intensa e a tratti poetica. A proposito di tecnologia, il regista ha realizzato il film con un Samsung. Anche in Italia la tecnologia avanza, e Alivernini è il primo regista a girare film in Italia con il telefono. Inoltre sono andato da poco in onda su Italia1 nel programma “FREEDOM, OLTRE IL CONFINE”, nel quale ho interpretato Marco Antonio nell’antica Roma. Per scaramanzia non dico il titolo, ma prossimamente mi appresterò a girare un nuovo film.