LUCI ED OMBRE DEL TERZO SETTORE IN ITALIA

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

“La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale degli altri”, sosteneva George Orwell. Il terzo settore italiano ha raggiunto dimensioni eccessive. Ha coperto gli spazi volutamente abbandonati dallo Stato che ha ridotto le sue funzioni sull’ondata di liberismo ossessivo e distruttivo. L’eccessiva crescita fa aumentare il sospetto che dietro a queste strutture ci sia la presenza di operazioni di riciclaggio di somme devolute fiduciosamente dai cittadini e delle quali quasi nessuna di queste strutture rende conto e ragione in modo analitico. Non esiste infatti, una normativa contabile severa sui bilanci di queste organizzazioni lasciando così il varco ad abusi e malversazioni. La regolamentazione esistente è partita male comprendendo le solite “eccezioni” che ne azzoppano subito l’efficacia. Mi riferisco all’esenzione del bilancio per rendicontazioni inferiori ai 220.000 euro. Perché questa esclusione? Faccio notare che sono pochi gli ETS (Enti del Terzo Settore) con movimenti considerevoli di denaro. Il resto è costituito da una marea pulviscolare di piccole entità con cifre inferiori al limite sopra accennato. Accanto a strutture di ispirazione laica e di provenienza internazionale, abbiamo una forte presenza di strutture cattoliche, fra le quali primeggia una ben nota Comunità che muove miliardi di euro. Per queste piccole entità basta una “rendicontazione”. Lascio immaginare la vastità di arbitrio che esiste. Non basta emanare una normativa scarna (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/04/18/20A02158/sg ), ma è necessario attivare efficaci organi di controllo. Come al solito, la formulazione di testi legislativi è caotica e contraddittoria per la presenza di numerose eccezioni alla sua applicazione generale.
L’art. 30 del d.lgs. n. 117/2017 prevede un controllo, ma elenca altresì una nutrita lista di eccezioni o restrizioni che inficiano clamorosamente l’efficacia del provvedimento. È necessaria e opportuna la certezza della pena per coloro che agiscono scorrettamente. Sarebbe interessante sapere la percentuale delle ETS che superano il limite di 220.000 euro e per le quali scattano gli obblighi contabili di bilancio. Sarebbe interessante conoscere il totale degli importi che circolano fra gli ETS rispettivamente sotto e sopra il limite. Va aggiunto che gran parte delle donazioni della popolazione sono destinate a “spese di amministrazione” che comprendono gli stipendi dei responsabili di vertice e le spese di gestione. Dalla risultante di numerose analisi, l’incidenza di questi costi “amministrativi” rappresenta oltre il sessanta percento degli incassi. Ai volontari va poco e niente, mascherando di fatto un sistema di lavoro gratis neoschiavista. Insomma, sarebbe necessaria una buona dose di prudenza e di sospettosità nell’analizzare questo settore che amministra importi sempre più rilevanti. Per questi motivi, sarebbe interessante leggere con attenzione la composizione dei consigli di amministrazione dai certificati camerali. Uscirebbero fuori moltissime sorprese sui nomi riportati, spesso in legame parentale con politici, banchieri, nobildonne, industriali e/o componenti del corpo diplomatico, ecc. ecc. ecc. Molti aspetti negativi e nascosti di questo magma dai confini poco chiari sono stati analizzati accuratamente dal libro “L’INDUSTRIA DELLA CARITA’. IL VOLTO NASCOSTO DELLA BENEFICENZA”, Chiarelettere Edizioni.
Una svolta sarà possibile in termini di certezza del diritto e di certezza della pena quando il testo unico e le normative satelliti escluderanno qualsiasi eccezione, nel rispetto della uguaglianza di tutti di fronte alla legge (art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana). Questa disarmonia rispetto al dettato costituzionale rende illegittimo almeno il settanta percento delle leggi italiane, costruite e vanificate sul nascere dall’inserimento nei testi di una sequenza infernale di eccezioni che rendono difficile, se non impossibile, il controllo sulla loro corretta applicazione; generando una enorme quantità di contenziosi che intasano e bloccano l’operatività della macchina giudiziaria.