RAI BALLA CON I SOLDI: COMPENSI ALLA SELVAGGIA TRA 300 E 600MILA EURO

Nell’Italia smarrita, ed in fuga dal lavoro, ci viene ripetuto da una mostruosa pletora di sirene da centro estetico che “ci vuole talento, che il lavoro tradizionale è inquinamento, è non rispetto dell’ambiente”. Probabilmente la Rai potrebbe aver tentato di dare il suo personalissimo contributo all’agenda ONU 2030, per la costruzione d’una società giusta ed incanalata verso la “povertà sostenibile”, il tutto mettendo sotto i riflettori i veri talenti italiani. Ma come? Pare ci abbia provato con il talent show “Ballando con le stelle”, e purtroppo non tutte le ciambelle vengono col buco, e solo chi non tenti una qualsivoglia iniziativa forse potrebbe vantarsi di non commettere errori. Probabilmente, le grandi menti che hanno progettato il programma a base di “balli da sala” avranno pensato di produrre così quell’energia pulita, a base di movimento umano, che serve a riscaldarsi, a combattere il freddo inverno da crisi energetica. Insomma la Rai ha provato a dare il suo personalissimo contributo alla tanto auspicata “autonomia energetica del Paese”: ballate ovunque, a casa e per strada, e vedrete che consumerete meno gas ed elettricità, meno stufe e caldaie accese. Questa sì che è la scoperta dell’acqua fresca, pardon calda. Ma quanto ci è costata tutta questa sperimentazione, considerando che il canone Rai pesa proprio sulla bolletta energetica dei cittadini italiani (gli evasori, per dirla con il Lucarelli pensiero)? Davvero tanto, e c’è in argomento il più stretto riserbo dell’azienda (la Rai) ed anche della casa di Produzione (Ballandi Multimedia). Da fonti indiscrete politiche e sindacali apprendiamo che il solo cachet di giudici e concorrenti avrebbe una forbice oscillante tra i 300mila ed i 600mila euro a stagione, e senza considerare gli altri costi vivi del programma. Insomma ballare costa, e non fa certo bene alla tasca di quei grandi evasori fiscali che sono gli artigiani. Certamente la pubblica moralizzatrice Selvaggia Lucarelli potrebbe aver pensato “pagassero questi evasori d’italiani, l’unico modo per togliere loro i soldi è con il canone Rai, e con i vari rivoli che da governo e pubbliche amministrazioni possono contribuire a mantenere l’ammiraglia della cultura italiana”. Ma sono tanti i dubbi sul fatto che la Rai sia ancora l’ammiraglia della cultura. Invece è certezza che i compensi a giudici e partecipanti di “Ballando con le stelle” non sono roba da “povertà sostenibile”, non è un “reddito di cittadinanza”. Il fatto che Selvaggia Lucarelli possa incamerare tra i 300 ed i 600mila (pagando le tasse ovviamente) manda in bestia tutti gli artigiani d’Italia. “La Lucarelli ci accusa di essere evasori fiscali – esclama un panettiere di Brescia – e siamo felici e convinti che la signora Selvaggia non evada nemmeno un centesimo, ma ci chiediamo quali meriti e talento abbia per guadagnare tanti soldi. Un piccolo e medio panificatore non vede nemmeno un decimo di quanto incassa la Lucarelli. E vi garantisco che tenere aperto un forno ha costi enormi, sia fiscali che energetici”. Dopo che la castigamatti giudice di “Ballando con le stelle” ha dato dell’evasore fiscale ad un pasticciere di Bressanone, è insorto l’intero settore artigianale. “Sarebbe meglio la signora Lucarelli si mettesse a dieta – borbotta un pasticcere romano – le farebbe bene una bella cura dimagrante con tutto quello che incamera da Rai e dintorni. Comunque se s’azzardasse ad entrare da me non le venderei nemmeno una pastarella secca”. Ma c’è anche qualche addetto ai lavori che obietta “il contratto è con Ballandi, che può pagare Selvaggia Lucarelli quanto vuole e ritiene… e poi la Rai è azienda privatizzata e con un suo cda, ogni scelta ha la sua ragione di politica aziendale che la struttura non è tenuta a rivelare”. A questo punto la palla passa tutta al Parlamento che, fino a prova contraria, potrebbe ancora un pochino vigilare sulla Rai. Sarebbe davvero deludente accettare che la politica non possa ridimensionare le varie Selvagge, almeno consigliando loro un bagno d’umiltà. “In Cina – suggerisce un viaggiatore – una così la manderebbero in un campo di lavoro e rieducazione… casomai presso un forno popolare, ad impastare pasticcini per bambini ed adulti meno fortunati”.