CASO RUBERTI: NESSUNO PARLA DI MAFIA E SOLO FROSINONE S’AZZARDA AD INDAGARE SULLA CENA DI POTERE

Sarebbe il caso di sottolineare che il morto è ancora fresco, e che Roberto Gualtieri ed il Pd non se la possono cavare ancora una volta affidando la poltrona ad un magistrato di loro fiducia (Alberto Stancanelli, consigliere della Corte dei Conti). Stancanelli certamente persona integerrima: ma perché Albino Ruberti era indispensabile agli affari pubblici del Pd romano? E come mai nessun organo di stampa grida nuovamente Mafia Capitale? Non dimentichiamo che il deus ex machina dell’inchiesta Mafia Capitale, il magistrato Giuseppe Pignatone (oggi presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, incarico che ricopre dal 2019) aveva così impegnato nel 2012 procura e media sull’argomento da non accorgersi che la Mafia di San Gallo (tutti alti prelati) s’interessava anche di flussi finanziari in uscita ed entrata dalla Città del Papa. Forse che Mafia Capitale era più grave ed importante degli interessi su Roma dei faccendieri legati alla Mafia di San Gallo? Mafia Capitale si è sciolta come neve al sole, e Pignatone è stato premiato: non è dato sapere se per aver fatto scoppiare la bolla Mafia Capitale o per non aver indagato su certi faccendieri collegati a San Gallo. Fatto oggettivo è che la progressista Mafia di San Gallo abbia sempre trescato con la componente cattolica del Pd. Ma a questi rebus la storia umana ha tutto il tempo di rispondere, e con molta calma. Resta il fatto che il giornalista Lirio Abbate (palermitano come Pignatone) nel 2012 denunciava su L’Espresso una Mafia Capitale poi nel 2020 ritenuta inesistente dalla Cassazione. Suppergiù l’inchiesta partiva per esternazioni e frasi, modi di dire roboanti. Insomma la stessa solfa che oggi rivediamo nel video che ha messo al palo Albino Ruberti. Con la sola differenza che in questo momento in Italia nessun giornalista coperto ed allineato si permette di dire “apriamo su Roma l’inchiesta per mafia e cerchiamo di capire quale gerarchia potrebbe aver organizzato Ruberti nel Comune di Roma e nel Lazio, e soprattutto agli ordini di chi”.
Necessita ricordare (vista la corta memoria politica italiana) che tutto nasce con una lite violenta a Frosinone, con urla e minacce profferite da Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Io li ammazzo… Devono venire a chiede scusa per quello che mi hanno chiesto… A me non me dicono ‘io me te compro’ – afferma Ruberti nel sonoro di un video – do cinque minuti pe veni’ a chiedeme scusa in ginocchio. Se devono inginocchia’ davanti. Altrimenti io lo scrivo a tutti quello che sti pezzi de… mi hanno detto… Io li sparo, li ammazzo”. Il video ha scatenato polemiche, Ruberti ha rassegnato le dimissioni, ma nessuno ha azzardato che quella cena potesse aver rilevanza di conciliabolo mafioso, che quelle parole hanno un evidente peso mafioso, in considerazione del rango politico-istituzionale di colui che le ha profferite. In Sicilia, Calabria, Puglia e Campania l’intercettazione di simili cene, con relativi discorsi, ha permesso l’immediato scioglimento per mafia d’una lunga serie di giunte e consigli comunali: in quelle cittadine del Mezzogiorno in poco tempo pioveva da Roma il commissario governativo, e tutti gli atti amministrativi finivano al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Il video che ritrae Ruberti (pubblicato dal Foglio) è stato intanto acquisito dalla procura di Frosinone: “ci sarà pure un giudice a Berlino” esclamava Bertold Brecht in una sua celebre opera. Durante la cena al ristornate il Pepe nero (in via Brighindi di Frosinone) Ruberti avrebbe minacciato Vladimiro ed un certo Adriano. Vladimiro sarebbe un broker assicurativo, fratello di Francesco De Angelis (presente alla cena), mentre Adriano farebbe di cognome Lampazzi. Quest’ultimo è un collaboratore dell’assessore: la donna di cui si sentono le urla nel video è la compagna di Lampazzi, probabilmente terrorizzata da una probabile e futura vendetta.
Fra i testimoni, come riporta Il Foglio, c’è anche Francesco De Angelis, ex assessore regionale e già europarlamentare del Pd, ora candidato alle prossime elezioni politiche per i Dem. De Angelis, con una mail inviata al Nazareno, ha ritirato la propria candidatura alla Camera in seguito al video: e perché tanta fretta? Il fratello di De Angelis, Vladimiro, sarebbe infatti l’uomo con cui Ruberti discute nel video. L’ex assessore era infatti alla cena dove si è scatenato il tutto, soprattutto sarebbe testimone delle minacce. Da quanto ribadiscono le fonti: il ritiro di De Angelis è avvenuto per evitare strumentalizzazioni, sottolineando che quella dell’esponente Dem di Frosinone era “una candidatura praticamente non in posizione eleggibile, ma di servizio”. Perché De Angelis era in lista a Roma quando il suo collegio di riferimento è quello ciociaro? Misteri della fede!
Alla lite assiste anche Sara Battisti, consigliera regionale del Pd, originaria di Frosinone, nonché compagna di vita di Albino Ruberti: Sara Battisti cerca placare il Capo di Gabinetti e lui risponde “Sara se stai dalla parte loro io prendo le conseguenze….”. Il video s’interrompe con inspiegabile urlo di sottofondo di una donna: “oddio!”. Il Foglio è padrone del video e ne ha fatto buon uso, infatti ha domandato ragione della lite direttamente al destro di Gualtieri, che così s’è giustificato: “Si tratta di una lite per motivi calcistici, accaduta circa due mesi fa a Frosinone con una terza persona, che non voglio citare, al termine di una cena. Alla scena erano presenti anche Vladimiro e Francesco De Angelis con il quale ho ottimi rapporti. Niente di più”. Ma tirando le somme: ci si dimette per una lite calcistica? Ed un siffatto alterco possibile che sfoci nelle minacce di morte? E che cosa centrano col calcio le richieste di cui parla Ruberti? Queste domande all’ex Capo di Gabinetto probabilmente le riserverà la procura ciociara.
Intanto il Sindaco di Roma non si scomponeva più di tanto, ed andava avanti col suo solito sorrisone alla Fantomas. “Ringrazio Albino Ruberti per aver offerto le sue dimissioni a seguito della diffusione di un video che riporta una sua violenta lite verbale, avvenuta in occasione di una cena privata svoltasi a Frosinone due mesi fa – dichiara Gualtiueri -. Le frasi contenute nel video sono gravi e non appropriate per chi ricopre un incarico di questa delicatezza. Per questo, in attesa che venga chiarita l’effettiva dinamica dei fatti, ho preso atto delle dimissioni di Albino Ruberti e ho chiesto al Vicecapo di Gabinetto Nicola De Bernardini di assumerne le funzioni. Al tempo stesso – sottolineava il Sindaco di Roma – voglio rimarcare la straordinaria qualità del lavoro svolto da Ruberti come Capo di Gabinetto, la totale dedizione e l’impegno profusi, e ho sempre apprezzato la sua orgogliosa difesa dell’integrità e dell’autonomia dell’amministrazione comunale e delle sue scelte”.
A prendere il posto di Ruberti è arrivato Alberto Stancanelli, e Gualtieri ha detto “ho chiesto al dottor Alberto Stancanelli, consigliere della Corte dei Conti, di assumere l’incarico di Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma Capitale e lo ringrazio per aver accettato la mia proposta”.
E qui il Movimento 5 Stelle ne ha detta una giusta: “Non bastano le dimissioni di Albino Ruberti: il ruolo fino a ora da lui ricoperto come capo di Gabinetto del sindaco di Roma, e prima ancora da Zingaretti, necessariamente deve portare a chiarire quanto accaduto a Frosinone nel Ruberti-gate. Cosa significa ‘me te compro… sennò lo scrivo a tutti quello che ha detto… quello che mi avete chiesto a tavola’?”.
Chissà che qualche magistrato serio e coraggioso non valuti una vera indagine Mafia Capitale, questa volta centrando l’obiettivo. Perché, per dirne solo qualcuna, dalle mani delle Giunte Zingaretti e Gualtieri passano appalti e nomine per miliardi, e senza considerare l’uso tanto elastico che viene fatto d’immobili di Ater ed Ipab nonché di concessioni e licenze.