L’ECONOMIA DELLA CINA ABBANDONA WALL STREET E’ GUERRA TRA WASHINGTON E PECHINO
Si avvicina il momento del conflitto tra Usa e Cina. Gli Stati Uniti dichiareranno guerra alla Cina per non pagare i debiti (quasi il 60% del debito pubblico Usa è in mani cinesi) e per salvare gli affari dei grandi investitori di Wall Street. La guerra costerà milioni di vite statunitensi, trasformate in carne da cannone per gli interessi della speculazione finanziaria. E che i venti di guerra fossero prossimi ce lo conferma la notizia che le grandi società cinesi hanno iniziato la fuga dalla borsa Usa di Wall Street, una cancellazione di titoli in quotazione (detta anche delisting) di oltre 310miliardi di dollari. Così la “Piazza Affari” americana viene depotenziata, anzi dimezzata. Questa è la vera risposta cinese all’invasione di spazi aerei da parte della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi. Di fatto, la visita della Pelosi a Taiwan si era subito dimostrata un braccio di ferro di Washington contro Pechino: non è tardata la risposta cinese, che sta mettendo in ginocchio la grande speculazione finanziaria che paga le campagne elettorali di Biden e compari. PetroChina, China Life Insurance, Sinopec ed Aluminum Corp. of China hanno annunciato l’abbandono di Wall Street. A questo va aggiunto che che ByteDance (società cinese proprietaria di TikTok) ha acquisito su suolo Usa per 1,5 miliardi di dollari una catena di cliniche, ospedali e case di cura. Gli Usa scaldano i muscoli dei marines, nel frattempo usano la tradizionale arma della revisione dei dazi contro la Cina per quasi 400miliardi di dollari. Il comportamento degli Usa sta spingendo la Cina verso un più robusto sostegno alla Russia nelle sedi internazionali, riconoscendo come legittima l’invasione dell’Ucraina. Oggi gli Usa aprono ben due fronti bellici: il primo europeo sul confine Ucraina-Russia, ed il secondo nel mare che confina tra Cina ed Isola di Taipei. In quest’ultimo spazio aereo ci potrebbe presto essere il confronto tra l’aviazione Usa e quella cinese. L’America entra di fatto in guerra per non pagare i debiti alla Cina e per vendicarsi d’una fuga di capitali cinesi da Wall Street: un importo di capitalizzazione tale da portare Piazza Affari al tracollo. La Cina è fuggita da Wall Street, anche se i giornali Usa (pagati dai magnati della finanza) dicono che sarebbero stati quelli della borsa a cacciare i cinesi, ad espellerli. Ma da almeno sei mesi le grandi aziende cinesi avevano pianificato la fuga dal Nyse sotto Ferragosto. La Exchange Commission ha logicamente rigirato la frittata, asserendo che 273 società cinesi quotate a Wall Street sono in espulsione perché non fornirebbero adeguate informazioni: una scusa per tenere buoni gli investitori medi, mentre i grandi investitori già sanno del terremoto in borsa.
Il boccino della guerra, ora tra dazi e borsa, è al momento sul tavolo della Casa Bianca, che non intende fare alcun gesto di pace con la Cina. Biden (ventriloquo d’una fazione militare dei democratici) vuole arrivare alle elezioni di Mid Term di novembre con l’immagine dell’uomo forte che apre due conflitti bellici: una partita che se andasse male sposterebbe entrambe le camere del Congresso in mano ai Repubblicani. Intanto a Mosca non commentano l’apertura da parte americana del fronte bellico cinese, ma è evidente che gli Usa hanno enormi probabilità d’una sonora sconfitta, che nei fatti si tradurrebbe nella fine del dominio finanziario anglosassone e statunitense sull’economia planetaria.