Vaccino anti Covid: acquistati 321 milioni di dosi che stanno per scadere, bisogna iniettarle a tutti i costi

«Report» scopre quante fiale abbiamo comprato: 183.374.253 l’anno scorso, 137.974.808 quest’anno. Molte sono scadute, forti pressioni per iniettare le altre a tutti i costi. Intanto le consegne continuano senza sosta. E «La Verità» smaschera l’Iss: calcoli errati su efficacia dei farmaci e infezioni.

Mentre le consegne dei vaccini anti Covid continuano senza sosta, si scopre che l’Italia ha comprato sino a oggi, in base ai segretissimi accordi tra Ue e Big pharma, addirittura 321 milioni di dosi: infatti stasera la trasmissione Report, condotta da Sigfrido Ranucci, mostrerà in esclusiva un documento firmato dal generale Tommaso Petroni (il successore dell’ex commissario Francesco Figliuolo), che svela come per quest’anno il governo italiano si sia accaparrato ben 137,9 milioni di dosi; una scorta che va sommata agli oltre 180 milioni di dosi del 2021 (e alle 479.700 del 2020) e che, avendo una data di scadenza molto breve, rischiano di innescare una nuova corsa alle inoculazioni in autunno.

Dagli ultimi dati risultano 39,7 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale con la terza somministrazione, pari al 67 per cento della popolazione (considerando chi ha due dosi e ha contratto il Covid, si considera completamente vaccinato l’85,7% della popolazione). Ma anche se si prendessero in considerazione i dati di coloro che hanno completato il ciclo primario di due somministrazioni, effettuato da 49 milioni di persone (84 per cento della popolazione), a queste basterebbero 10 milioni di fiale per ottenere il booster, ovvero meno dei 15 milioni di dosi stoccate in questo momento nei container refrigerati che occupano un intero capannone della base dell’Aeronautica militare di Pratica di Mare, da cui partono le spedizioni delle dosi chieste dalle Regioni.

Ma le nuove fiale farebbero pensare che lo Stato è pronto a somministrare 6,48 dosi agli italiani che hanno accettato di fare le prime due iniezioni. Quasi un’overdose. Se, invece, contassimo l’intera popolazione, arriveremmo comunque a 5,3.

Anche se, per ora, la raccomandazione dell’Ema è di somministrare la quarta dose solo alle categorie a rischio. Andando nel dettaglio, poi, il mistero si infittisce. Tra le dosi acquistate dall’Italia per il 2022 scompare del tutto Astrazeneca (40 milioni di dosi nel 2021), ma ci sono qualcosa come 73,1 milioni di dosi Pfizer (89,2 nel 2021), 34,6 milioni di Moderna (27,3 nel 2021), 13,2 del monodose di Johnson & Johnson (26,5 nel 2021). A queste si aggiungono i nuovi vaccini, che possono essere utilizzati solo da chi inizia il ciclo, come il Novavax, indirizzato prevalentemente a chi temeva gli effetti collaterali dei primi vaccini mRna. Ne sono state acquistate 5,9 milioni di dosi. Di Valneva, simile al Novavax, è stato acquistato un milione di dosi. Del vaccino sviluppato da Sanofi-Gsk, pensato come booster da somministrare dopo la vaccinazione primaria, sono state invece acquistate 9,9 milioni di dosi. Nonostante gli ultimi due elencati non siano neppure stati ancora approvati. Ma a destare curiosità sono soprattutto i 108 milioni di dosi di Pfizer e Moderna: due vaccini che attualmente vengono utilizzati quasi esclusivamente come booster o come quarte dosi (effettuate finora solo da 1,1 milioni di persone). Questo shopping compulsivo è una conseguenza dei segretissimi contratti quadro sottoscritti dall’Ue con le case farmaceutiche e dei conseguenti accordi, altrettanto riservati, firmati con i singoli Stati membri? Rischiamo per questo di trovarci, con l’arrivo dell’autunno, una nuova serie di limitazioni a mezzo Green pass rafforzato, come quelle in vigore nei mesi scorsi, che impedivano ai non vaccinati di andare al bar o a qualsiasi evento pubblico? O un ritorno dell’obbligo vaccinale per gli over 50? Proprio la segretezza dei contratti non permette di sapere quanto siano state pagate le singole dosi. Su questo aspetto, però, viene in aiuto uno studio dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’università Cattolica, presieduto da Carlo Cottarelli. Nelle conclusioni il documento afferma che «per gli acquisti effettuati dall’Unione europea i prezzi per dose del vaccino Pfizer sono stati in media pari a 15,5 euro (18,9 dollari) nella prima fase degli acquisti, per poi aumentare a 19,5 euro (23,15 dollari) per le forniture successive». Mentre per le dosi di Moderna, ci sarebbe stato «un aumento da 19,9 euro (22,5 dollari) per le prime forniture a 22 euro (25,5 dollari) per quelle successive». Prendendo come parametro di riferimento le stime di Cpi, la sola fornitura 2022 di Pfizer costerebbe ai cittadini fino a 1,42 miliardi di euro, mentre quella di Moderna fino a 762,4 milioni di euro. Secondo Report, oltre 2 miliardi in vaccini, quindi, ma da utilizzare rapidamente. E se nella documentazione di Moderna non emerge la durata massima di conservazione, Pfizer indica in «12 mesi, se conservato a un temperatura tra -90 e -60 gradi», la durata del suo prodotto. Gli inviati della trasmissione di Rai3, infatti, hanno fatto un giro in uno dei depositi per vaccini della Regione Lazio. L’attenzione è caduta subito sulle date di scadenza, allungate, su concessione dell’Ema, di tre mesi. I centri di smistamento si affannano a inviare agli hub vaccinali le dosi con vita più breve. Ma c’è un’alta probabilità che parecchi scatoloni finiscano nella spazzatura. La Polonia infatti, sta cercando di stoppare le forniture e, in alternativa, chiede vaccini più aggiornati e che coprano le ultime varianti. Alla proposta hanno aderito una decina di Paesi, ma al momento non risulta che l’Italia l’abbia condivisa. Nonostante i magazzini pieni. Figliuolo, prima di lasciare l’incarico, aveva inviato alle Regioni una comunicazione con la quale spiegava che le dosi in esubero sarebbero state donate ai Paesi in difficoltà. Ma nei refrigeratori ci sono fiale che l’etichetta indica come già scadute a maggio e che solo in virtù della proroga possono ancora essere utilizzate. Le donazioni, inoltre, viaggiano su un binario particolare: devono essere autorizzate dalle case farmaceutiche. E il combinato disposto della breve durata del prodotto e dei tempi lunghi per le autorizzazioni ha trasformato la solidarietà in un percorso a ostacoli. Il sospetto è che dopo aver comprato più dosi di quelle necessarie, invece di smaltirle in Italia dopo la scadenza, le si faccia buttare ai Paesi africani. In Tunisia, per esempio, l’Italia ha spedito l’1 agosto 2021 un carico di 1,5 milioni di vaccini. Che, però, si è scoperto, sarebbero scaduti dopo soli due mesi. In Nigeria è andata anche peggio: 1 milione di dosi è stato consegnato già scaduto finendo in discarica.
di Fabio Amendolara, François De Tonquédec – La Verità – Immagine Ansa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *