Mascherine fantasma, altra beffa per Zingaretti. Regione Lazio nel caos

Ricordate il caso delle mascherine fantasma nel Lazio? Quello dei dispositivi di protezione personale acquistati dalla Regione nel marzo 2020 – in piena emergenza Covid, quindi – e mai consegnati, nonostante l’amministrazione abbia sborsato come anticipo 14 milioni di euro? Ebbene, a distanza di due anni, non solo la Regione non risulta essere rientrata delle somme sborsate come anticipi, ma ha anche subìto una nuova beffa. Secondo quanto disposto da un’ordinanza del Tribunale Ordinario di Taranto, datata 15 aprile scorso, via Cristoforo Colombo dovrà corrispondere 4,5 milioni di euro alla svizzera eXor Holding Sa. La eXor è una delle società coinvolte nel caso-mascherine ed è quella che, portando in Tribunale la Regione, ha ottenuto il «pignoramento presso terzi» per cui, di fatto, la Regione finirà per pagare se stessa. La storia è complessa ed è un gioco di incastri.

LA VICENDA
Per capire bene la questione bisogna ricostruire i fatti di quanto accaduto oltre due anni fa. Marzo 2020: esplode la pandemia Covid. Non ci sono vaccini o protocolli sanitari. L’unica cosa che si capisce è quella che è essenziale coprire le vie respiratorie: tutti cercano mascherine. Per i sanitari, per le forze dell’ordine, per i cittadini. Ma di mascherine ne circolano ancora poche. Pure la Regione Lazio si butta sul mercato, azzerando anche le procedure di sicurezza: i fornitori abituali non ne hanno, ci si rivolge a fornitori nuovi. Spesso senza avere il tempo per fare i dovuti controlli. I prezzi salgono a dismisura. I tempi di consegna si allungano anche per le restrizioni sui voli e sui viaggi, visto che sono produzioni tutte originarie dalla Cina. Vale per le mascherine, i camici, i guanti, insomma tutti i dispositivi di protezione individuale (Dpi).

La disperata ricerca della Regione Lazio viene affidata alla Protezione civile, guidata da Carmelo Tulumello. In quei giorni convulsi, partono diversi acquisti diretti, quasi tutti con anticipi di denaro da parte della Regione. All’inizio, per ridurre i tempi e facilitare le procedure, arrivando addirittura a non richiedere nemmeno le polizze assicurative a garanzia delle somme anticipate. Fra questi fornitori, il più «noto» è quello della EcoTech, società dei Castelli romani ufficialmente rivenditrice di impianti di illuminazione, che, tramite la svizzera eXor, si appoggiava per la fornitura alla società di Taranto, Internazionale Biolife.

Con una serie di tre affidamenti in pochi giorni per circa sette milioni e mezzo di mascherine, per un valore di quasi 36 milioni di euro, 14 dei quali anticipati sull’unghia dalla Regione. Mascherine che, però, non arrivano. Parte una prima revoca degli affidamenti, poi, dopo trattative, la revoca della revoca. Infine, delle mascherine si perdono le tracce e le speranze: l’ultima attesa, quella del volo dalla Cina che arriva oggi, poi domani, poi dopodomani, poi mai più. Alla fine, la Regione è obbligata a revocare definitivamente gli affidamenti alla EcoTech, richiedendo la restituzione delle ingenti somme versate come anticipi.

Siamo a fine aprile 2020: sono due mesi di inferno per tutti. Per la Regione si aprono due problemi. Il primo, trovare comunque le mascherine. Il secondo, rientrare dei soldi anticipati.

Quindi, sempre sul mercato, via Cristoforo Colombo trova un nuovo fornitore, l’azienda di Taranto Internazionale Biolife. Proprio la stessa che avrebbe dovuto fornire eXor-EcoTech e che, invece, non era riuscita a consegnare loro le mascherine, incassando però i soldi degli anticipi. E, quindi, qui la vicenda si complica. La Biolife non è più solo il fornitore di eXor-EcoTech ma anche il fornitore diretto della Regione.
di Daniele Di Mario – Il Tempo

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