Florida, il Parlamento vota contro la Disney sui gay: revoca dei privilegi fiscali

Una svolta conservatrice negli Usa. Anche la Camera della Florida, a maggioranza repubblicana, ha approvato poche ore dopo il Senato il disegno di legge che cancella il “distretto fiscale speciale” nel quale la Disney governava indipendentemente i suoi parchi divertimento da oltre 50 anni. Si tratta di una vittoria per il governatore del Grand Old Party, Ron DeSantis, promotore del provvedimento per punire l’opposizione di Disney alla sua legge che limita in classe la discussione su identità di genere ed orientamento sessuale (ribattezzato “Don’t say gay”, non dire gay, dai detrattori). Ora la firma, scontata, del governatore dello stato della Florida, Ronald DeSantis.

Il motivo della contesa: la legge “non parlare dei gay”
Con questa legge promossa proprio dal governatore, nelle scuole pubbliche è vietato affrontare il tema dell’identità sessuale. Pressata dai dipendenti – contrari al provvedimento – il board della Disney aveva preso posizione criticando apertamente la legge – e congelando le donazioni alla campagna elettorale del governatore, che punta al secondo mandato nelle elezioni del prossimo Novembre. Di qui, la campagna iniziata da DeSantis contro la società additata come la “compagnia californiana che vuole governare il nostro Stato”.

Alla Disney era stato concesso da una legge statale risalente al 1967, uno “status speciale” chiamato il “Reedy Creek Improvement District”, che le consentiva di autogovernarsi riscuotendo le tasse e fornendo servizi di emergenza. La società controlla oltre 10 mila ettari di terreno nell’area di Orlando ed il distretto consentiva all’azienda di costruire nuove strutture e pagare le tasse per tali costruzioni, senza l’approvazione di una commissione di pianificazione locale.

Una sorta di terra franca fiscale in virtù degli enormi investimenti e ritorni economici sul territorio derivanti dalle attività della Disney soprattutto con il suo leggendario parco giochi, situato appunto in Florida.
Dal 1 Giugno del 2023, la Disney World non potrà più godere delle esenzioni fiscali speciali e di altri sostegni.

Il “boomerang” sulle tasse dei residenti in Florida
Ma allo stesso tempo la misura potrebbe ricadere proprio in chi paga le tasse, i contribuenti dello stato: Disney infatti detiene “bond pubblici per circa un miliardo di dollari”, che dovranno essere ora coperti dall’amministrazione locale e dunque, attraverso nuove tasse. Inoltre la compagnia, in cambio dello “status speciale” finanziava servizi pubblici come la gestione dei parcheggi, le emergenze, la manutenzione delle strade, versando circa 164 milioni di dollari ogni anno. Soldi che con la revoca non arriveranno più e dovranno essere coperti dai residenti.
Secondo molti commentatori è probabile la partenza di una serie di ricorsi e battaglie legali.

Il Dem party: “Un danno di 580 dollari di tasse in più per i contribuenti”
Secondo i democratici l’impatto fiscale – tra bond e servizi – produrrà extra tasse per “580 dollari per ognuno dei 1,7 milioni di residenti che vivono nelle due contee di Disney World, Orange e Osceola”.
“Il governatore della Florida non avrebbe dovuto punire la Disney per la sua opposizione alla legge”, così la vice portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, a proposito dell’approvazione da parte del Senato dello stato a guida republicana di eliminare lo status di distretto fiscale speciale per la Disney.

RaiNewsImmagine ApPhoto – Walt Disney World, il castello di Cenerentola del parco a tema, Lake Buena Vista, Florida

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