Ai Benetton 1,2 milioni al giorno, grazie ai «santi» del Pd in paradiso

Atlantia ha (tramite Abertis, nel cui cda sedeva Enrico Letta) la concessione sulla Brescia-Padova, scaduta nel 2013, malgrado il Consiglio di Stato abbia sancito che non è più valida. È la fortuna di avere «santi» pd in paradiso…

Spagnoli, ma solo a prima vista. Se si scorrono i nomi del consiglio di amministrazione di A4 holding, la società che gestisce la concessione autostradale più ricca d’Italia, ovvero la Brescia-Padova, si trovano sei spagnoli e un solo italiano, Costantino Toniolo, ex consigliere veneto dell’Udc. Del resto, il 90% del gruppo è posseduto dal gigante iberico Abertis, che controlla oltre 8.000 chilometri di autostrade in America Latina, Europa e Asia. Dal bilancio consolidato 2019, si ricava che A4 holding incassa 429 milioni di euro l’anno, sui quali registra la bellezza di 232 milioni di margine operativo lordo. Peccato che dal 21 gennaio 2019, giorno in cui il Consiglio di Stato ha definitivamente annullato la concessione del 2013, quei soldi dovrebbero andare allo Stato italiano. Si tratta di 1.175.000 euro al giorno, ovvero 1 miliardo e 392 milioni di euro dal 2019 a oggi. In realtà, non ci vuol molto a scoprire che i protagonisti di questo capolavoro sono italiani. Italianissimi. E fanno riferimento ai soliti Benetton, che hanno il 50% più un’azione di Abertis. E tutta la dirigenza operativa di A4 holding, a parte il presidente spagnolo Gonzalo Alcalde, è rigorosamente italiana.

Per capire com’è maturato l’ennesimo regalo ai Benetton, questa volta ben dissimulato sotto la bandierina spagnola, si può seguire prima la traccia delle interrogazioni parlamentari presentate dal senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, e di alcune sentenze amministrative. E poi bisogna ricostruire quello che è accaduto tra il 2016 e il 2017 sul fronte dei delicati rapporti tra gli spagnoli di Acs e di Florentino Pérez e la famiglia Benetton, che hanno al centro non solo il controllo di Abertis, ma anche la compravendita della A4 e la bizzarra presenza di Enrico Letta nel consiglio di amministrazione di Abertis, rivelata da questo giornale [La Verità, ndr] il 15 aprile 2017.

Il 4 marzo scorso, mentre il governo di Mario Draghi eredita da quello di Giuseppe Conte la trattativa per comprare Autostrade, un regalo da 8 miliardi cash abilmente camuffato da punizione per la tragedia del crollo del ponte Morandi, Malan presenta un’interrogazione in cui si ripercorrono anni di «distrazione» dello Stato concedente sull’A4. I documenti raccolti dal senatore piemontese sono decisamente chiari. Si parte da una legge del 1955 (la 463 del 21 maggio, tutt’ora in vigore), che fissa in 30 anni il limite massimo delle concessioni. Tuttavia, con il trucchetto dei cosiddetti «atti aggiuntivi per nuovi lavori», la concessione della Brescia-Padova, che sarebbe scaduta nel 1986, viene prolungata fino al 2007, quando Anas stipula una nuova convenzione fino al 2026. La scusa è la realizzazione della Valdastico Nord, il cui progetto definitivo doveva essere approvato entro il 30 giugno 2013, perché in precedenza l’Ue aveva bocciato un tentativo di proroga non collegata a nuove opere. Il problema è che nel marzo del 2013 il Cipe approva solo un progetto preliminare di un primo lotto e quindi, alla scadenza della concessione dell’A4, non c’era alcun progetto completo. Il ministero delle Infrastrutture avrebbe dovuto accorgersene, ma evidentemente c’è un documento, assai ben custodito, che sana questa «anomalia» e che Malan ha chiesto più volte senza successo. Succede però che un piccolo comune trentino, Besenello, impugni la delibera Cipe e il 21 gennaio 2019 il Consiglio di Stato annulla l’atto definitivamente. Un governo minimamente accorto, e a quel tempo c’era Conte, noto amministrativista, avrebbe quindi dovuto riprendersi la concessione dell’A4 e quel milione e rotti di euro di incassi al giorno. Invece, il 6 aprile del 2020 il ministero delle Infrastrutture, reo dalla lettiana Paola De Micheli, firma con la A4 holding un’aggiunta alla concessione del 2007 in cui si conferma la scadenza al 31 dicembre 2026, ritenendo assolta la condizione dei nuovi lavori. Intanto la A4 impugnava in Cassazione la sentenza del Consiglio di Stato, incassando una sconfitta il 13 ottobre 2020. Non solo, ma la Corte dei conti ha citato in giudizio i vertici Anas per un danno erariale di 178 milioni, perché avrebbero ignorato che senza il via libera della Provincia di Trento il completamento della Valdastico Nord era impossibile. Ma, come abbiamo visto, senza quell’illusione non si poteva lasciare l’autostrada più ricca d’Italia ad A4 holding.

A questo punto, resta da capire chi sono i fortunati protagonisti di una storia che vede, dalla parte dei governi di turno, così tanta superficialità.

Nel maggio 2016, con in mano quella delibera Cipe del 2013 che verrà cancellata dal Consiglio di Stato solo nel 2019, Intesa Sanpaolo, Astaldi e la famiglia Tabacchi vendono A4 e A31 per 594 milioni ad Abertis. Il passaggio di mano avviene formalmente nel mese di settembre. I restanti dieci anni di questa concessione vengono valutati dagli spagnoli 1,2 miliardi, ma curiosamente gran parte del saldo è previsto per il 2023. A novembre dello stesso anno, un italiano entra per la prima volta nel cda di Abertis: si tratta dell’ex premier Enrico Letta, che come il suo mentore Romano Prodi è legatissimo alla famiglia Benetton. L’attuale segretario del Pd esce dal consiglio del gruppo di Barcellona a maggio 2018, in modo da evitare speculazioni sulla scalata da parte di Atlantia, che poi in autunno si accorda con Acs e Pérez per condividere il controllo di Abertis. E così, mentre il 5 maggio scade il termine per il pagamento dei famosi 8 miliardi per l’acquisto di Autostrade, i pedaggi dell’A4 continuano a finire nelle casse di un gruppo spagnolo che parlerà anche spagnolo, ma ha un pesante accento veneto. Di Ponzano, per la precisione.
di Francesco Bonazzi – La Verità – Immagine Ansa

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