La transizione green in Costituzione: si prepara un nuovo attacco alle nostre libertà

C’è un tema che abbiamo colpevolmente sottovalutato in questi mesi è l’introduzione in Costituzione della tutela dell’ambiente. Arriviamo a danno fatto, si legge su Atlantico Quotidiano. Martedì la Camera dei deputati ha approvato la legge di revisione costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 (testi a confronto qui sotto), introducendo, appunto, la tutela dell’ambiente. Si trattava dell’ultima lettura e la riforma è passata con 468 voti a favore e una manciata di astenuti e contrari. Superato il quorum dei due terzi (420), che in precedenza era stato superato anche al Senato, quindi non sarà nemmeno sottoposta a referendum.

Sorprende la leggerezza, la superficialità con la quale deputati e senatori dei partiti di destra, che in teoria dovrebbero essere immuni alle sirene dell’ideologia ambientalista, hanno votato questo testo. Con un’enfasi, nelle loro dichiarazioni di voto finali, degna di una Greta Thunberg, evidentemente non comprendendone appieno le implicazioni. E ancor più grave, senza almeno impedire che il testo andasse a toccare l’articolo 41 della Costituzione, restringendo ancora di più il perimetro, già molto angusto, del diritto di proprietà, scrive Federico Punzi su Atlantico Quotidiano.

L’iniziativa economica privata è infatti già sottoposta ad ampie limitazioni, non potendo essere “in contrasto con l’utilità sociale” o “recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, concetti vaghi interpretati dal legislatore e dai giudici con la discrezionalità che conosciamo, come si vede ad esempio con il prolungato blocco degli sfratti o nella vicenda Ilva. Ora, altri due limiti, altrettanto vaghi, vengono introdotti: non può recare danno alla salute e all’ambiente. E l’attività economica pubblica e privata dovrà essere “indirizzata e coordinata” dalla legge non solo “a fini sociali”, ma anche a fini “ambientali”.

Insomma, hanno introdotto in Costituzione la transizione green aprendo di fatto e di diritto le porte alle formule più radicali: qualsiasi misura di compressione dell’iniziativa economica privata e, badate bene, anche delle libertà personali, sarà giustificata in nome del “diritto all’ambiente”, inserito nella Carta con pari valore degli altri, sottolinea Federico Punzi su Atlantico.

Il nuovo articolo 9 è più declamatorio, ma solo apparentemente meno gravido di conseguenze, come vedremo, laddove si afferma che la tutela dell’ambiente è “nell’interesse delle future generazioni” e si dispone che la legge dello Stato disciplini “i modi e le forme di tutela degli animali”.

Questo intervento di revisione rientra senz’altro nello spirito che permea la nostra Carta costituzionale, per qualcuno “la più bella del mondo” (salvo averla calpestata in ogni modo in questi due anni). La nostra infatti è una Costituzione che a malapena rientra nel solco del costituzionalismo liberale: più che a porre dei limiti al potere del governo e delle maggioranze parlamentari, in modo da tutelare le minoranze e preservare la libertà e i diritti naturali della più piccola minoranza, l’individuo, è il manifesto programmatico di uno Stato etico e pone dei pesanti limiti alle libertà dei cittadini per favorirne la realizzazione. L’articolo 41 ne è una delle più lampanti dimostrazioni e così l’introduzione del limite ambientale. “L’uomo, anche nella nostra Carta, riconosce che sono necessari limiti alla propria azione, pena la catastrofe”, ha twittato il ministro Andrea Orlando, mostrando il completo ribaltamento in atto del senso di una costituzione moderna, il cui scopo dovrebbe essere limitare il potere, non i cittadini.

L’approvazione di questa riforma costituzionale segna in qualche modo il passaggio dall’emergenza sanitaria, in via di esaurimento, all’emergenza climatica. Se in questi due anni le restrizioni che abbiamo subito sono state motivate con la tutela della salute, intesa ovviamente in versione collettivizzata, ignorando la dimensione individuale, ci aspettano nel prossimo futuro, anzi le stiamo già sperimentando, restrizioni motivate con la tutela dell’ambiente. E l’introduzione dell’ambiente in Costituzione, al pari della salute già tutelata, rappresenta una formidabile arma per respingere e, anzi, reprimere, qualsiasi opposizione.

Ovviamente, salute e ambiente sono concetti che si possono portare all’estremo travolgendo tutte le altre libertà e diritti, in teoria almeno altrettanto tutelati dalla Costituzione, come abbiamo sperimentato in questi due anni di pandemia. Abbiamo toccato con mano quanto può essere pericoloso, quanto possa condurre ad esiti paradossali, orwelliani, un approccio “rischio zero” per la salute. Ora, sperimenteremo – e anzi lo stiamo già sperimentando con la crisi energetica in corso – quanto lo sia in relazione all’ambiente: il “rischio zero” per il pianeta, l’obiettivo emissioni zero. Se “la nostra casa brucia”, come ama ripetere Greta, non vorrete mica anteporre i vostri egoistici interessi, i vostri miseri stili di vita, le vostre proprietà, case o auto che siano, le vostre libertà personali, alla necessità di spegnere l’incendio (molto presunto) costi quel che costi?

Il problema è che ogni attività umana, si può sostenere, arreca un danno alla salute e/o all’ambiente. Quasi tutti i piaceri della vita non sono salutari, ma cosa sarebbe la nostra esistenza senza di essi? Da quando l’uomo è sulla Terra trasforma l’ambiente che lo circonda: costruire un ponte, una casa, un gasdotto, ma anche spostarsi, viaggiare, qualsiasi attività umana consuma energia e, quindi, arreca un danno all’ambiente. Anche nutrirsi e vestirsi.

Prendete una bistecca alla fiorentina, riunisce in sé tutte le tipologie di danno: alla salute, all’ambiente e, ovviamente, agli animali (la cui tutela è citata espressamente nel nuovo articolo 9). Ebbene, il consumo di carne potrebbe essere tra le prime abitudini a subire forti limitazioni dando seguito ai principi appena introdotti in Costituzione.

Dunque, si apre una pericolosa backdoor in quello che dovrebbe essere il firewall, il “sistema di difesa” delle nostre libertà e dei nostri diritti naturali. Lo abbiamo visto con l’estensione dell’uso del Green Pass, la nostra è diventata una libertà condizionale: è il governo a concederci o non concederci la libertà di andare in un posto o di svolgere un’attività a seconda di cosa consideri pericoloso per la salute pubblica in un dato momento. Tutto lascia presagire che farebbe lo stesso per tutelare l’ambiente.

Oggi le persone non vaccinate non possono cenare in un ristorante, andare in palestra, alcune nemmeno lavorare e ricevere uno stipendio, perché il governo ha deciso che sono pericolosi per la salute, degli altri e di se stessi. Allo stesso modo si potranno giustificare limitazioni di alcune attività indicate a discrezione dei governi come pericolose per l’ambiente. E ovviamente la discrezionalità è potenzialmente illimitata, si possono presentare come “evidenze scientifiche” anche dei dogmi di fede, come è stato fatto con il Covid. A nostro insindacabile giudizio non rispetta l’ambiente? Non si può fare. Basterà citare il “parere degli esperti” per zittire e vilificare come ignorante, irresponsabile ed estremista qualsiasi dissenso, secondo il nuovo metodo di governo di cui ci ha parlato Max Balestra.

Se il sistema di scambio delle quote di emissioni di Co2 (ETS) sta già producendo i suoi effetti – prezzi dell’energia elettrica e del gas schizzati alle stelle, interi settori produttivi in ginocchio e ulteriore impoverimento della classe media – c’è chi ha già proposto di istituire un mercato delle quote personali di carbonio (personal carbon allowances), conclude Federico Punzi su Atlantico Quotidiano.

2 pensieri riguardo “La transizione green in Costituzione: si prepara un nuovo attacco alle nostre libertà

  • 10 Febbraio 2022 in 14:06
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    Preso atto che siamo ancora pienamente invischiati in una gestione assurda della “pandemia”, inutile quanto illegittima (diretta conseguenza di una società italiana che si è abituata ad accettare qualsiasi castroneria), non credo che aiuti molto a rialzare la prua negando allo stesso tempo che c’è una crisi ambientale e climatica causata dall’uomo. Anche se non si volesse ammettere che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto un livello che non si vedeva da 4 milioni di anni, bisogna essere del tutto ciechi per non vedere l’inarrestabile cementificazione del territorio causata dall’espansione delle città. Quando ero bambino c’erano meno rifiuti in giro, meno traffico e inquinamento, e più alberi. Se non si recupera una coscienza di specie insieme all’equità sociale, e soprattutto il senso del limite, non si va da nessuna parte. Provare a mettere in un contenitore delle palline: se ne mettiamo di grandi (i ricchi opulenti che consumano molto) ce ne staranno poche, mentre di piccole ce ne staranno di più (i poveri e la plebe). In ogni caso si arriverà a un punto di saturazione. Allora potremmo lasciare la nostra martoriata Terra e andare a cercare un altro pianeta da distruggere… Quindi ben venga la tutela dell’ambiente nelle costituzioni. Piuttosto, il problema è se chi dirige la baracca opera per il bene comune e in buona fede, oppure per il profitto di pochi.

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  • 10 Febbraio 2022 in 11:42
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    Possibile che non vi sia un Giudice Costituzionalista che fermi questi “barbari abusivi” che non hanno titolo alcuno per cambiare la Carta Costituzionale?

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