Quirinale, terza votazione, fumata nera: 412 schede bianche. Testa a testa tra Mattarella e Crosetto

Si è conclusa anche la terza votazione per il Quirinale, l’ultima con maggioranza a 2/3: tra i voti dispersi anche preferenze per Bruno Vespa, Terence Hill e Adriano Pappalardo

Si è conclusa intorno alle ore 14 la terza votazione per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Rispetto ai primi due scrutini il via è stato oggi anticipato alle 11 del mattino, nel tentativo di dare ai partiti più spazio di manovra per trovare un accordo su un nome. Anche in questa votazione, l’ultima con quorum di 2/3 dell’Aula, la maggioranza dei grandi elettori (413) ha optato per la scheda bianca. Subito dietro il capo dello Stato Sergio Mattarella con 125 voti, poi Guido Crosetto con 115, il giurista Paolo Maddalena con 61 e Pier Ferdinando Casini con 52. Le elezioni riprenderanno giovedì 27 gennaio alle ore 11.

La rosa di nomi presentata dal centrodestra – Marcello Pera, Letizia Moratti, Carlo Nordio – è stata trovata “non condivisibile” dal segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Intanto si fanno insistenti le voci di una forte volontà dei leader di chiedere un sacrificio al Presidente uscente.

Quirinale, fumata nera nella terza votazione

Nulla di fatto ancora su un possibile accordo tra i partiti. In questo terzo scrutinio spicca tuttavia l’iniziativa solitaria di Fratelli d’Italia, che ha deciso di convergere sul nome di Guido Crosetto. Primo candidato dietro alla sempreverde scheda bianca resta però l’attuale capo dello Stato Mattarella, che in molti continuano a invocare per un secondo mandato. Nel frattempo scendono le possibilità di elezione per la presidente del Senato Elisabetta Casellati, definita dal centrosinistra troppo di bandiera per poter salire al Colle.

Di seguito le preferenze del terzo scrutinio per il Quirinale

  • Schede bianche: 412
  • Sergio Mattarella: 125
  • Guido Crosetto: 114
  • Paolo Maddalena: 61
  • Pier Ferdinando Casini: 52
  • Giancarlo Giorgetti: 19
  • Marta Cartabia: 8
  • Luigi Manconi: 8
  • Pier Luigi Bersani: 7
  • Umberto Bossi: 7
  • Marco Cappato: 6

Rispetto agli ultimi giorni ha perso però molta quota anche la candidatura di Mario Draghi. I partiti si sono accalcati nel dire che Supermario alla fine dei conti “sta bene dove sta” – come affermato ieri da Matteo Salvini. O che, in quanto timoniere, “non può abbandonare la nave in difficoltà”, come invece ha avuto modo di dichiarare Giuseppe Conte. Su Draghi il leghista Giorgetti avrebbe avuto modo di dire: “La strada è irta d’ostacoli, ma ancora lunga“. Vero a metà. Se il nome dell’ex Bce dovesse uscire fuori allora è probabile lo farà fra la giornata di oggi e quella di domani. Viceversa sarebbe difficile spiegare a un paese stremato dal Covid come mai l’elezioni di un nome così al centro dell’attenzione possa richiedere più di qualche giorno.

Mattarella bis

Continuano intanto le preferenze di molti parlamentari per un Mattarella bis, dopo le 39 schede conquistate ieri dal presidente uscente. La sua candidatura non è mai stata completamente rimossa. E adesso, con pochi giorni a disposizione, potrebbe diventare improvvisamente popolare. Ma a un costo molto alto. Dapprima per il rischio di spazientire Mattarella, che più volte a chiare lettere ha fatto sapere di non avere intenzione di prolungare il proprio settennato neanche di un giorno. In secondo luogo per i rischi costituzionali che tale scelta potrebbe attrarre. Si tratterebbe infatti della seconda circostanza nel giro di pochi anni in cui si farebbe ricorso a una proroga del mandato di un Presidente della Repubblica uscente. Per primo fu Giorgio Napolitano che lasciò quasi nove anni dopo la sua nomina, nel 2015. Che oggi sia il turno di Mattarella?

Il Giornale d’Italia

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