Dagli Usa alla Francia il mondo impara a convivere col Covid. In Italia continua l’apartheid

La Corte suprema dice no ai vaccini obbligatori nelle grandi aziende, la Gran Bretagna al green pass, Parigi alle mascherine.

In sempre più parti del mondo si sta cominciando a convivere con la pandemia. Se il contrasto al Covid-19 ovviamente prosegue, alcune restrizioni e imposizioni particolarmente severe iniziano ad essere tuttavia messe seriamente in discussione.
È innanzitutto il caso degli Stati Uniti. Qui, giovedì scorso, la Corte suprema ha bloccato a larga maggioranza l’obbligo vaccinale, introdotto dall’Osha (agenzia che fa capo al dipartimento del Lavoro), per i lavoratori impiegati nelle aziende con almeno 100 dipendenti. Un provvedimento, questo, che ha innescato una nutrita serie di ricorsi legali. In tal senso, lo stop dei supremi giudici resterà in vigore fin quando il contenzioso in corso nei tribunali inferiori non sarà arrivato a conclusione. Ma per quale ragione la Corte ha optato per il blocco? Il motivo risiede nel fatto che, secondo la maggioranza dei togati, il Congresso non ha mai dato al dipartimento del Lavoro l’autorità di imporre un simile obbligo.

«È probabile che i ricorrenti avranno successo nel dimostrare che il Segretario del lavoro non aveva l’autorità di imporre l’obbligo. Le agenzie amministrative sono creature di statuto. Di conseguenza, possiedono soltanto l’autorità che il Congresso ha fornito loro», si legge nella decisione emessa dalla maggioranza dei togati. «Sebbene il Covid-19 sia un rischio che si verifica in molti luoghi di lavoro, non è un rischio professionale nella maggior parte dei casi. Il Covid-19 può diffondersi a casa, nelle scuole, durante gli eventi sportivi e in qualunque altro posto le persone si riuniscono», prosegue la sentenza, per poi concludere: «Permettere all’Osha di regolamentare i rischi del vivere quotidiano, semplicemente perché la maggior parte degli americani ha un lavoro e affronta quegli stessi rischi durante l’orario lavorativo, espanderebbe la regolamentazione dell’Osha senza una chiara autorizzazione del Congresso». Nella sua opinione in accordo con la maggioranza, il giudice Neil Gorsuch ha fatto dal canto suo presente che, pur avendo adottato numerose misure in questi ultimi anni per contrastare la pandemia, il Congresso non abbia mai conferito all’Osha «l’autorità per prescrivere un obbligo vaccinale».

Certo: va anche ricordato che la Corte suprema ha contemporaneamente lasciato in vigore l’obbligo vaccinale che il dipartimento della Salute ha introdotto per gli operatori nel settore sanitario (una decisione, questa, che sconfessa chi accusa il massimo organo giudiziario statunitense di essere in maggioranza pregiudizialmente ostile all’attuale inquilino della Casa Bianca). Tuttavia, lo schiaffo inferto all’Osha dai supremi giudici rappresenta un duro colpo per Joe Biden, che in un comunicato stampa si è non a caso detto «deluso» dalla sentenza. Tra l’altro, questo colpo è arrivato in una giornata politicamente molto complicata per il presidente. Sempre giovedì infatti due senatori del suo stesso partito, Kyrsten Sinema e Joe Manchin, hanno ribadito il loro no a ogni tentativo di abolire la pratica parlamentare del filibuster, mettendo così probabilmente la parola fine alle riforme elettorali che la Casa Bianca sta cercando di far approvare alla camera alta.
Tuttavia, al di là delle beghe interne alla politica d’oltreatlantico, le reazioni a imposizioni e restrizioni eccessive non riguardano soltanto gli Stati Uniti. Giovedì, il tribunale amministrativo di Parigi ha sospeso un ordine della prefettura che imponeva l’obbligo di indossare mascherine all’aperto: il giorno prima, il tribunale amministrativo di Versailles aveva bloccato un provvedimento simile, definendolo «un attacco eccessivo, sproporzionato e inopportuno (…) alla libertà individuale». Nel Regno Unito, intanto, il governo sembra ormai pronto a eliminare entro la fine di gennaio i lasciapassare vaccinali, che sono attualmente richiesti per accedere ai locali notturni e per prendere parte ai grandi eventi: in particolare, secondo il Times, a spingere in questa direzione sarebbe soprattutto il ministro della Salute britannico, Sajid Javid. In tutto questo, il primo ministro del Galles, Mark Drakeford, ha reso noto che la maggior parte delle restrizioni contro la variante Omicron potrebbero essere rimosse entro le prossime due settimane.

Nel frattempo, pochi giorni fa, il quotidiano El Pais ha riferito che il governo spagnolo sta mettendo a punto un piano per monitorare il Covid-19 come l’influenza comune. In particolare, secondo il giornale iberico, «invece di denunciare ogni caso di Covid rilevato nel Paese, cosa insostenibile nel lungo periodo, verrà selezionato in modo strategico un gruppo di medici»: il fine è quello di creare un campione statisticamente significativo distribuito in punti chiave, che consenta di analizzare come si diffonde il virus. Insomma, pur continuando a tenere alta la guardia, in varie parti del mondo si sta cercando di uscire dall’ottica dell’emergenza.

di Stefano Graziosi – La Verità

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