Il governo sta creando nuovi disoccupati, l’Italia presto al collasso

Il governo pare deciso: potranno guadagnarsi da vivere solo vaccinati e guariti. Una misura sanitariamente inutile, se non dannosa, e socialmente folle. «Parcheggerà» centinaia di migliaia di persone (pure in settori essenziali) impedendo alle aziende di sostituirle. Scuola, forse salta la Dad per non immunizzati. Per le quarantene servirà l’enigmistica.

Quanti sono i lavoratori che ancora non si sono vaccinati? Secondo alcune stime, un po’ meno della metà dei circa 6 milioni di italiani che hanno rifiutato l’iniezione.

In pratica, parliamo di 2 milioni e mezzo di persone le quali, di fronte all’obbligo del green pass per accedere a uffici e aziende, finora si sono arrabattate con i tamponi in farmacia effettuati ogni 48 ore. Ma ora, con il nuovo super green pass, più di un decimo dei 23 milioni di lavoratori sarà costretto a rimanere a casa, perché i risultati dei test molecolari e antigenici non saranno più ritenuti validi per poter varcare la soglia di un’impresa. Non so se ci sia qualcuno che ha fatto i conti, ma considerando che i disoccupati in Italia oggi sono 2,5 milioni, da domani, quando entrerà in vigore il provvedimento del governo, le persone che resteranno a casa raddoppieranno. Senza contare poi che in Italia ci sono 14 milioni di persone in età compresa fra i 14 e i 64 anni che l’Istat classifica tra gli inattivi, ovvero tra coloro che non fanno praticamente nulla.

In pratica, grazie al super green pass, presto il numero di italiani che non lavora sfiorerà il numero di quelli che lavora: 19 milioni contro poco più di 20. Altro che ripresa. Macché rilancio del Pil: qui si rischia di creare una nuova categoria di inoccupati, ovvero i sospesi dal Covid. Non perché condannati alla quarantena dopo essere risultati positivi, ma perché sprovvisti del certificato vaccinale benché negativi al virus. Una categoria che rischia di mettere a repentaglio la normale erogazione dei servizi pubblici e il funzionamento di molte aziende.

Già, perché due milioni e mezzo di lavoratori non si rimpiazzano dalla sera alla mattina, magari ricorrendo ai 2 milioni e mezzo di disoccupati. Primo, perché non è detto che le competenze siano uguali e secondo perché in certi uffici, soprattutto pubblici, è necessario esibire una laurea e il punteggio di un concorso, non il certificato vaccinale. Senza dire poi delle difficoltà di trasferimento, da una regione all’altra, o del Reddito di cittadinanza che induce molti disoccupati a rimanere senza lavoro piuttosto che acchiapparne un altro che si rende disponibile grazie all’assenza del super green pass.

Insomma, se qualcuno pensa di risolvere la situazione sostituendo un occupato non vaccinato con un disoccupato (ammesso che sia vaccinato) forse sbaglia i conti.
È possibile tuttavia che al governo, come fatto in passato, qualcuno abbia pensato a un rischio calcolato, ovvero ritenga che una volta tolta la scappatoia del tampone, il lavoratore messo con le spalle al muro, tra la disoccupazione e il vaccino, scelga quest’ultimo e dunque il numero di 2,5 milioni di renitenti alla puntura si sgonfi. Può essere. Ma può anche succedere che gli irriducibili restino tali e si richiudano ancora di più nel loro fortino, decisi a non mollare. Magari marcando visita, come si diceva da militari, cioè dandosi per malato, di depressione o di emicrania. Oppure, ricorrendo al Reddito di cittadinanza, che se viene concesso a chi non ha lavoro e spesso neppure lo cerca anche perché ne ha uno in nero, certo non lo si può negare a chi un posto l’aveva ed è costretto a rinunciarvi a causa di una legge dello Stato. Tralascio le cause che seguiranno, il cui esito è tutt’altro che certo, perché il diritto del lavoro si scontrerà con il diritto alla tutela della salute e si vedrà come finirà (a Milano un’infermiera sospesa quattro mesi fa ha ottenuto una sentenza che dichiara illegittimo il provvedimento e condanna l’azienda sanitaria all’indennizzo), ma almeno un paio di cose sono certe. Dopo l’entrata in vigore che impedirà l’accesso a uffici, fabbriche e mezzi di trasporto ai dipendenti sprovvisti di green pass, si aprirà il problema di come mantenere i 2,5 milioni (ma potrebbero essere anche solo un milione di persone) che non si arrenderà al diktat. Il sindacato sembra infischiarsene, tanto che Maurizio Landini evoca l’obbligo in nome della tutela dei lavoratori vaccinati (infatti dovrebbe cambiare nome alla sigla della sua organizzazione, da Cgil a Cgilv, dove v capite tutti per che cosa sta) e solo Bombardieri della Uil pare perplesso. Ammesso e non concesso che sfamare i dipendenti costretti a casa sia facile, poi si aprirà il tema di come far funzionare le aziende e i servizi pubblici nonostante l’assenza di centinaia di migliaia di persone.

Già ora le linee di trasporto soffrono per carenza di personale causato dalle quarantene e il numero di corse soppresse non si conta, ma poi che succederà? A Venezia, scrive il Gazzettino, alcune banche sono già chiuse a causa delle assenze dei dipendenti non vaccinati. E dopo? Al momento a questi quesiti nessuno sa rispondere.

Tuttavia, c’è un altro mistero che non ha spiegazione: nel momento in cui si scopre che la terza dose è fondamentale e che le prime due hanno una data di scadenza a breve come lo yogurt, che senso ha prendersela esclusivamente con i non vaccinati? Visto che gli italiani con il booster sono 20 milioni, almeno altrettanti hanno una vaccinazione la cui efficacia è dubbia. Dunque, perché non fermare anche loro? Soprattutto ora che le quarantene sono diventate la barzelletta del nuovo anno, con divieti a giorni alterni a seconda del numero di punture. Come dicevamo, la risposta non c’è. Anche perché con Speranza al governo nulla è certo, se non il caos.

di Maurizio Belpietro – La Verità

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