Covid, Gran Bretagna: l’85% dei casi, l’82% dei morti e il 71% dei ricoveri sono vaccinati

Covid, nel mese di ottobre la stragrande maggioranza di casi, ricoveri e decessi registrati nel Regno Unito è avvenuta tra i vaccinati

Il 19 novembre, saranno passati 4 mesi esatti dal “Freedom Day”, il giorno in cui il Regno Unito ha rimosso qualsiasi restrizione o limitazione legata alla pandemia da Covid-19. Nel Paese, ad oggi l’87,4% della popolazione dai 12 anni in su ha ricevuto la prima dose, mentre il 79,7% ha ricevuto entrambe le dosi. Dati molto molto simili a quelli dell’Italia, dove abbiamo l’86,58% della popolazione over 12 che ha ricevuto la prima dose e l’83,67% che ha ricevuto entrambe le dosi. L’unica differenza tra Regno Unito e Italia è nelle tempistiche della vaccinazione di massa, che in Gran Bretagna è avvenuta tra gennaio e marzo, in Italia tra maggio e luglio, quindi osservando ciò che accade oggi nel Regno Unito potremmo capire cosa succederà tra 3 mesi anche in Italia.

Dal 4 ottobre al 31 ottobre 2021, nel Regno Unito sono stati registrati 515.191 casi di Covid-19, di cui 438.972 (85,21%) tra i vaccinati e 76.219 (14,79%) nei non vaccinati, come dimostra la prima tabella di seguito, elaborata da Francesco Santoro sulla base dei dati del governo britannico. Nello stesso periodo di tempo, i ricoveri sono stati 7.800, di cui 5.533 (70,94%) nei vaccinati e 2.267 (29,06%) nei non vaccinati. Dal 4 al 31 ottobre, nel Paese sono stati registrati 2.979 decessi, di cui 2.447 (82,14%) nei vaccinati e 532 (17,86%) nei non vaccinati. I dati in numeri assoluti, dunque, dimostrano che nel Regno Unito contagi, ricoveri e decessi si verificano nettamente di più tra i vaccinati e che quindi le affermazioni sulla “pandemia guidata dai no vax” sono prive di fondamento.

Se guardiamo ai numeri in rapporto a 100.000 persone, dal grafico seguente, elaborato ancora da Francesco Santoro, si nota che il numero di ricoveri e decessi è più alto nei non vaccinati, a dimostrazione dell’utilità dei vaccini. Infatti, nelle persone dai 60 anni in su, aiutano a ridurre i ricoveri e i decessi. Ma quella dei vaccini è comunque un’efficacia limitata. Ciò che balza all’occhio da questo grafico è anche il fatto che le fasce più giovani d’età e soprattutto gli under 40 sono molto meno esposti alle complicazioni del virus tanto che i decessi sono azzerati e i ricoveri rarissimi anche tra i non vaccinati.

L’esperienza del Regno Unito, dunque, dimostra che non è necessario rincorrere giovani e adolescenti per somministrare loro il vaccino nel tentativo di contrastare la pandemia, come invece viene comunicato in Italia. Le persone più giovani sono meno vulnerabili agli effetti più gravi del virus, a prescindere dal vaccino, mentre l’attenzione deve restare alta per le persone adulte e anziane, anche se vaccinate, perché le nuove varianti del virus sono in grado di superare la barriera di protezione indotta dal vaccino, con esiti anche gravi come ricovero o decesso. E lo stesso discorso vale per le persone giovani ma con patologie.

Ieri, 8 novembre, il Regno Unito ha riportato 32.322 casi e 57 morti. A quasi 4 mesi dal “Freedom Day”, la situazione Covid nel Paese rimane sotto controllo e il sistema sanitario nazionale non è sotto pressione. Nessuna limitazione o restrizione, nessun obbligo di mascherina (neanche al chiuso) e tantomeno di Green Pass. E i giornali non parlano neanche più di Covid mentre il premier Johnson “consiglia” la terza dose ai fragili senza alcun ricatto o senza alcuna minaccia di ulteriori restrizioni. In Gran Bretagna la pandemia è finita per scelta politica e questa decisione non ha determinato alcuna emergenza sanitaria.

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