Moratti striglia i medici di base: lavorano meno dei colleghi in ospedale, la categoria insorge

I medici di base «Lavorano per un numero di ore profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie. Questo ovviamente è quello che crea la percezione di carenza». Queste le parole dell’assessore regionale alla Sanità Letizia Moratti ai microfoni di «Bergamo tv» nel corso della visita all’ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo, si legge sul Corriere della Sera.

Non si è fatta attendere  la replica della Fimmg, sindacato di categoria dei medici di base. Nella lettera inviata ieri al Pirellone, Il segretario Paola Pedrini in una lettera inviata al Pirellone rende noto che la «mancanza di medici di famiglia si discute da anni. Periodicamente le Ats pubblicano bandi per trovare un dottore ai territori che ne hanno bisogno, ma non riescono a riempire tutte le caselle. E nemmeno ai corsi di formazione» poi il Corriere aggiunge «i posti disponibili vanno a ruba. Per non parlare della fuga dei camici bianchi verso la pensione, non appena possibile. Ennesima riprova, spiega Pedrini, che il lavoro in studio non è poi così comodo».

La Commissione Salute delle Regioni, di cui Moratti è vicepresidente, ha elaborato un documento chiede di rivedere il rapporto coi medici di base.

Quattro le ipotesi in campo, compresa la dipendenza. Se altri sindacati aprono a questa prospettiva, la Fimmg la respinge. «I medici di famiglia sono sul campo per tutta la giornata — ricorda Pedrini —. Così non va bene? Li sostituiamo con dipendenti che, dopo le otto ore di turno, staccano e vanno a casa: ne servirebbero almeno il 30/40 % in più». Aspetti su cui Regione e camici bianchi dovranno trovare presto un’intesa, in vista della riforma regionale della Sanità in via di definizione, conclude il CorSera.

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