Green pass, sharia e la politica italiana

«Afghanistan, 300 donne e bambine in niqab sfilano in una manifestazione pro-talebani. Scortate da uomini armati fino all’aula magna dell’università di Kabul, hanno dichiarato il sostegno alle politiche intransigenti dei fondamentalisti islamici sulla segregazione di genere» scrive in un tweet Rai Radio1.

A vedere queste immagini viene in mente ciò che affermò Laura Boldrini: «I migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi».

Senza andare troppo in là nel tempo, il compagno, con barca a vela, Massimo D’Alema, afferma che «I talebani non sono terroristi».

D’altronde a monte una spinta ideologica c’è sicuramente se soltanto Italia e Francia (sinistrorse) sono le uniche nazioni in Europa ad imporre il green pass: uno strumento politico discriminante che nulla ha che vedere con la prevenzione anti Covid, essendo un vero e proprio obbligo vaccinale mascherato. E pensare che dal ’45 in poi la sinistra italiana si arroga l’esclusiva nel sostenere “libertà” e minoranze. Peccato che da domani anche i nostri studenti universitari dovranno sottomettersi alla sharia politico-sanitaria: «Il vaccino è grande!»

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