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Terremoto: Amatrice, dopo 5 anni non è stata costruita neanche una casa

Questa mattina ad Amatrice al quinto compleanno del tragico terremoto le poche centinaia di terremotati che tenacemente sono restati lì vedranno sfilare il quinto capo di governo da quel giorno. Il primo fu Matteo Renzi, che partecipò ai funerali. Poi nella staffetta venne Paolo Gentiloni. L’anno dopo fu la volta del Giuseppe Conte di destra, che videro teleguidato da Rocco Casalino che lo fece avvicinare alla gente in maniche di camicia bianca facendo in modo che mai potesse incontrare e stringere la mano a favore di camera o telecamera al Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti che era ovviamente lì per la ricorrenza. Hanno visto anche il Conte di sinistra poi quella mano stringere perché non faceva più scandalo: i due erano divenuti alleati. Oggi è il turno del capo del quinto governo in cinque anni: Mario Draghi, scrive Il Tempo.

A cinque anni dal terremoto nessuna delle case o dei palazzi che vennero giù è stato tirato su. La ricostruzione è stato un bell’ufficio di collocamento per uomini politici, funzionari e professionisti, sottolinea Il Tempo. Ma non si è ricostruito un fico secco. E la storia del terremoto del centro Italia del 2016 (con la coda grave del 2017) resterà come una delle grandi vergogne della storia di questo paese. Chi è rimasto lì vive da quando le ha ricevute nelle casette, le cosiddette Sae, che così si chiamano perché la sigla significa «soluzioni abitative di emergenza» ed erano buone per ospitare per brevi periodi, tanto che hanno una data di scadenza come i latticini (e ormai ci siamo). Quelle terre – conclude l’articolo di Franco Bechis – sono una vergogna sulla coscienza di tutti loro e anche di tutti noi, che ne riparliamo ora perché scatta l’orologio della tragica ricorrenza.

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