Afghanistan, le donne: «Ci siamo fidate dell’Occidente, i talebani ci cercano e ci puniranno». Chi s’inginocchia adesso?

Illuse per vent’anni e poi tradite dall’Occidente, consegnate ai talebani per essere cancellate un’altra volta. La voce delle donne afgane arriva strozzata. Sono messaggi WhatsApp, finché è possibile. «Siamo orfani di una nazione che ci ha abbandonato». «Abbiamo passato la notte con porte e finestre sprangate nel terrore che sfondassero l’uscio e ci portassero via». «Abbiamo paura, stanno battendo casa per casa, stanno cercando le prove della collaborazione con le organizzazioni internazionali». Luca Lo Presti, presidente della ong Pangea – in Afghanistan dal 2001 – non ha bisogno di rileggere le parole che le sue collaboratrici da Kabul gli hanno mandato nelle ultime ore, le sa a memoria. «Noi cerchiamo in tutti i modi di portarle via ma loro vogliono restare», racconta al telefono, rispondendo con educazione all’assalto dei media, scrive il Quotidiano Nazionale.

Adesso chi s’inginocchia?

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