Cronaca

Green pass, contestare serve: Torino leader della protesta. La Regione frena sull’obbligo per i medici: “Evitiamo strappi”

In 2 mila sotto la pioggia per il secondo sabato consecutivo: “Non ci arrenderemo mai”

Con i figli al seguito e gli ombrelli aperti. Con le scarpe fradice e gli striscioni inzuppati sfila il popolo anti Green pass nell’ora dell’aperitivo. Partono in pochini, e sa di sgambata pre-cena, scrive La Stampa. Terminano che saranno tre o quattro volte tanto: 1.500 o 2 mila persone. «Siamo i veri difensori della libertà». Poi come sempre capita c’è chi prova a mettersi alla testa. A cercare la leadership. Ma la passeggiata è finita. I poliziotti sono fradici e l’unico momento degno di nota di questa giornata arriva dai numeri. Non i più alti del Paese, ma poco ci manca. E questo racconta almeno un paio di cose. Uno: a Torino ci sono più anime che soffiano sul fuoco della protesta «No pass».

Sul fronte medici no vax [ no cavia, ndr ] c’è una novità – fa notare il quotidiano cittadino – che si può sintetizzare così: «Andiamo avanti piano». È il senso della comunicazione arrivata mercoledì alle Asl, frastornate dalla nuova strategia: «In riferimento all’invito a vaccinarsi, rivolto ai medici no vax, si raccomanda di evitare tempistiche eccessivamente brevi per l’obbligo vaccinale per evitare che diventi un ulteriore motivo di ricorso». Giovedì una nuova raccomandazione, sempre dall’Unità di crisi: dopo la convocazione dei refrattari al vaccino, aspettate 15 giorni prima di informare gli ordini e i datori di lavoro.

Insomma, conclude La Stampa, pare che la Regione sia alle prese con una doppia considerazione: far rispettare la legge, evitando strappi che potrebbero giustificare nuove barricate. Linea già recepita dalle aziende: prima pungolate a correre ed ora invitate, se non alla cautela, almeno a procedere con misura.

Mai mollare. Bisogna crederci. Sempre. “La libertà va presa, non chiesta!”: i cugini transalpini la pensano così dai tempi della “Presa della Bastiglia”, 14 luglio 1789.


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