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UE DISPOSTA A PAGARE: MIGRANTI IN CAMBIO DI CANCELLAZIONE DI DEBITI, MULTE E SANZIONI .

L’unica fonte di danaro fresco si sta rivelando per l’Italia l’accoglienza dei migranti che, probabilmente, potrebbe costituire per l’Esecutivo la grande opportunità per non pagare debiti e sanzioni europee: ma non illudetevi, se l’UE dovesse accordarci sconti in cambio d’accoglienza, il controllo degli standard europei su campi profughi e centri d’accoglienza sarebbe affidato a funzionari olandesi, danesi, svedesi e tedeschi che non lascerebbero correre nemmeno su un pelo caduto per caso.
Molto intelligentemente il governo sta tentando di tenere un piedino in più scarpe, perché non è giusto trasformare gratuitamente l’Italia nel campo profughi d’Europa, e poi dicendo agli italiani “l’accoglienza sarà la vostra unica fonte di reddito”. Così Giorgia Meloni, forte d’essere circondata da stati non ancora entrati nell’Unione europea, ha sfoderato l’antica tattica degli accordi bilaterali. Nel giugno 2014 è stato concesso all’Albania lo status di “paese candidato all’UE”. I negoziati di adesione tra l’UE ed Albania si sono rivelati ballerini, perché la classe dirigente albanese ha ben osservato cosa l’Europa ha imposto prima alla Grecia e poi all’Italia in materia di lavoro e manifattura. Attualmente l’Albania sta vivendo una sorta di “boom economico”, perché su di lei non pesano “norme UE” in campo artigianale e manifatturiero: questa mancanza di limiti si è rivelata una fonte di ricchezza, che terminerebbe con l’adesione (annessione) a Bruxelles. In un’intervista rilasciata a EURACTIV nel 2018, è lo stesso primo ministro della Repubblica d’Albania, Edi Rama, a dichiarare “non credo sia ragionevole fissare una scadenza…”: quindi Rama prende tempo e lascia intendere che agli albanesi il lavoro va a gonfie vele senza le norme UE.
Intanto ieri il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un incontro pomeridiano a Palazzo Chigi con il primo ministro Edi Rama; al termine del quale ha annunciato un protocollo d’intesa tra Italia e Albania in materia di gestione dei flussi migranti. “La collaborazione tra Stati Ue e stati extra Ue è decisiva” nel fenomeno dell’immigrazione, ha detto Meloni alla stampa al termine del colloquio, aggiungendo che “disegna la cornice giuridica a politica” della nuova collaborazione. “È un accordo di respiro europeo – aggiunge il premier italiano -. Dimostra che si può collaborare sul fronte della gestione dei flussi. L’Albania darà la possibilità di utilizzare alcune aree del territorio albanese con l’Italia che potrà allestire centri per i migranti”.
“L’accordo – spiega Giorgia Meloni – prevede di allestire centri migranti in Albania che possano contenere fino 3 mila persone” e “arricchisce di un ulteriore tassello la collaborazione” tra i due paesi. “Quando ne abbiamo iniziato a discutere – prosegue il premier italiano – siamo partiti dall’idea che l’immigrazione illegale di massa è un fenomeno che nessuno Stato europeo può affrontare da solo”. Questo accordo, precisa Meloni, “non riguarda i minori e donne in gravidanza ed i soggetti vulnerabili: la giurisdizione sarà italiana. L’Albania collabora sulla sorveglianza esterna delle strutture. All’accordo che disegna la cornice, seguiranno una serie di protocolli. In questi due centri”, che “contiamo di rendere operativi nella primavera” i migranti resteranno “il tempo necessario per le procedure e una volta a regime nei centri ci potrà essere un flusso annuale complessivo di 36 mila persone”. Dei due centri, “quello al porto si occuperà delle procedure di sbarco e di identificazione con una prima attività di screening mentre il centro che verrà realizzato nell’area più interna sarà una struttura modello Cpr”.
“Gli obiettivi dell’accordo – sottolinea poi Giorgia Meloni – sono quelli di contrastare il traffico di essere umani, prevenire i flussi irregolari ed accogliere solo chi ha veramente diritto alla protezione internazionale. L’Albania si conferma una nazione amica e nonostante non sia ancora parte dell’Unione si comporta come se fosse un paese membro e questa è una delle ragioni per cui sono fiera che l’Italia sia da sempre uno dei paesi sostenitori dell’allargamento ai Balcani occidentali. L’UE non è un club, quindi io non parlo di ingressi ma di riunificazione dei Balcani occidentali che sono Paesi UE a tutti gli effetti e per questo abbiamo da sempre sostenuto con forza il processo di riunificazione”. Rama ha affermato che “questo accordo non sarebbe stato possibile con nessun altro stato Ue: c’è una differenza importante di natura storica, culturale ma anche emozionale che lega l’Albania all’Italia”.
Intanto va detto che l’accordo si potrebbe rivelare utile a gestire una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi cento anni. E sappiamo come i paesi più deboli nella geografia d’Europa (non si allude alla sola Unione Europea ma a tutto l’areale) siano i territori mediterranei. Ai paesi mediterranei è sempre storicamente toccato dover accogliere le diaspore dei popoli.
La Commissione europea ha già da metà ottobre pianificato i ponti aerei umanitario per Gaza. Euronews ha intervistato Janez Lenarčič (Commissario per la Gestione delle Crisi) che ha detto: “La catastrofica situazione umanitaria a Gaza sta per raggiungere il punto di rottura”. L’esecutivo Ue ha già pianificato triplicare l’assistenza umanitaria per l’enclave palestinese, portandola ben oltre i 75 milioni di euro.
Il ponte aereo umanitario per portare sollievo agli sfollati, che da quota un milione sono oggi più di due, non è che il primo passo per la gestione della diaspora, nella certezza che la politica del “due popoli due stati” non potrebbe mai essere imminente. Si mormora l’Europa stia lavorando diplomaticamente sugli incentivi economici indirizzati ai paesi pronti ad accogliere la diaspora. Quest’ultima certamente vede poco spazio di trattativa proprio con i paesi arabi che, come da accordi con l’Ue, stanno lavorando su soccorso ed emergenza: l’Egitto (conferma Euronews) funge oggi da solo porto aereo per il materiale d’emergenza delle organizzazioni umanitarie dell’UE: tende da campo, medicinali e kit igienici. Euronews ha confermato che il merito e la responsabilità dei soccorsi sono sulle spalle di Janez Lenarčič (commissario Ue per la Gestione delle crisi) che ha forzato la mano andando contro il parere del suo collega Olivér Várhelyi: quest’ultimo voleva sospendere immediatamente qualsiasi assistenza a Gaza. Quindi ben 2,3 milioni di palestinesi hanno ricevuto gli aiuti, ma Israele ha detto che questa gente vive in territorio israeliano, parole che preludono al punto di rottura e all’evacuazione totale dei palestinesi, e lo stesso Egitto conferma che l’apertura del “valico di Rafah “è solo un lenitivo momentaneo.
Si apre quindi una sorta di trattativa con le nazioni disposte ad assorbire la diaspora palestinese, ed in cambio della cancellazione di debiti e sanzioni europee. Va detto che un decennio fa l’Italia già individuava, e dopo uno studio dell’Università di Amsterdam, le località rurali marginali spopolate: terreni di vaste dimensioni, ormai demaniali per incuria fiscale dei proprietari, che potrebbero ospitare un rilevante numero di migranti. L’incontro tra Edi Rama e Giorgia Meloni non giunge a caso, e qualcuno non esclude l’Italia capofila nella gestione di una diaspora che per numeri e tempi di fuga ricorda non poco quella armena.