IL CORTOCIRCUITO ROMA CAPITALE: ROCCA COPRE LA FUGA DELL’AMICO GUALTIERI
di Ruggiero Capone
Giorni fa Roma pendolare si è svegliata con un bell’annuncio a reti unificate. Cartelloni elettronici in stazioni metro e treno, Poste, internet, tivù, giornali, social…tutti recitavano “a causa di un “disservizio tecnico attualmente in corso presso il fornitore esterno dei sistemi di prenotazione e vendita di Trenitalia, gli stessi non sono al momento funzionanti. Il malfunzionamento al sistema centrale impatta su tutte le attività di reservation e ticketing”. Come per dire “chi ha un posto pubblico s’inventi di stare in smart working, crepi chi ha un negozio o una bottega o si deve dare pane arrangiandosi”. A questo tipo di annunci, e pratiche conseguenti, ci si devono sempre più abituare sia i romani che gran parte degli italiani che vivono nei capoluoghi di provincia. Il trasporto pubblico non sarà più una certezza e, dopo il Giubileo del 2025, usare i mezzi pubblici sarà un calvario elettronico. Infatti le politiche d’innovazione dei sistemi di prenotazione e biglietteria abbinate alla restrizione sul numero dei fruitori non garantiranno l’uso di treni, metro, bus e tram che a circa metà dell’utenza. Sempre più spesso, come nella passata settimana, la vendita dei biglietti in “stazioni e biglietterie online” di Trenitalia, come sul sito e sull’App, non saranno funzionanti: quindi, chi improvvisamente dovrà raggiungere un posto non potrà usufruire dei mezzi pubblici, che saranno riservati solo a chi ha prenotato l’uso quotidiano mesi prima o in possesso di abbonamento elettronico. Il fenomeno è previsto possa mandare in frantumi la mobilità su Roma con l’avvio della nuova ZTL, ovvero con le telecamere pronte a sanzionare da Novembre 2023 l’uso di auto e moto private: verranno multate (e decurtate di punti patente) sia le persone che usano auto non aggiornate all’ultima categoria Euro che tutti coloro che commettono qualsivoglia distrazione alla guida: saranno attive in tutta la fascia interna al Grande Raccordo Anulare quasi quattromila telecamere in grado di tracciare percorsi, targhe, volti, atteggiamenti e movimenti dei cittadini fin dal loro sortire di casa. La vita dei romani (ma anche dei milanesi e dei torinesi) diverrà impossibile. E qualora decidano d’usare mezzi pubblici, riservando la vettura per emergenze serali e fine settimana, potrebbero trovarsi esclusi dalla corsa alla prenotazione del vettore pubblico; oppure a cospetto del blocco del servizio per non funzionamento di App e sistemi elettronici vari. Cari cittadini questo è il “Green Deal”, la cosiddetta “Quarta Rivoluzione Industraile”, anche detta “Industria 4.0”: il cui obiettivo immediato è piegare amministrazioni e cittadini alle regole dell’automazione industriale, alle nuove tecnologie, al contingentamento del lavoro, ad un modello di business deciso su due o tre tavoli internazionali, alla “riduzione della platea di fruitori di beni e servizi”, alla sostituzione per il bene del Pianeta del lavoro umano con la robotica. Di fatto il peggio per l’economia da quando l’uomo ha inventato il baratto: infatti i sistemi di controllo elettronico serviranno per sanzionare ogni movimento umano, per limitarne la sfera sociale ed economica. Non dimentichiamo che l’economia si muove soprattutto per le capacità di relazionale sociale dell’essere umano. Ma questi aspetti sono ben noti ai sindaci Gualtieri e Sala come ai governatori Rocca e Cirio, tutti consci che opporsi al destino segnato a Davos comporti una “politica del fare” che coinvolga nuovamente la creatività e la socializzazione umana. Così è molto più facile lanciare il sasso e nascondere la mano, oppure come nel caso del Governatore del Lazio fare finta di non vedere che Gualtieri ha scagliato una pietra che determinerà una guerra tra cittadinanza ed istituzioni.
Perché il “green deal” porta sia tensioni inflazionistiche (la Bce è obbligata ad alzare i tassi) che tensioni sociali tra economicamente esclusi ed amministrazioni locali. Ecco che Gualtieri è pronto a volare via come europarlamentare nel momento in cui è prevedibile lo scoppio delle tensioni sociali su Roma. Tensioni sociali che inizieranno perché i cittadini, anche i più tranquilli, non accetteranno il “programma di riduzione della platea dei fruitori di beni e servizi”: non accetteranno di non poter usare l’autovettura e nemmeno i mezzi pubblici, non gradiranno la soppressione dei cassonetti dei rifiuti con l’obbligo di conferire in “isola ecologica” anche un pacchetto con poche bucce di mela, non accetteranno venga sanzionato ogni loro movimento (dal trasporto di un mobile al bricolage), non accetteranno la vita alla cinese progettata per loro dalla Giunta Gualtieri. Ed è facile per qualche consigliere capitolino talebano sostenere “in Svizzera sono civilissimi, portano in isola ecologica anche il più minuscolo pacchetto di rifiuti domestici”: le civilissime Svizzera, Danimarca e Finlandia hanno meno abitanti di Roma. E se si vogliono perseguire politiche di decrescita demografica, per adibire Roma ad esclusivo uso amministrativo, museale e turistico, come Milano al solo compito di rappresentanza industriale e finanziaria, necessita che i potenti della Terra mettano mano al portafoglio liquidando ai cittadini il valore commerciale di immobili, concessioni ed attività. Del resto il “club Roma”, fondato nell’aprile del 1968 da Aurelio Peccei con la benedizione di Alexander King, Gianni Agnelli, Elisabeth Mann ed Henry Kissinger prevedeva che il ruolo della Roma del futuro sarebbe stato di mera rappresentanza e testimonianza: ovviamente era stato anche previsto un futuribile indennizzo ai cittadini che si fossero spostati in altre località per concedere la Capitale ad usi globalmente importanti. Infatti la missione del “club Roma” era fungere da catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi dell’umanità: era una sorta di cenacolo di pensatori che, due anni dopo, ha dovuto cedere il passo al WEF di Davos. Infatti i filantropi del “Club Roma” sono poi diventati ospiti fissi di Klaus Schwab a Davos. I lettori obietteranno che Roma è periferia, che la politica si fa a Bruxelles, e che siamo costretti a subire. Ma è anche vero che gli enormi poteri di un governatore di Regione potrebbero contrastare gli esperimenti sociali ed economici di un sindaco. E’ fuori ombra di dubbio che la politica europea vada totalmente rivista, e che la cosiddetta “sostenibilità” si stia rivelando sinonimo di “esclusività”. Infatti ieri il “Club Roma” ed oggi Davos propongono un modello socioeconomico esclusivo, cioè capace di escludere dalla fruizione di beni e servizi una grossa fetta di cittadini, il tutto giustificato come “utile a fermare il cambiamento climatico”. E’ ovvio che il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca non si muova per evitare scontri con l’amico Gualtieri, ma corre voce potrebbe cambiare linea politica qualora muti la maggioranza che governa Bruxelles. Se questo succedesse, probabilmente, il Lazio come il Piemonte e la Lombardia seguirebbero le orme di Gran Bretagna e Giappone che hanno rimandato “transizione energetica” e diminuzione dei “fruitori di beni e servizi” a tempi migliori.
Anche se va detto che, nel frattempo i romani dovranno soffrire, evitando ricoveri, visite mediche, uso di auto e vettori pubblici. Infatti la “riduzione della platea di fruitori di beni e servizi” viene tuttora portata avanti nella sanità pubblica del Lazio, dimenticando che la Regione dove insiste la Capitale aveva un tempo come fiore all’occhiello proprio ospedali e nosocomi vari che, di fatto, hanno rappresentato l’80 per cento del bilancio dell’Ente regionale.
Ma non fermiamoci sul dettaglio, perché a Roma è tutto fermo: le attività artigianali e commerciali che insistono nella “fascia verde” (l’intera città fino al raccordo anulare) sono destinate tutte a morire, a causa degli obblighi europei d’adeguamento di macchinari e strutture che, paradossalmente, parlano di parametri d’emissione di CO2 anche per il falegname ed il ciabattino (Carbon Border Adjustment Mechanism). Norme sulla CO2 che si rivelano tassazione, che entra in vigore il primo ottobre, per le grandi imprese e motivo di chiusura per i tantissimi artigiani. La verità è scomoda ma va detta: è stato dato troppo potere ai sindaci, che ormai sono un partito in grado di mettere in ginocchio l’economia nazionale. Grazie a sindaci come Gualtieri e Sala abbiamo una situazione di stagflazione nelle grandi città mentre l’intera Italia è costretta a subire pressioni inflazionistiche elevatissime da parte dei poteri bancari europei. Uno strangolamento che ha determinato il calo dei consumi, la morte del lavoro regolare, l’impoverimento dei cittadini. In mancanza di risposte, qualsiasi forza politica è destinata a perdere consensi e potere, soprattutto la deflagrazione della tranquillità dei cittadini non è foriera di pace sociale. Roma ha oggi la stessa percentuale di senza tetto del dopoguerra e la disoccupazione è tutta sulle spalle delle famiglie. A questo si aggiunge l’insipienza della Giunta Gualtieri, nella quale spiccano soggetti d’evidente stupidità politica: uno di loro ha esordito, interrogato sugli ingorghi creati dai lavori stradali, che “gli ingorghi sono utili a convincere i romani ad usare i mezzi pubblici”. A questo punto, il presidente Rocca dovrebbe intervenire, avocando ad un tavolo Arpa la questione della ZTL, quindi bloccando un “green deal” che lancerà Roma in un caos infinito. Fermando sia la moria della attività produttive che il paradossale uso della municipalizzata Atac (trasporto pubblico). Diversamente il disastro toccherà tutti i cittadini che non hanno avuto la fortuna di vincere una poltrona a Bruxelles.