FORZA ITALIA DEVE CHIUDERE NONOSTANTE GASPARRI E TAJANI
di Ruggiero Capone
C’è un partito ormai inutile, che andrebbe chiuso, anche per rispetto a chi lo ha edificato (e in pochi mesi) vincendo le elezioni del 1994. E’ ovvio si tratti di Forza Italia, ormai ridotto alla visione romanocentrica “Forza Gasparri” e laziocentrica “Forza Tajani”. Un partito che s’avvia a risultati da prefisso telefonico: sarebbe oltremodo offensivo anche sostituire il suo solare inno con “Piange il telefono” di Modugno, la vecchia canzone ha certamente più ascoltatori di quanti elettori possa ormai contare il partito azzurro. Qualcuno obietterà che anche nella Prima Repubblica, che oggi stiamo saggiamente rivalutando, c’erano partiti con consenso tra il due virgola tre e l’uno virgola nove. Partitini manco a dirlo, avevano la forza dell’ago della bilancia, perché rappresentavano in Parlamento, e nei salotti istituzionali che contano, le istanze dei gruppi industriali: liberali, repubblicani e, lontano nel tempo, i monarchici avevano rappresentanze combattive che difendevano a livello legislativo agrari, industriali, grandi imprese artigiane e commerciali. Un po’ il ruolo che ha svolto Forza Italia quando Silvio Berlusconi era ancora presente sulla scena politica italiana ed internazionale. Per certi versi quei “partitini” erano partitoni, avendo alle spalle il consenso di Confagricoltura, Confindustria e Confedilizia. Ma Forza Italia di oggi non serve nemmeno ai grandi imprenditori che, qualora avessero esigenze di settore, si rivolgerebbero direttamente a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Renzi. Ecco che Forza Italia è anche uno spreco, il pagamento d’inutili stipendi, l’occupazione di assessorati per infarcire convegni su ampollose chiacchiere sul “terzo settore” e sul rispetto di magagnate norme europee. Ma è anche il partito a cui andrebbe somministrata l’eutanasia per rispetto a Silvio Berlusconi: un po’ come il seppellire nel mausoleo la creatura a cui ha tanto tenuto, e ponendoci sopra a monito una pietra tombale. Un gesto di grande rispetto che tutte le nazioni hanno tributato alle figure storicamente importanti, ingombranti e controverse: pensiamo solo alla tomba di Napoleone, situata sotto la cupola del “Dome des Invalides” a Parigi, come monito a ricordarne i meriti ma a non ricostituirne la fazione (in Italia il Msi faceva lo stesso giuramento sulla tomba di Mussolini). Eppure sappiamo bene quanto il bonapartismo abbia condizionato fino al midollo la moderna politica francese ed i suoi partiti nazionalisti, un colonnello che aveva servito Raoul Salan confidava allo scrivente che “il sentimento bonapartista ha albergato nella dirigenza francese fino al sorgere di Charles de Gaulle”; questo lo sapeva bene anche Henri Pétain, che vedeva nel mai tramontato bonapartismo la principale difficoltà ad unire sotto un unico vessillo tutti i nazionalismi francesi.
Ma voi elettori credete davvero che Gasparri e Tajani possano mai costruire un “partito berlusconiano”? Farebbe ridere il solo ipotizzarlo. Risuonerebbe un ridotto, una misera caricatura, della grandeur berlusconiana. Suonerebbe come una festa in una magione che ha conosciuto splendori, poi causa estinzione del proprietario ridotta a casa delle feste della sua servitù e dei presunti amici del trapassato. Il risultato sarebbe il ricordo di antichi fasti e potere, ma tra poltrone traballanti e con toppe come nei fumetti di Topolino, il tutto condito da tartine vecchie e rosolio delle nonne offerto dalle attempate volontarie botoliniche di “Azzurro Donna”. E il consenso? Alla “festa azzurra” si presenterebbero i soliti pensionati dei ministeri e degli enti pubblici, quelli che si fanno le foto con Gasparri e Tajani e poi per darsi tono le pubblicano su Facebook. Qualora si domandasse del loro impegno, ribatterebbero “mi occupo di gestione di un dipartimento che organizza tavoli sociali per il Terzo Settore…soprattutto convegni culturali per la Regione Lazio”. Grattando grattando si andrebbe a scoprire che si muovono con tutto il giro di Nonna Arzilla per far presentare nei romani Circolo delle Vittorie e M’Arte il libro di poesie della moglie d’un potente avvocato dei Parioli: un tomo a dir poco noioso, oltremodo barocco e stucchevole; il marito ha pagato la pubblicazione all’editore e promette danari a chi lo facesse presentare, e pur di levarsi dai piedi la plastificata consorte in tacco venti e tubino. Silvio Berlusconi, che di piaceri della vita se ne intendeva, ci avrebbe costruito sopra su un centinaio di barzellette. Direttamente collegate sono le iniziative consensuali romane di Forza Italia. Ovvero quei banchetti con volantini di propaganda organizzati da “Azzurro Donna”, qualcuno li chiama tavoli della “donna azzurra”: forse non ha tutti i torti, le propagandiste vestono un po’ come Diana Prince in Wonder Woman, sempre tacco venti, trucco e capelli appena fatti, movenze delicate per non rompere l’incantesimo. Il romano verace di passo con l’Ape tre ruote rompe a gran voce la favola: “lasciate perdere la politica…dateve al teatro”. Le tipe commentano piccate: “quanti cafoni in giro per Roma… Gualtieri dovrebbe impedire che circolino nei quartieri bene”. Infatti i tavoli propagandistici “azzurri” si svolgono tra Viale Parioli e via Veneto, saltuariamente lungo via Del Corso: in poche parole battono i territori dove l’elettorato è del Partito democratico. Del resto se si presentassero in periferia, con tutto l’ armamentario e la presenza, prenderebbero solo sonore pernacchie. E non parliamo dei finti nobili, dei sedicenti vertici della massoneria e dei servizi segreti che popolano i loro incontri: indagando si scopre che sono persone in cerca d’appoggi o bidelli di Asl che si spacciano per dirigenti. Eppure a questo partito, che nessuno più voterà, sono stati dati ministeri ed assessorati, forse come ultimo atto di rispetto alla memoria di Silvio Berlusconi. Ecco perché, per il bene della politica, urge che il futuro consenso azzurro per le europee venga spartito tra Fratelli d’Italia, Lega ed anche Matteo Renzi. Diversamente la presenza di Forza Italia farebbe ancor più irritare l’uomo di strada, incazzato e con problemi economici, favorendo rigurgiti consensuali verso grillini e Pd. E allora cosa potrebbe riservare il futuro a Gasparri e Tajani? Secondo qualcuno ci sarebbe da turarsi il naso e considerarli “riserva della Repubblica”: ovvero candidabili al Quirinale perché possa continuare il “mattarellismo”, quel misto di pietismo e taglio di nastri nelle commemorazioni, quel dire tutto e nulla, soprattutto insufflando attraverso messaggi melensi una debole italianità, l’amore verso il mondo, il clima, la natura, il Papa, e casomai incontrando Greta e Soros per il bene dei poveri. Del resto Gasparri e Tajani potrebbero anche fare conferenze sulla “povertà sostenibile”, casomai asserendo che (come dicono a Davos) “l’Europa ci chiede di ridurre la platea dei fruitori di beni e servizi… il lavoro umano significa inquinamento”. C’è da credere che anche i loro alleati di governo si siano resi conto quanto la politica di Forza Italia sia di supporto al Pd: basti solo considerare come gli “azzurri” hanno condannato su Roma le manifestazioni popolari contro Gualtieri e la sua nuova ZTL. Oppure che Forza Italia s’è dichiarata ultragarantista verso gli esponenti Dem all’Ue Antonio Panzeri e Eva Kaili, beccati con le mani nel sacco delle tangenti pagate da stati esteri e gruppi internazionali per orientare le politiche dell’Unione Europea. Forza Italia ha dichiarato la propria solidarietà al Pd indagato dalla magistratura belga, aggiungendo di credere nella bontà delle istituzioni europee: queste ultime sono le stesse che ci torturano con le norme per farci perdere lavoro, casa e risparmi. Ci sarebbe molto altro da argomentare, bastevole a far chiudere Forza Italia a furor di popolo. Ma in molti sono certi che la famiglia Berlusconi presto staccherà la spina, e per rispetto alla memoria del fondatore.