LE RAGIONI DELL’AVVOCATO MORENGHI E LA COLPA DI FERDINANDO ESPOSITO
di Ruggiero Capone
Fin da ragazzo ho sempre nutrito naturale diffidenza verso i vincitori di concorso, le forze di polizia e, soprattutto, magistrati e alti dirigenti di stato. Di logica conseguenza, non ho mai avuto grande stima di chi si poneva con modi palesemente reverenziali verso guardie e giudici. Il cittadino uomo di strada che manifesta la propria inferiorità etica e morale rispetto al dipendente pubblico è, per molti versi, la concausa della radicata ingiustizia alla base della democrazia italiana. Da quest’agire sono derivate anche le rendite di posizione di certa stampa, ritenuta credibile ed “istituzionale” poiché cassa di risonanza di poliziotti, magistrati e comunque vertici del potere bancario ed industriale. Frequentavo le scuole medie quando, per la prima volta, conoscevo quanto sopruso arbitrario potesse albergare in tanti che portano una divisa: avevo messo da parte una sommetta e acquistavo un pallone di cuoio ma, alla prima partita in un improvvisato campetto pubblico, un lesto maresciallo della municipale di Bari tentava di tagliarmelo col coltello (una molletta evidentemente non d’ordinanza). Grazie ad un bel calcione in parte delicata del corpo del poliziotto, il pallone sfuggiva di mano allo sbirro e mi permetteva di sottrarlo e fuggire via. Ne nasceva una vera e propria caccia all’uomo. Ammetto che, negli anni di problemi con la giustizia ne ho avuti tanti e molto più gravosi. Questo ha rafforzato nello scrivente diffidenza verso lo Stato. Ma un bel giorno mi veniva presentato il magistrato Ferdinando Esposito, parlava di garantismo e voglia di costruire politicamente un sistema diverso e non più persecutorio nei riguardi del cittadino. Quindi venivo meno alla stella polare che mi ha sempre guidato, ovvero poca confidenza con giudici e guardie. Abbassavo le difese e mi lasciavo convincere a pubblicare a mia firma degli scritti di Ferdinando Esposito: negli articoli il magistrato accusava l’avvocato Michele Morenghi d’aver falsificato atti e indebitamente percepito compensi, d’aver fatto affari a dir poco opachi. Ovviamente l’avvocato Morenghi iniziava una battaglia legale contro lo scrivente: vi giuro che non sapevo nulla dell’appena citato uomo di legge, mi ero solo fidato di Ferdinando Esposito. Quest’ultimo aveva fatto leva sul mio ancestrale senso di giustizia, dicendomi che Morenghi aveva financo falsificato un testamento in favore di una bambina. Essendo Morenghi emiliano, a certi poteva venire facile accostarlo al giro delle “amministrazioni di sostegno”, quindi al fumus legale che circondava Bibbiano: niente di più sbagliato, Morenghi non ha nulla a che vedere con certe pratiche, ed ogni accostamento sarebbe oltremodo calunnioso. Ma la frequentazione con Esposito mi dava la sensazione d’aver trovato una stampella per sortire dalla vita cupa di colui che è sempre stato ai margini per problemi di giustizia: non nego d’aver conosciuto tanti processi per motivi politici e poi per i miei scritti antisistema. Parlare con Ferdinando Esposito mi faceva dimenticare le parole d’un dirigente della Digos che, anni prima, mi aveva definito “delinquente politico abituale”.
Ma appena l’avvocato Morenghi ha iniziato a chiedermi spiegazioni di quegli articoli, sospettando ci fosse la mano del magistrato, Ferdinando Esposito ha iniziato a prendere le distanze dallo scrivente. Sino a scomparire del tutto, anche bloccandomi telefoni e messaggistica. Di fatto il magistrato ha agito come in uso a sbirri e giudici, ovvero ha inguaiato l’ennesimo cittadino (che già di problemi ne aveva e ne ha) ed ha tirato dritto per la propria strada. Del resto, quand’ero giovane ascoltavo con attenzione le parole di un conoscente che era entrato in Polizia, il tipo diceva in maniera fiera “il dirigente ci ha detto che va tutto bene quando aumentano gli arresti, perché gli arresti fanno notizia e incutono rispetto verso lo Stato”. Con questo vecchio metodo viene ancora dimostrata l’efficienza di giustizia e forze dell’ordine, con processoni e tanti arresti: ovvero incarcerazioni di massa, persecuzioni giudiziarie che non cessano nemmeno quando un indagato dimostra la propria innocenza. Ammetto che il mio retro pensiero suggeriva che il magistrato mi avrebbe rifilato una fregatura. Quindi ho indagato sull’avvocato Michele Morenghi, scoprendo che è stato prosciolto da indagini e processi che lo riguardavano. Soprattutto, è considerato sulla piazza di Milano come titolare d’un valido studio legale in via Monte Napoleone. Francamente mi fa rabbia Ferdinando Esposito abbia carpito la mia buona fede per una propria vendetta personale contro Michele Morenghi. Di quest’ultimo ho letto che ha difeso persone davvero in difficoltà, e che il suo studio si occupa di importanti vertenze. Al danno la beffa, grazie alle invettive di Esposito (essendo lo scrivente una vecchia conoscenza di questure e tribunali) non potrò usufruire su Milano e dintorni dei buoni uffici dell’avvocato Morenghi.