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MINIMO SALARIALE

di Manlio Lo Presti (scrittore ed esperto di finanza e banche)

Da tempo gira nei palazzi del potere politico, economico e finanziario la possibilità di determinare per legge il minimo salariale orario. L’iniziativa presenta il rischio di creare un parametro che vada a sostituire gli accordi salariali fra le parti sociali coinvolte, determinati e tutelati dalla contrattazione nazionale. Il minimo salariale determinato ex lege elimina radicalmente il valore democratico della negoziazione. La contrattazione è tutelata dalla costituzione italiana già dal suo inizio all’art. 1 Cost http://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/principi-fondamentali/articolo-1 che sancisce il fondamento del lavoro. Al Titolo III Rapporti economici, abbiamo l’art. 39 Cost. https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-iii/articolo-39 quando stabilisce la legittimità del sindacato come strumento negoziale; e l’art. 46 Cost. https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-iii/articolo-46 che recita: “elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione”. Di indubbio interesse culturale e giuridico è la lettura del numero 1/2016 della Rivista giuridica del lavoro il cui tema è “L’attuazione degli articoli 39 e 46 della Costituzione”. Il testo è disponibile qui: https://www.futura-editrice.it/wp-content/uploads/2019/01/RGL-Quaderno-1-2016_DEF.pdf . L’architettura giuridica nazionale sarebbe travolta dall’esorbitante numero di requisiti da attuare e che condizionano l’erogazione dei fondi del PNRR, fra i quali anche la determinazione di un minimo retributivo.
La conseguenza immediata di questo provvedimento sarebbe un ulteriore ribasso generale dei redditi da lavoro, con lavoro nero dilagante che certificherebbe una lacerazione più profonda fra il Paese reale e quello dei Palazzi. Si allargherebbe il numero di accordi verbali individuali per i quali il datore di lavoro paga il salario minimo, ma si fa restituire soldi sottobanco dal lavoratore ricattato (è la parte eccedente del precedente livello salariale da fame). Votare una normativa non basta, perché deve essere poi applicata e necessita vigilare sulla sua corretta applicazione. Diventa necessario stabilire un sistema dei controlli alle aziende, che devono essere più numerosi e rivolti in particolare a strutture medio piccole, dal momento che le grandi aziende dovrebbero avere il controllo sindacale. Dovrebbero.
Per evitare interazioni corruttive con le aziende, gli ispettori del lavoro dovrebbero continuamente e improvvisamente essere trasferiti in luoghi lontani, e totalmente diversi da quelli di partenza.
Attualmente, la selezione e il reclutamento sono totalmente nelle mani dei capi del personale delle aziende e delle strutture pubbliche. Molti di essi sono di fatto dei piccoli o grandi satrapi che hanno mandati ristretti e imperniati sul ricatto e la minaccia costante di licenziamento qualora i dipendenti non accettino le innumerevoli condizioni vessatorie. Tra queste abbiamo il livello retributivo più basso possibile e il ricatto alle donne perché non facciano figli. Un tema questo che non suscita il minimo e necessario interesse dei partiti che dichiarano di tutelare la dignità delle donne nei luoghi di lavoro.
Tutto questo è alimentato dalla storica assenza di un mercato interno del lavoro, regolamentato e sostenuto dalla creazione di strutture funzionanti che prevedano l’offerta di articolati piani di formazione per il primo impiego, come pure l’erogazione di calendari di formazione permanente da destinare ai lavoratori espulsi dai cicli produttivi.
In assenza di una pianificazione e di una realizzazione dei passaggi operativi appena descritti, ogni provvedimento proposto da alcuni partiti, che ne hanno fatto una battaglia monotematica e ossessiva, appare come una toppa emergenziale che non risolve e, anzi, aggrava il caos nel mondo del lavoro.
Sorge infine una domanda: non sarà che, con la scusa degli adempimenti del PNRR, la controversia sul salario orario minimo ha lo scopo di depotenziate un sindacato che si è svegliato con un governo di centro destra dopo aver dormito per l’intero biennio pandemico e, anzi, diventandone un promotore alacre e servile dimenticando il perseguimento della tutela dei diritti contrattuali e di legge e la spinta alla massima occupazione? Lo sapremo molto presto, nel frattempo, il Paese va in fiamme.