L’ITALIA DIMOSTRI AUTOREVOLEZZA PIANTANDO I PIEDI NEL MEDITERRANEO E DIFENDENDO JULIAN ASSANGE
di Piero Laporta
La credibilità del governo si sfarina. L’ultima, farsi ridicolizzare da un cicisbeo – privo d’alcun pregio politico e morale – in-ac-cet-ta-bi-le.
Se proprio si vuole intervenire in difesa dei diritti umani d’uno straniero, Giorgia Meloni fermi l’incombente estradizione di Juliane Assange negli Stati Uniti, per esservi seppellito all’ergastolo, avendo fatto quanto i giornalisti italiani han da tempo dimenticato: dire la verità. Nessuno dei pennivendoli inneggianti al cicisbeo bolognese s’è ricordato d’Assange. I media sedicenti progressisti invece già ragliano per un altro morto a causa dei servizi inglesi.
Queste carnevalate che cosa c’entrano con l’interesse nazionale? Sorvoliamo su Ignazio Larussa e Daniela Santanché, indici d’una debolezza intrinseca nel partito, i cui ministri, oltre a dichiararsi integerrimi, dovrebbero apparire tali. Il confine fra “essere” e “sembrare” è mutevole in politica, imprevedibile col cambiare dei rapporti di forza. Purtroppo, c’è di peggio.
Abbiamo ripetuto innumerevoli volte che gli inni pacifisti del venerabile Bergoglio stonano sull’Ucraina. L’Italia non può fermare il conflitto; le conviene quindi alimentarlo, affinché i grandi s’azzannino e si facciano quanto più male possibile. È l’unica strada perché noi si possa risalire la china nella quale ci hanno sprofondato negli ultimi 50 anni.
Questo non significa ripetere stucchevolmente che «sosteniamo l’Ucraina a 360 gradi», perché da 50 anni siamo a 90 gradi e non si vede motivo per aumentarli questi gradi. Ovvio, l’Italia non può mettersi contro gli Stati Uniti, chiunque sia l’inquilino della Casa Bianca. Non è tuttavia necessario abbracciare e limonare col guitto di Kiev, non meno pericoloso del dittatore di Mosca. Un conto è essere alleati, altro è fare i camerieri. Le cadute di stile non si risolveranno per Giorgia Meloni, neppure scrivendo un libro con un celebre giornalista, come dicono stia facendo. Primo, gli italiani non leggono; secondo, gli italiani non sono scemi, a 40, a 90 o a 360 gradi, non sono scemi.
Giorgia Meloni vigili. Dal versante PD partono siluri, utilizzando anche gli esiti del terrorismo. Chi dubiti scavi nel web; vi troverà la storia d’un complesso musicale, battezzato “P38 gang”. Fanno una musica orrida, i testi sono ancora peggiori. Sono tuttavia provvidenziali per coloro che vogliono distogliere l’attenzione dai terroristi veri. La P38gang ebbe la sciagurata idea di richiamarsi alle Brigate Rosse e ai loro simboli. Apriti cielo. Alcuni parenti delle vittime dei Br li hanno denunciati per “apologia di reato”, costituendosi contro questi ragazzetti che non hanno mai sparato né torturato nessuno. I denuncianti – sono costoro, costituiti parte civile contro i veri BR, assassini e torturatori? Lo sono, sì o no? – i denuncianti si sono costituiti contro questi scellerati, che non sanno neppure di che cosa parlano quando citano Aldo Moro. Non lo sanno perché lo Stato ha fatto, esso sì, apologia di reato, oscurando la figura di Aldo Moro, mettendogli l’Unità in tasca, mandando in libertà gli assassini e i torturatori di via Fani, dando a costoro immeritata libertà e la possibilità di vivere negli agi. Nessuno dei denuncianti di oggi denunciò l’apologia di reato quando una delle assassine di via Fani irrise le vittime nel quarantennale. Mai la Digos fece irruzioni notturne nelle case e nelle ville dei torturatori di Aldo Moro, come invece nelle case dei cinque ragazzi della P38Gang. Mai nessuno disse un’acca contro le apologie del terrorismo del premio Nobel per la letteratura, Dario Fo; mai nessuno denunciò l’apologia dei firmatari del povero commissario Luigi Calabresi, poi macellato. Mai alcuna Istituzione ha perseguito i depistaggi giornalistici degli inesistenti “colpi a raggiera”, celebrati con trionfalistici comunicati stampa dalla commissione Fioroni. Grotteschi e omissivi. Le istituzioni con gli occhi chiusi e le orecchie tappate per gli assassini e i torturatori di via Fani, istituzioni che hanno raccontato Raffiche di Bugie a Via Fani, che hanno ingannato tribunali e commissioni d’inchiesta, salvaguardando assassini e torturatori, le stesse istituzioni diventano improvvisamente draconiane persecutrici d’un manipolo di ragazzi gender liquidi, che non hanno ucciso né torturato nessuno, non hanno brandito armi ma chitarre.
Attenta, Giorgia Meloni. I servizi italiani sono inquinati, non da oggi. L’apologia del terrorismo la fece e la fanno tuttora istituzioni dello Stato, non la P38Band; costoro semmai sarebbero ottimi, quanto innocenti paraventi per chi volesse depistare sul ritorno del terrorismo, quello vero, quello che tortura e uccide, con le pistole, non con le chitarre. Dopo tutto i terroristi stupidi di destra non ci sono più. Qualche nuova testa di turco devono pur trovarla.
Giorgia Meloni sa d’aver ereditato una macchina statale a pezzi. Ma Giorgia Meloni sa quanto davvero è pericolosa la sua situazione? Il Mediterraneo, per esempio. Attenta, Giorgia Meloni, attenta al Mediterraneo: prima d’annegarvi migliaia di disperati, il Mediterraneo uccise Enrico Mattei e Aldo Moro. Uccise Ilaria Alpi. Uccise fin da Portella della Ginestra e da piazza Fontana, uccise per l’unità d’Italia, perché Mediterraneo, civiltà italiana e civiltà cattolica sono tutt’uno.
Attenta, Giorgia Meloni. La Francia non c’era alla Conferenza Internazionale su Sviluppo e Migrazioni. È la conferenza sul Mediterraneo fortemente voluta da Giorgia Meloni. Attenzione. La Francia è porzione attiva del terrorismo internazionale, cui offre rifugio e protezione da ben prima dell’assassinio di Aldo Moro. La commedia prima della firma del Trattato del Presidente, con l’arresto di dieci terroristi, divenne farsa una volta firmato il Trattato del Presidente, dopo il quale la Francia rimise in libertà i dieci terroristi, protetti dai suoi servizi segreti. Intendiamoci, se Battisti Cesare non avesse lasciato la Francia per il Brasile, a bordo dell’aereo presidenziale di Nicolas Sarkozy, oggi non sarebbe estradabile da Parigi e sarebbe come i rimanenti sotto la protezione dei servizi francesi.
Attenzione, Meloni. La Francia è porzione attiva del terrorismo internazionale, cui offre rifugio e protezione da ben prima dell’assassinio di Aldo Moro. La Francia ha appoggi in Italia, ad altissimo livello nello Stato. Sulla sommità del Quirinale sventola il tricolore romboidale che Napoleone Bonaparte, capo della massoneria francese, volle per il Regno Italico nel 1805, facendosi incoronare anche re d’Italia. Attenzione, Meloni. Quel simbolo massonico sul Quirinale lo affisse il sedicente cattolico Francesco Cossiga, dopo via Mario Fani. Come cattolico non amo la massoneria italiana; come cittadino della Repubblica italiana ne difenderei l’esistenza se non fosse genuflessa agli interessi sporchi e sanguinosi di Parigi.
Disse san Giovanni Paolo II da Varsavia: «La parola “patria” ha per noi un significato affettivo» e distrusse l’Unione sovietica. Cristo Vince, non i cicisbei né gli assassini o i traditori, Cristo Vince. www.pierolaporta.it