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IL CONTROLLO BUROCRATICO: LA CHIMERA DELLA SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e finanza)

La pubblica amministrazione italiana ha da tempo intrapreso la strada della gestione automatizzata della sua produzione documentale. Decisione che dovrebbe rendere l’attività burocratica più fluida rispetto al passato, rappresentato da file interminabili agli sportelli, da liti frequenti fra impiegati e cittadini, soprattutto cittadini trattati come nemici e non come coloro che garantiscono lo stipendio agli addetti, rapporto ancorché intermediato dalle cosiddette strutture statali. Questo è il primo segnale che il rapporto Stato-cittadino è fondato sull’incompetenza, spesso celata con atteggiamenti arroganti e dilatori, che creano ingorghi e inefficienze indegne di un Paese moderno.
Evidenziare i comportamenti significa toccare il tema della formazione del personale pubblico, al quale va fatto capire che il proprio posto di lavoro non è una prebenda, bensì un servizio e con tale spirito deve essere garantito alla cittadinanza. La cittadinanza deve a sua volta avere un comportamento rispettoso, ma non sottomesso nei confronti degli operatori pubblici. La qualità dei rapporti fra Stato e cittadino è un tema ancora irrisolto, finché l’immagine che avvolge la pubblica amministrazione è ammantata da un alone di arroganza, di incompetenza, di lentezza esasperante, di evidente assenza di volontà di voler veramente risolvere un problema o rispondere ad un quesito del cittadino. Il rapporto Stato cittadino si è ulteriormente logorato con l’avvento dell’epopea pandemica, che è diventata la madre di tutte le scuse per giustificare ritardi, inefficienze secolari, comportamenti amministrativi che risalgono ai tempi di Cavour (https://phastidio.net/2003/04/15/leggi-di-murphy-sulla-burocrazia/) Nulla di nuovo, insomma, anche riguardo alla visione di uno Stato che tratta i cittadini come sudditi, quindi considerato con sospetto dalla popolazione che valuta ogni decisione statale come ulteriore truffa e ulteriore restringimento delle libertà personali. Una sensazione diffusissima, che non viene confessata apertamente nemmeno nelle risposte date ai ricercatori che elaborano i sondaggi, con statistiche socioeconomiche spiattellate con solerzia in alcune delle 21 trasmissioni politiche esistenti in Italia: Sappiamo tutti che le persone mentono.
La brevissima disamina introduce il tema della cosiddetta “semplificazione” della pubblica amministrazione, che rimane confinata nel libro delle buone intenzioni con le premesse appena accennate. Non potrà esserci semplificazione se il suo sviluppo e la realizzazione è nelle mani delle stesse persone che hanno agito per decenni in modo ostile e dilatorio. Non potrà esserci miglioramento se la sequenza della produzione normativa dello Stato italiano adotta modelli operativi precedenti il “grande balzo in avanti informatico”. Mi riferisco alla produzione eccessiva di norme redatte con uno stile involuto e spesso contraddittorio, aprendo la strada ad una titanica montagna di ricorsi e di liti legali che soffoca e ingorga i palazzi di giustizia. Non ha senso una produzione normativa che emette leggi dove convivono nello stesso testo le normative e le procedure per la loro attuazione. Ulteriore difficoltà di attuazione delle normative-regolamento è la presenza della formula “ad eccezione di …” che contiene elenchi di esenzioni dalla norma stessa (cfr https://www.prepos.com/il-pericolo-della-penetrazione-burocratica-nella-web-society-di-vincenzo-masini/). Il controllo della corretta ed equanime applicazione di simili norme-regolamenti richiederebbe un proporzionato incremento del numero di agenti delle forze di sicurezza nazionali che invece rimane lo stesso, quando anche non diminuiscono, come sta accadendo nel settore medico. Il controllo è quindi velleitario, le tutele legali una chimera grazie a normative incomprensibili che generano liti continue intorno alla loro presunta corretta applicazione.
Parlare di “misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”, come recita il titolo della legge 11 settembre 2020, n. 120 è quindi grottesco anche per l’aggettivo “urgente” che da tempo accompagna qualsiasi attività politica, sociale, economica, militare, farmaceutica, di ordine pubblico della vita italiana. Un termine che è in buona compagnia con la parola “sostenibile”, “fragile”, “resiliente”, “ambiente”, “hybrid” (perché suona più figo), “salvaguardia dell’ambiente”, ecc. Diventano una moda, un riflesso pavloviano condizionato e ossessivo privo di contenuti reali e fattuali.
Ogni evento si riduce alla sua rappresentazione e mai alla soluzione dei problemi, non garantisce risposte ai quesiti sottoposti dalla cittadinanza-nemica che retribuisce e sostiene una titanica, pervasiva ed auroteferenziale burocrazia che nemmeno Lenin riuscì a scalzare (https://www.pandorarivista.it/articoli/stato-e-rivoluzione-lenin/).
Ignobile e scandalosa la passività ignorante della popolazione. Ci sono focolai di dissenso ma sono dispersi in decine di raggruppamenti che agiscono in ordine sparso. Gruppi che non riescono e nemmeno intendono unirsi o, quantomeno, federarsi per fare corpo unico. A molte di queste associazioni chiesi – invano – di citare le fonti dei loro finanziatori. Qualcuno di loro gettò a terra la mia carta da visita e quasi tutti andarono via interrompendo la conversazione. Questa è la cosiddetta “opposizione” nella ex-italia. Anche le strutture private, create per la tutela dei diritti del cittadino, assumono lo stesso atteggiamento della burocrazia statale. Tratteremo questo tema in un prossimo articolo corredato da accurate statistiche sui comportamenti di queste associazioni consumeristiche registrate al ministero competente.
Uno scrittore russo affermò, profeticamente, che “la potenza della burocrazia non è nella sua velocità, ma nella sua lentezza”. Le cosiddette mitologiche “misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” contenute nella ridetta LEGGE 11 settembre 2020, n. 120 non farà alcuna eccezione (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/09/14/228/so/33/sg/pdf ). Sarà ricordata come una ulteriore prova del velleitarismo italico. Anche questa norma avrà la sua totale applicazione solamente nel settore del controllo della vita personale con la unificazione di tutte le singole banche dati.
Controllare è più facile che fornire equamente beni e servizi ad una popolazione che deve essere asservita e resa inoffensiva. Leggere l’imperscrutabile “testo 120” per credere.