GLI EQUILIBRI ITALIANI DOPO MISTER B
di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e finanza)
Le cronache di oggi e per i giorni che verranno sono e saranno tutte occupate a narrare in modo aulico la morte di Berlusconi. Su di lui è stato detto di tutto. Aggiungere altro non ha alcuna utilità. Le discussioni in corso nelle reti televisive, e sulla stampa da parte di tutti gli schieramenti, convergono nel solco di adottare un atteggiamento “rispettoso” per la memoria di un personaggio controverso, che rappresenta comunque una parte importante nella storia del nostro Paese. Questo comportamento soporifero evidenzia una smaccata ipocrisia da parte del maggiore partito d’opposizione, che contro di lui ha allestito oltre quaranta procedimenti giudiziari mediante un uso ossessivo della magistratura ideologicamente allineata. Un mitragliamento giudiziario simile sta avvenendo negli Usa con l’ex presidente Trump. Martellamento giudiziario per azzoppare e, possibilmente, eliminare l’avversario, se necessario, anche con l’assassinio. Stesso comportamento eliminatorio ossessivo si verificò in Italia anche per il Craxi, e prima con l’omicidio di vari politici ed imprenditori, fra i quali Adriano Olivetti, Gabriele Cagliari, Enrico Mattei e Aldo Moro.
Sembra adesso inopportuno fare cenno alle oscure origini della ricchezza di Mister B? Invece è necessario ricordarne i punti cruciali. La leggenda narra che Mister B. inizia la sua scalata con l’aiutino della Banca Rasini (http://www.aurorarivista.it/articolo.php?cat=memoriatt&id=155_banca_rasini__a ) dove lavorava suo padre (https://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/02/23/news/silvio-berlusconi-e-la-mafia-20-anni-di-soldi-in-nero-di-cui-nessuno-parla-1.318643). Poi con i buoni uffici di Michele Sindona, il finanziere prima usato e poi eliminato come nel caso Calvi: Mister B otteneva nel 1961 una importante fideiussione (garanzia bancaria) che, assieme alla liquidazione anticipata del lavoro del padre, serviva per iniziare l’avventura da immobiliarista (https://unita2.org/2022/12/05/banca-rasini-la-cassaforte-della-mafia/ ). Nel triennio 1976-1978 si aggiungono finanziamenti da conti svizzeri per la creazione di decine di holding sul territorio italiano. Questa piccola banca (la Rasini) era diventata la stanza di compensazione e riciclaggio di fondi provenienti dalle attività della criminalità organizzata: Mister B, grazie alle sue abilissime capacità imprenditoriali, riusciva a non essere poi triturato dai mandanti.(https://it.politica.narkive.com/xZqm0Jbi/berlusconi-ottenne-una-fideiussione-dalla-banca-rasini-indicata-da-michele-sindona ). Mister B, alle domande incalzanti degli inquirenti, si avvalse della facoltà di non rispondere riguardo alle infiltrazioni mafiose nelle sue frenetiche attività edilizie (https://acmos.net/milano-la-finanza-e-la-mafia ). In una storica intervista Mister B raccontava ben altro: https://www.milanofinanza.it/news/silvio-berlusconi-la-storica-intervista-del-1981-a-capital-che-creo-il-mito-di-mister-tv-202304062126097176
Ricordare queste vicende, scientificamente oscurate dalla memoria storica del nostro Paese, è necessario per confermare la tesi che, sia Mister B che altre famosissime e storiche dinastie industriali e finanziarie del nord Italia abbiano agito da prestanomi per la riattivazione e lo sdoganamento di miliardi rivenienti da attività criminali internazionali e nazionali, e mediante una efficace attività di riciclaggio di immensi importi. Altre dinastie bancarie provvedevano a rendere perfettamente funzionante il meccanismo, con la benevola compiacenza delle strutture istituzionali apicali di controllo che avrebbero dovuto eliminare o, quantomeno, limitare i volumi monetari del pluridecennale riciclaggio. Queste vicende sono state trattate in fasi alterne e con intensità variabile. Costituivano un elemento di ricatto da sfoderare quando Mister B tentava di uscire dai limiti imposti dal copione dei mandanti. Seguendo una sua intuizione, egli si lancia nella creazione e nello sviluppo di sistemi televisivi fuori dal perimetro monopolistico statale tradizionale. Viene ostacolato con una sequenza infernale di azioni legali allestite dalla magistratura. Poiché occuparsi di sistemi di comunicazione implicava la movimentazione di centinaia di miliardi, non c’è stata forza avversaria in grado di fermarlo. Non potendo dire apertamente che dietro a moltissime attività imprenditoriali aleggiava la pesante ombra della criminalità organizzata nazionale e mondiale, con fondi destinati anche a diverse aree sotto conflitto militare, i partiti nemici hanno iniziato una serie impressionante di inchieste a sfondo sessuale per screditarne l’onorabilità, senza ottenere apprezzabili conseguenze negative.
Resta confermata una spiacevole e pericolosa usanza tutta italiana di utilizzare i prestanome per camuffare le vere catene proprietarie dei processi industriali e finanziari de’ noantri. La nota casa automobilistica italica del nordovest era di proprietà di cinque famiglie, mentre alla famiglia dell’Avvocato toccava solo l’undici percento. Moltissime casate appartenenti al salotto buono della finanza e della produzione industriale possedevano direttamente solo una parte minoritaria delle realtà operative, anche se ritenute dall’opinione pubblica di loro esclusiva proprietà. Nella storia economica del nostro Paese, quasi per niente è stato trattato questo fenomeno che è molto più vasto di quanto si creda, ad eccezione di un manipolo di storici ed economisti condannati ad una dannosa irrilevanza.
Sono stati tanti gli aspetti positivi di Mister B in politica internazionale. Intuiva la necessità di curare i rapporti geopolitici con la Russia, poiché facente parte della stessa piattaforma geografica. Sul fronte interno, invano tentava di imporre agli ambasciatori italiani nel mondo vari obiettivi commerciali da raggiungere. In politica interna dichiarava che era necessaria una legge che proibisse il cambio di schieramento, che di fatto vanifica la solidità delle alleanze raggiunte. Ha combattuto il pauperismo delle sinistre italiane, ideologicamente contrarie alla crescita di una classe media e della capacità di acquisto.
La fine della gestione di Mister B evidenzia una parentela del tutto disinteressata ad amministrare delle reti televisive con grande ritorno pubblicitario: La famiglia ha dichiarato di voler vendere Mediaset. Le prime conseguenze saranno il rapido licenziamento in massa dei dipendenti, che lui non aveva mai toccato con espulsioni né con il ricorso alla cassa integrazione, né con contratti precari. Ora arriveranno i soliti “killer dell’economia” per spezzettare la corazzata mediatica, sulla stessa volteggeranno speculatori nazionali e soprattutto americani. Simile destino toccherà le case editrici Mondadori ed Einaudi, che saranno rapidamente vendute, come del resto accadrà alla Banca Mediolanum.
L’uomo-partito non c’è più, e questo scatenerà conseguenze laceranti in Forza Italia dove, da un certo tempo addietro, sono esfiltrate la Santanché, la Gelmini, la Carfagna ed altri nomi ancora. La transumanza quasi certamente renderà insufficiente i numeri dell’attuale maggioranza. Parte di F.I. confluirà nel gruppo di Renzi. La caduta del governo di centrodestra rimetterà il mandato al Colle che nominerà l’ennesimo presidente “tecnico” del Consiglio dei Ministri. Uno degli aspiranti nominabili si è “casualmente” dimesso dalle file del Pd quasi un mesetto addietro. Sarà costui?
Prepariamoci ad una serie di convulsioni istituzionali del nostro martoriato Paese, che non riesce ad avere un decente periodo di stabilità per rifondare seriamente le proprie strutture e rafforzare la democrazia.