GUALTIERI, IL PICCOLO FRATELLO ROSSO, IL TAPPABUCHI
di Maurizio Bonanni
Gualtieri “chi”? Ma, andiamo, su! Stiamo parlando del Tappabuchi” di Bruxelles, il fedele servitore istituzionale degli interessi degli gnomi che governano l’Euro e la finanza speculativa globale, come si vede dal suo curriculum degli incarichi ricoperti in tal senso presso la Ue e come Ministro italiano dell’Economia (il più potente di tutti..). A Roma però non serviva un Tappabuchi ma un Tappabuche. Dalla elezione dello scoloratissimo Roberto Gualtieri sorge spontanea una domanda: ma non c’era un candidato Pd meno incolore e assai più passionale da candidare a Sindaco della Capitale? Ora, la sua trovata di posizionare telecamere a riconoscimento facciale (giusto per vedere per curiosità le facce toste dei romani!) per violazione della Ztl allargata, che intercetta tutte le auto (immortalando chi si pone alla loro guida) considerate altamente inquinanti, fino agli Euro-4 diesel, lo ha in qualche modo equiparato al “Piccolo Fratello Rosso” (rispetto a quello “Giallo”, ben più grande di lui) di Xi Jinping. Un modo di certo assai esagerato di fare sana polemica politica. Però si comincia sempre dal dito per prendersi poi, con il tempo, tutto il braccio. Allora, come memento storico attuale, ricordiamo un po’ di cosa è successo poco tempo fa in Cina, a proposito di Grande Fratello e di controllo capillare delle più banali attività del comune cittadino. Per la cronaca, oggi la Cina è, in assoluto (seguita molto da vicino dall’Iran!), la più grande Nazione della “Sorveglianza di Stato”, o “Sv-State”, che ha approfittato della pandemia per potenziare notevolmente il proprio apparato di sicurezza e gli algoritmi di riconoscimento facciale, soprattutto in occasione dei giganteschi lock-down anti-Covid di intere megalopoli.
In pratica, a seguito delle proteste popolari anti-lockdown, gli apparati di sicurezza cinesi hanno lavorato su kilometrici tabulati telecom di numeri cellulari, così come individuati dalle celle telefoniche collocate nei quartieri e negli isolati in cui si sono svolte le manifestazioni. I dati relativi sono stati passati al setaccio, grazie a sofisticati algoritmi, convocando poi singolarmente nelle stazioni di polizia i singoli utenti “sospetti” così individuati. Per queste “finalità della Sicurezza dello Stato” (occhio alle definizioni!) n questi ultimi anni la polizia cinese è stata dotata di sofisticati apparati di spyware per i cellulari, in grado di sottrarre dati a migliaia di diverse App quando una determinata utenza viene scannerizzata. Nella sola Pechino i progetti di video sorveglianza del Governo combinano la presenza “fisica” di analisti di intelligence duplicandola con l’ausilio di sofisticati dispositivi automatici, che operano uno screening sull’informazione domestica ed estera 24h su 24. Il “focus” si concentra su quei profili social in cui vengono discussi argomenti sensibili che potrebbero entrare in risonanza con il dissenso interno, con particolare riferimento alle condizioni di vita dei cittadini cinesi e altri aspetti di particolare delicatezza, come discriminazioni etniche e punizioni sociali per i dissidenti. Particolarmente monitorate, perché raggiungibili attraverso le reti Vpn, sono i network di Facebook e Twitter, sui quali si concentrano gli algoritmi dell’Sv-State (in grado di recuperare dai social anche i messaggi cancellati!) per l’identificazione di utenze cinesi e dei loro collegamenti esteri nei gruppi social relativi.
Per di più, gli algoritmi dell’Sv-State cinese a disposizione delle forze di polizia consentono addirittura di violare i protocolli di log-in a doppia identificazione, inviati dalla messaggistica dei cellulari, quando i messaggi transitano attraverso le reti telematiche nazionali. Però, poi, per fortuna, il fattore umano prevale sempre e comunque sulla AI (Artificial Intelligence), potendo comunicare emozioni e stimoli ai propri simili tali da trascendere le capacità repressive del Grande Fratello digitale. Un esempio concreto è rappresentato dalle manifestazioni anti-Covid a Pechino, quando centinaia di giovani hanno sollevato sopra le loro teste dei fogli bianchi formato A4 per protestare contro la censura del Partito comunista. Cosa che ha prodotto un tornado mediatico elevando l’A4 white a simbolo per eccellenza della protesta “imbavagliata”!
Com’è ben noto, quotidianamente il Governo cinese conserva, arricchisce e gestisce nei suoi archivi digitali di controllo di massa immensi Big-Data raccolti in mega cloud, contenenti informazioni inviate da tutte le piattaforme informatiche nazionali, alle quali sono iscritti anche molte centinaia di milioni di utenti esteri parimenti “tracciati” come quelli autoctoni, in base alle leggi cinesi Cybersecurity Law del 2017 e Data Security Law del 2021. Norme che andrebbero attentamente esaminate nel merito, per capire i rischi che corrono i cittadini liberi dell’Occidente, qualora rimangano impigliati nella rete dell’Sv-State cinese. In base a queste ultime norme a carattere generale sulla sicurezza informatica, le Major informatiche cinesi come Batt, AliBaba, Baidu, Tencent, TikTok, equivalenti alle famose Gafa (Google, Amazon, Facebook-Meta, Amazon) della Silicon Valley, hanno l’obbligo di trasmettere agli organismi di sicurezza il traffico dati dei propri utenti. Stessa coercizione vale per i giganti della telefonia mobile tipo Huawei. In una direttiva di sicurezza del 2018, è stato richiesto alle compagnie che gestiscono le piattaforme digitali su Internet di produrre dettagliati report sui “trend” più diffusi in rete, con particolare riferimento a quelli che hanno causato cambiamenti significativi nell’orientamento dell’opinione pubblica cinese.
La direttiva prevede che le aziende informatiche forniscano puntuali informazioni personali sugli utilizzatori delle rispettive piattaforme, comprese le loro identità digitali, che vengono confrontate con le blacklist e i registri Id a livello nazionale! Nell’Sv-State di Xi, rivestono un ruolo di grande importanza gli algoritmi e le telecamere di riconoscimento (400milioni di unità, per difetto!), disegnati ad hoc, per inviare immediati alert al sistema centrale di sicurezza in presenza di un affollamento “anormale” di persone che, a questo punto, vengono monitorate e seguite individualmente anche per lunghi periodi di tempo nel corso dei loro spostamenti. Le telecamere coinvolte sono infatti in grado di recuperare in tempo reale, per il singolo pedone inquadrato (anche se indossa maschere anticovid e occhiali scuri), generalità anagrafiche; organizzazione d’appartenenza; genere; etnia (con particolare alert se uiguro!), e così via, mantenendo memoria dei dati “loggati” fino a un mese dopo!
Ora, ben lungi dal voler inferire qualcosa del genere per l’attuale Amministrazione Gualtieri (però, se i Cinque Stelle avessero realizzato la parte italiana della Road & Belt Initiative siamo sicuri che non avrebbero acquistato da Pechino a prezzi stracciati il loro Grande Fratello digitale?), poverissima di risorse ma ricchissima in demagogia Politically correct, vorremmo porci legittimamente l’annosa ricorrente questione: “Chi controlla i Controllori”? Consiglio per il Sindaco chitarrista: copra tutte le buche delle strade e dei dissestati marciapiedi di Roma e sarà santificato! A proposito, caro Roberto Gualtieri, non è che lei si farebbe un giretto “a piedi” per le mille stradine del centro storico di Roma, le più famose del mondo, fotografate per miliardi di esemplari sui social, con l’acciottolato di sampietrini completamente devastato da qualche decennio a questa parte? Perché non fa una bella delibera chiedendo un contributo in proporzione ai loro guadagni a tutti quelli che speculano sulle bellezze di Roma? Si citano, tra gli altri: Bn&B più o meno abusivi; negozi di lusso; piccoli e grandi esercizi commerciali di ristoro, di jeanserie gestiti da extracomunitari, così come centinaia di negozietti che vendono milioni di paccottiglie fabbricate in Asia, e così elencando.
Invece di migliaia di banchetti (sempre gestiti da extracomunitari) che invadono le più belle strade dei quartieri chic di Roma e il Centro storico con merci ultra taroccate, vogliamo o no, Sindaci di Roma, Firenze, Pisa Bologna, e di tutte la altre bellissime città storiche italiane, varare provvedenti che ci liberino da questo assedio di lanzichenecchi, per valorizzare finalmente (magari con robusti sussidi!) il bravissimi artigiani italiani e l’artigianato locale che stanno letteralmente scomparendo?