IL COMITATO VITTIME PONTE MORANDI RISPONDE AL QUOTIDIANO “IL FOGLIO”
di Egle Possetti (Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi)
Caro giornalista de “Il Foglio” Ermes Antonucci mi duole farle alcuni appunti, nel suo articolo parla di “tensione altissima” nell’aula del processo inerente il crollo del Ponte Morandi e conseguente morte di quarantatré persone.
Parto dalle mie dichiarazioni, a fronte della presenza in aula di uno dei principali imputati, e mi dispiace che non abbia colto il senso della mia affermazione, e me ne dolgo.
Credo le sia impossibile immaginare, per sua fortuna, cosa si provi ad essere in aula per celebrare il processo per il gravissimo disastro, nel quale tutta la tua famiglia ha perso la vita.
Certo non può proprio immaginare cosa si possa provare stando seduti insieme a persone che potrebbero essere ritenute colpevoli della morte dei tuoi cari: ribadisco mio caro signore che è difficile, anzi difficilissimo, sedere in aula e sentire inoltre raccontare tali e tante mancanze, omissioni. Non puoi darti pace, né quando sei in quel locale, né quando torni a casa.
Certamente la presenza degli imputati non è determinate per l’esito processuale, ma democraticamente è un loro diritto esserci, forse lei non ha colto questo passaggio, non lo ha compreso e me ne dolgo.
Quello che poi colpisce moltissimo è che facciate nascere uno casus belli, a fronte di un scambio dialettico, anche se duro, fra uno dei Pm della procura ed il Presidente del collegio giudicante. Per contro, non mi sembra, ma potrei anche sbagliarmi, che la vostra attenzione fosse alle stelle quando sono emersi elementi inquietanti in aula. Elementi che forse in altri paesi avrebbero fatto scendere in piazza i cittadini, elementi che potrebbero far saltare sulla sedia tutti coloro che hanno gli occhi per vedere, le orecchie per sentire, l’intelligenza per capire e l’onestà intellettuale per ammetterlo.
Mi sembra che si taccia su molti fronti in merito a quanto sta emergendo, mi sembra che di tutte le incongruenze, i falsi, l’incompetenza, l’approssimazione, l’avidità che salgono via via in superficie, si senta parlare poco (fuori dall’enclave genovese); certo è più eclatante uno scontro, questa è una notizia che può distrarre, che potrebbe anche alleggerire la gravità della melma nella quale dobbiamo convivere, e da quasi 5 anni e le assicuro che è veramente tanta.
Sarebbe anche una colpa della procura presentare una memoria? Credo che faccia parte del loro lavoro.
Gli imputati hanno tutto il diritto di difendersi, e mi creda lo stanno facendo e lo faranno fino all’ultimo.
Crediamo che la Procura ed il Tribunale di Genova stiano facendo un lavoro ciclopico. La Procura ha un ufficio che con le sue forze deve presentare elementi di prova trovandosi di fronte oltre 58 uffici legali, che lavorano a pieno regime; d’altro canto il Tribunale deve cercare di fare chiarezza e trovare la corretta ed imparziale visione di tutta la situazione.
Siamo preoccupati, certo che lo siamo e da quasi da cinque anni. Certo che temiamo le incognite di questo mega processo, certo che temiamo proprio per questo la prescrizione. Siamo però certi che alla Procura ed al Tribunale interessi far bene il proprio lavoro con tanta serietà e con impegno, e crediamo con tanta fatica: sicuramente ci saranno visioni diverse come giusto che sia, ma crediamo che il fine della giustizia farà declinare correttamente il prosieguo del processo; sono compiti importanti e difficili che stanno tutti affrontando con responsabilità, noi come parti civili vigileremo e contribuiremo come ci sarà possibile.
Caro signor Ermes non vogliamo giustizialismo, vogliamo la verità e vogliamo capire, non vogliamo la gogna mediatica per nessuno ma non vogliamo essere presi in giro. Se permette abbiamo già uno zaino molto pesante sulle spalle, e mi deve credere.
Reputiamo tutte le parti in causa vogliano collaborare per far emergere la verità e dare un volto ai colpevoli: le chiedo quindi rispetto, ma anche attenzione. Perché caro signor Ermes questa nostra battaglia è anche un po’ per gente come lei, per la sua famiglia e per la dignità collettiva.