PERCHÉ UNA MACCHINA VINCE SULL’UOMO

PERCHÉ UNA MACCHINA VINCE SULL’UOMO

di Alessandro Vaglia (filosofo della scuola di Emanuele Severino)

(precisazione de LaPekoraNera: riportiamo integralmente lo scritto, senza piegare all’impaginazione maiuscole e punteggiatura)

Le attività cognitive sono un agglomerato di fatti che, riconosciuti positivi dalla teoria cognitiva, la avvalorano.
TEORIA cognitiva, FATTI organizzati per il suo riconoscimento e RISULTATO che la VALIDA (o invalida) è la coscienza che l’uomo assegna ad ogni attività umana.
Il VALORE di ogni attività cognitiva, che l’uomo pratica, è il riflesso di ciò che l’uomo definisce con COSCIENZA.
Oggi l’indagine della TEORIA cognitiva, sulle macchine con auto apprendimento, non ha alcun dubbio che nei FATTI, quelli organizzati per il riconoscimento della TEORIA cognitiva, le macchine superano di gran lunga il potere umano.
Basti pensare alla partita di scacchi tra computer e campione del mondo.
Non c’è partita che tenga, vince sempre la macchina.
Vincere significa oggi fare ciò che la TEORIA cognitiva progetta al fine del RISULTATO che la valida (o invalida).
Basti pensare al rilevamento ottico dei difetti di produzione. Senza le macchine oggi l’industria sarebbe poca cosa.
Oggi le macchine ad autoapprendimento stanno minacciando anche il campo della teoria stessa, che possiamo benissimo derubricare alla voce PROGETTO.
La filosofia è il campo che ha definito ogni campo dell’AZIONE, dunque dell’azione in sé.
Fra la TEORIA cognitiva e il suo RISULTATO oggi non esiste un rapporto NECESSARIO.
Il mondo dei fatti, ci informa la filosofia moderna, suffragata dalle scoperte di quella antica, è un mondo che ha come contenuto una SERIE DI REGOLARITÀ EMPIRICHE, ma fra queste regolarità empiriche non vi è alcun LEGAME NECESSARIO.
Il mondo è una serie di regolarità empiriche GIUSTAPPOSTE e per nulla NECESSARIE.

IL dominio del CASO sulla CAUSA.
Pensate alla scienza più dura, la fisica, che ha definito l’impossibilità della previsione temporale del PROGETTO, della teoria cognitiva appunto, sul RISULTATO che la VALIDA. 

PRIMA REGOLARITA’

Un punto preso nel tempo zero è un fatto determinato dalla sua osservazione, insieme al calcolo che la teoria esprime di quel fatto.
HEISEMBER e la sua TEORIA ci dice che quello stesso punto preso nel tempo successivo al tempo zero ha coordinate INDETERMINATE sulla teoria stessa, che in soldoni significa: è impossibile nel tempo zero prevedere dove si trovi lo stesso punto nel tempo successivo al tempo zero.
Da una parte dunque la PROVA SCIENTIFICA, dall’altro il CALCOLO teorico che lo misura.
Ma se la prova scientifica è in relazione regolare benché casuale al calcolo misurante, non avevamo esposto sopra la IMPOSSIBILITÀ della NECESSITÀ?
(Inciso, Dietro questa evoluzione che DALLA CAUSA ha portato al CASO c’è la teoria filosofica della storia, e dietro c’è il NULLA evocato agli albori della filosofia)
E dunque, quale CALCOLO necessario può restituirci un FATTO?
NESSUNO! IL CASO APPUNTO determina che ogni PROVA SCIENTIFICA è SOLA (senza calcolo alcuno) e che il CALCOLO semmai registra eventi casuali che, in un INTORNO e RIPETIBILI, si mostrano per una certa REGOLARITA’, ma giustapposti appunto e non NECESSARI.
Chi, meglio di una macchina, può elaborare infiniti calcoli all’istante per riconoscere, nel succedersi di eventi registrati, una dimensione REGOLARE e scartare quelli che la TEORIA cognitiva reputa fuori dalla REGOLA TEORICA?
E chi, meglio di una macchina, può auto imparare e CORREGGERE LA TEORIA COGNITIVA STESSA, sulla scorta degli eventi SCARTATI?
Siamo alle porte di una RIVOLUZIONE EPOCALE, predetta dalla filosofia stessa che contiene ogni significato.
Oggi la scienza osserva con meraviglia ciò che la filosofia ha imposto alla sua disciplina, al valore filosofico della storia.
Manca di definire il FINE.
Le macchine non sono dotate di un FINE.
Questo è il campo della MORALE studiato oggigiorno sugli effetti di un dominio delle macchine nel campo COGNITIVO e che trasmette le inquietudini di chi studia i comportamenti delle macchine e del loro e dunque nostro futuro.