AUTOSTRADE PER L’ITALIA CAMBIA PELLE MA E’ ANCORA CAPACE D’UCCIDERE

lettera di Possetti Egle (Presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi)

Atlantia cambia nome, diventa MUNDYS, e forse vorrebbe evocare il latino “mundis”, ovvero “pulito”, “puro”, “garbato”.
Nessun restyling e nessun nuovo nome possono cancellare, e far dimenticare: nessun bagno purificatore può affievolire quanto avvenuto.
Quando si consuma una tragedia come la nostra non c’è nulla purtroppo che si possa fare per tornare indietro. Anche se ci fosse buona volontà, rimangono i buchi inferti dai chiodi che sono stati piantati: noi abbiamo quarantatré buchi, un vuoto incolmabile. Abbiamo chilogrammi di rabbia e di amarezza, nel vedere quanta incompetenza, delinquenza, leggerezza sia stata introdotta in tutta la vicenda.
Ogni volta che andiamo in aula ci si rivolta lo stomaco, ed aggiungiamo altra amarezza e rabbia al nostro animo.
Ora che la cassaforte della famiglia Benetton cambia nome forse cessa un nome scomodo, ma noi già vediamo il futuro: questa iniziativa di business troverà un’ampia corte che si inchinerà riverente a questo cambio formale, che si inchinerà al “modo di reagire” di questa società, che si inchinerà alle campagne pubblicitarie di “progresso”, alla vicinanza di personaggi di richiamo, eccetera eccetera.
Noi no! E con noi non dovrebbe inchinarsi nessuno. Tutto quanto è avvenuto, a loro dire, per aver “troppo delegato”: una versione che non convince. Non convince soprattutto noi, e viene la pelle d’oca a pensare che questo gruppo possa diventare leader mondiale delle infrastrutture. Viene la pelle d’oca a pensare che una nazione possa avere a suo tempo pensato di cedere “infrastrutture sensibili”, come quelle aeroportuali per esempio, ad una società privata: ora sarebbe comunque tardi per i ripensamenti.
Solo anni ed anni di buon lavoro potrebbero far sedimentare nella gente il loro reale cambio di strategia.
Certi azionisti erano ben consci degli utili della società: nessun azionista con questi pacchetti credo possa essere così sprovveduto da non accorgersene, sembra un po’ inverosimile pensare che nessuno di loro si sia mai chiesto come mai gli utili fossero così elevati.
Nessun utile di cui sembrano pentirsi è finito in campagne benefiche, o comunque il opere per il bene pubblico; i soldi sono tutti stati ingurgitati, come usano fare i varani con le inermi prede.
Non c’è altro da dire. Nessun perdono, battaglia sempre e comunque sia nelle aule che fuori, per dare dignità alle nostre famiglie, alla nostra sofferenza, al nostro impegno e anche ad uno Stato dimesso, sottomesso, e che non ci meritiamo.
Speriamo solo di non vedere troppi cortigiani chini a cospetto dei “signori del casello”, sarebbe ulteriormente penoso per noi e per loro stessi assistere a cerimonie che celebrano i fasti della finanza a discapito della dignità umana.