UNA MAGGIORANZA CON SCARSO FUTURO

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

La votazione per il nuovo presidente del Senato italiano ha scatenato polemiche sui due principali fronti della politica di questi giorni. L’appoggio esterno di alcuni senatori a La Russa evidenzia che Forza Italia non lo ha votato. Questo non è un bel segnale per una maggioranza che deve ancora iniziare a governare. Ci sono i malumori della Lega che cerca di ottenere di più. Nella realtà dei fatti abbiamo solo due partitini che alzano il prezzo. Si tratta di un antico mercimonio, ed era prevedibile accadesse anche in queste circostanze.
Si aprono tuttavia una serie di considerazioni. La prima induce a pensare che gli accadimenti recenti possano essere guidati dalla solita “manina esterna”. Una costante che caratterizza la democrazia bloccata, tipica di un Paese occupato quale è la ex-italia dal dopoguerra ad oggi, e con origini e ramificazioni che risalgono al giorno dopo la cosiddetta unificazione del regno d’Italia. Esiste un copione per orchestrare difficoltà che facciano prendere atto che il sistema politico non è in grado di costituire una solida maggioranza di governo? Preso atto di queste difficoltà, l’effervescente avatar del Colle coglierebbe rapidamente l’occasione per nominare l’ennesimo governo “tecnico” per svolgere il “lavoro sporco”, esautorando ancora una volta una classe politica interamente bloccata dai reciproci ricatti e da una selezione che ha favorito l’ingresso ad incapaci e gregari. Il nuovo governo “tecnico” avrebbe il compito di terminare il saccheggio delle ricche risorse italiane da parte dei gruppi finanziari-industriali europei e, soprattutto, americani. Parliamo del totale dei risparmi privati che ammonta ad oltre 4.000 (quattromila) miliardi di euro. Parliamo del totale del valore degli immobili privati che ha un valore pari al totale del debito pubblico italiano, come a più riprese affermava la Merkel, bloccata dall’amministrazione Obama preoccupata di scongiurare la collera della potentissima minoranza italoamericana degli Usa. La seconda riguarda il comportamento della Lega in caso di scarsa presenza nei posti di comando della compagine di governo. Va fatto notare che il partito della Lega continua ad avere nel suo statuto alcuni articoli che prevedono la percorribilità di altre strade, principalmente quella della secessione dall’Italia. Opzione, questa, che sarebbe realizzata con l’appoggio logistico, spionistico ed economico dell’Austria e della Germania, e con la benedizione dei vertici dell’Unione Europea (https://www.altrenotizie.org/articoli/poliitca/8338-prove-di-secessione.html ). Un’azione del genere risolverebbe la faccenda mai sopita del Sud Tirolo in un colpo solo. Bruxelles ha creato un precedente tentando di parcellizzare la Spagna con la questione catalana, e senza successo, almeno per ora. I commissari UE, non eletti direttamente dai cittadini, ma da un Parlamento europeo acefalo (perché non può legiferare) percorrono la strada della secessione quando un Paese di grandi dimensioni (e l’Italia lo è) adotta linee strategiche non totalmente conformi ai loro dettami verticistici e mai negoziabili, se non per i dettagli. Una nazione piccola cade immediatamente ostaggio del Fondo Monetario Internazionale, perché la scarsa popolazione non sarebbe in grado di fornire un ammontare di tassazione che possa garantire l’autonomia economica. La terza, rammentate una dichiarazione di Churchill: “chi controlla l’Italia controlla il Mediterraneo”. In questa frase si riassumono le linee strategiche del destino della penisola, con una democrazia bloccata anche da alcuni articoli vessatori presenti nel Trattato di Parigi del 1947, sottoscritto da un Paese sconfitto e danneggiato da normative capestro. Articoli il cui testo è totalmente segreto ancora oggi, senza che nessuno dei politici italiani si sia ad oggi preso l’impegno di renderne pubblico il contenuto o, almeno, di aprire un dibattito. Fa eccezione il prezioso e purtroppo, isolato, contributo di un convegno in due date organizzato dall’ISPG (Istituto Studi Politici Giorgio Galli) “L’ombra lunga del Trattato di Pace”  svoltosi il 20 gennaio ed il 3 febbraio 2022 (https://www.istitutostudipolitici.it/2022/02/04/lombra-lunga-del-trattato-3-febbraio-2022/ – https://www.informazionecattolica.it/2022/01/20/litalia-nel-secondo-dopoguerra-e-lombra-lunga-del-trattato-di-pace-del-1947/ ). Fuori da questa “eccezione” abbiamo il deserto, la cappa della storia ufficiale pastorizzata dalla “opzione Togliatti”.
Le forti ipoteche appena accennate gravano su un Paese occupato, telecomandato, bloccato, controllato, spiato, ricattato. Dal famoso 1992 l’Italia è afflitta da un ininterrotto processo trentennale di deindustrializzazione e dalla spoliazione delle voci economiche positive. Si fa in particolare riferimento ai patrimoni immobiliari dei cittadini, ai risparmi privati, alle risorse artistiche e culturali da tempo devolute con un flusso carsico, tenuto in ombra dai radar, con “donazioni” a fondazioni private aventi regolamenti sul modello inglese.
Questa nuova maggioranza si appresta a governare con il freno inserito e con il rischio di non avere i numeri per la possibile defezione di uno, e perfino dei due, partitini sconfitti dal voto che potrebbero vendersi al migliore offerente. Una compagine che dovrà tenere in buon conto l’effetto paralizzante della nuova prossima ambasciatrice USA a Roma (salvo diverse dinamiche) e dell’attuale pontificato vaticano sempre più orientato alla gestione migratoria, tacitando in modo imbarazzante gli oltre dieci milioni di cristiani uccisi e metodicamente vessati in tutte le parti del mondo, e sempre più intenzionato a condizionare le scelte italiane in politica interna ed internazionale.
Considerato questo quadro, non ci sono al momento indizi validi per ipotizzare uno spiraglio migliore per la penisola.