IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI PERSEGUE I SUOI ISCRITTI COL SUO STESSO STUDIO
Da queste pagine vi abbiamo più volte descritto il dramma della “povertà irreversivile”, un baratro da quale pare non si possa più sortire in vita terrena per problemi fiscali, amministrativi, giudiziari, bancari, tributari, finanziari. S’aggirano oggi in questo girone infernale nella fase terrena circa sette milioni d’italiani, da qualche tempo appellati come “invisibili” perché non in possesso di carte di credito e di bancomat, o di qualsivoglia conto corrente o libretto bancari, ed impossibilitati a poter sottoscrivere qualsiasi forma di contratto: alla scadenza non potranno più rinnovare passaporto e patente ed i loro nomi rimarranno sempiternamente scolpiti nella CRIF (Centrale rischi di intermediazione finanziaria).
A Roma sono censiti 26.194 avvocati (14.500 uomini ed 11.694 donne): ogni anni si cancellano dall’ordine per incapienza economica circa 600 iscritti. Oggi gli avvocati rappresentano la maggio percentuale d’istruiti tra le persone cadute in “povertà irreversibile”: dati che emergono dalle ultime stime pubblicate dalla Cassa Forense su reddito parametrato anche alla capacità di solvibilità dei singoli soggetti. Morale della favola? Gli avvocati sono nella maggior parte dei casi incapienti: su un campione di cento scarsi cinque si dimostrano solvibilmente immediati. Nell’ultimo anno, un quarto degli avvocati italiani e più del 60% dei romani ha dichiarato meno di mille euro al mese, acclarando un dato statistico nelle stime di povertà mai registrato in precedenza.
La situazione peggiore viene registrata su Roma, dove il presidente dell’Ordine è accusato dagli stessi suoi iscritti di procedere contro gli avvocati morosi (ed in evidente indigenza) con mandati affidati al proprio studio legale. Può nel contempo un presidente di Ordine tutelare un iscritto e perseguirlo nei tribunali? Un duplice ruolo che ha scatenato polemiche ed odi intestini all’organismo.
(file in argomento)
ricorso d.i. galletti 1 (3) ricorso d.i. galletti 2
L’avvocato Anna Scifoni scrive così via “messaggistica Whatsapp” all’avvocato Aldo Monghelli (riportiamo integralmente la missiva, con maiuscole e punti di sospensione): “Il superplenipotenziario Presidente del COA di Roma, nonché Presidente dell’Ordine Distrettuale del Lazio, Avv. Galletti, è il difensore dell’Ordine di Velletri nei miei due ricorsi pendenti al TAR, ed in uno di essi sono il difensore di me stessa al solo fine di escludere la elitarietà della Camera Arbitrale del mio Ordine per criteri immediatamente escludenti. In tutto questo – continua Anna Scifoni -, quale Consigliere appartenente al suo distretto non ho ricevuto neanche una telefonata, a mio parere auspicabile, e di necessario garbo, né tantomeno un saluto agli incontri conviviali del distretto. Ora lui è designato, per norma vigente, ad essere il destinatario di ogni iniziativa elettorale centrale come commissione Cassa, Commissione CDD, nonché per il prossimo Congresso Nazionale dove sono Delegata del mio Ordine: tutte iniziative nelle quali dovrebbe rapportarsi con tutti i consiglieri del Distretto se non altro per prerogative istituzionali. Emerge peraltro che sia stato difensore della stessa Cassa Forense – chiosa l’avvocato – contro un iscritto in sede giudiziaria. Ho una opinione assai diversa del senso di opportunità… E qualcosa di più…”.
Intanto a Roma e nel Lazio si vota per il rinnovo dei componenti della Cassa Forense, e da più studi legali ci giungono atti fatti dallo studio Galletti, che vengono acclusi a questo articolo come PDF (li trovate nel testo come “Pdf ricorso d.i. galletti”). Ben si comprende come l’economia e la finanza abbiano inviluppato anche la giustizia.