MENO PIPISTRELLI E PIU’ MENTI NON SCHIAVE DELL’OMOLOGAZIONE

di Enrico Corti (collaboratore esperto di storia del sindacalismo)

Le piazze italiane sono gremite da centinaia di migliaia di giovani manifestanti in devozione per la musica rock o rap. Negli ultimi sessant’anni le stesse piazze sono state onorate della presenza di lavoratori in lotta per il lavoro. La nuova musica idolatrata, con frenetici e scomposti riti tribali, che vede i giovani radunarsi non tanto per ascoltare concerti quanto per esibirsi e dimostrare a loro stessi che esistono, è la perfetta rappresentazione della sottocultura yankee che Marcuse definiva la dottrina dell’apparire piuttosto che dell’essere. I lavoratori manifestavano per diritti, bisogni ed idee: ciò che oggettivamente rifiutano i rockettari, probabilmente ignari che in Italia il 26% dei giovani è disoccupato.
È almeno sperabile questi comprendano che, sta per finire l’era dell’assistenza economica ai figli di papà da parte di genitori in pensione. Per varie ragioni, legate alle aspettative di vita ed anche alla riduzione dei contributi sociali da lavoro: così s’assottiglierà sempre più la platea dei geriatrici benefattori. Trapassati loro, rimarrà solo il club a vita dei dominatori del libero mercato con al servizio i nuovi “servi della gleba”.
Dall’armonia del violino, la musica è passata all’esaltazione della frenesia nevrotica della batteria. I musicisti hip hop sono innanzitutto impegnati a prendersi giuoco tra loro, come fossero rivali. Questo appare ed è l’occidente conflittuale, soprattutto se confrontato al rilassante suono della vichitra orientale.
Dagli anni ’60 ai ’90 dello scorso secolo, Fabrizio De André, Francesco Guccini, Gianfranco Bertoli, Marco Battiato cantavano “La Guerra di Piero”, “Aushwitz”, “Eppure Soffia”, “Povera Patria”: era la musica autoriale italiana era a fianco dei lavoratori. Oggi, in forza della globalizzazione, padroni del vapore e i media hanno esportato le produzioni dove ancora latitano i diritti dei lavoratori, abbandonando paesi occidentali come l’Italia. Le responsabilità non sono certo dei giovani ma dei grandi: quella parte matura del popolo italiano non fatta di navigatori e poeti ma di gente a cui il sistema ha permesso d’essere grandi evasori fiscali e sfruttatori di manodopera. In Italia l’evasione fiscale media annuale sull’IVA è di 35,4 miliardi di Euro (e pare nessuno perseguiti i grandi gruppi che evadono), in Francia è di 13miliardi (ed il fisco e gli uffici del lavoro stanno col fiato sul collo delle multinazionali come Amazon). In Italia tre milioni e duecentomila giovani lavoratori sono occupati con contratto a termine, e più di cinque milioni di dipendenti sono a partita IVA (22%); nel 2021 i salari medi annui sono stati di in Italia di 29.400,00 Euro, in Germania di 44.500,00 Euro, in Francia di 40.100,00 e la media Europea è stata di 37.400,00.
Nel 2022 i poveri registrati dall’Istat in Italia sono 14.083.000 (25,2% popolazione). Di converso, i dieci italiani più ricchi hanno complessivamente dichiarato un patrimonio pari a 105,3 miliardi di Euro, (tra i quali con 7.6 miliardi fa la sua bella figura il libertario e amico del popolo Silvio Berlusconi). I grandi imprenditori che finanziano i media sono graditi ospiti ai vertici internazionali, e parteggiano per “deep state” ed oligarchie internazionali: una terribile dittatura è alle porte, è il totalitarismo finanziario.
Da parte loro, quelli che dovrebbero tenere alta la bandiera dei diritti nelle Istituzioni hanno solo saputo tagliere il limite ai compensi di 240 mila euro annue ai colletti bianchi della Pubblica Amministrazione; ed hanno pure consentito all’ex socialista Giuliano Amato un eterno vitalizio di 31 mila Euro al mese. Come scrive lo scrittore Antonio Scurati, questi non sanno da dove viene la politica ed ignorano dove vanno e dove stanno cacciando il paese. La programmazione strategica è stata sostituita dalla tattica da bottegai, facendo scivolare tutto nel discredito. Il trasformismo ha sostituito la democrazia della rappresentatività con la sete del potere (vedi Legge elettorale Rosatellum); il corpo patriottico italiano è purtroppo contagiato dal virus dell’opportunismo. Il tutto sostenuto da una “falsa democrazia perché in realtà è una prigione senza muri dove i suoi prigionieri, schiavi del consumismo e del divertimento, sono felici d’essere schiavi”: scriveva Aldous Huxley (filosofo inglese). Lo prova la reazione solo di sgomento, ma non di azione organizzata, dei giovani e dei grandi“ alla crisi che ci sta uccidendo. Servono nuovi costruttori, che la società occidentale così com’è non può offrire. Menti volontarie fresche che non smanino d’apparire nei chiacchierati talk show televisivi. E poi che ci si rivolga alle piazze dei giovani con idee di cambiamento, provocandoli se necessario.