TUTTI SERVI DI RE CARLO E DEI SUOI DI DAVOS, LOGGIA DI LONDRA, INTELLIGENCE E BORSA

IL RE DEI RE (PRIMA PUNTATA)


Non è certo un mistero, e nemmeno affermazione da complottisti, asserire che Carlo III d’Inghilterra sia eterodiretto da Klaus Schwab (direttore ideatore del Word Economic Forum di Davos).
Da una rapida ricerca su internet emerge che, il 3 giugno 2020, l’attuale sovrano d’Inghilterra (allora solo principe) era diventato sponsor del Great Reset ordito dal World Economic Forum: in rete c’è persino prova che ha twittato “#TheGreatReset” sul suo sito ufficiale. L’allora principe di Galles affermava “Oggi, attraverso la Sustainable Markets Initiative di HRH e il World Economic Forum, il Principe del Galles ha lanciato una nuova iniziativa globale, The Great Reset”.
L’operazione “London bridge is down” di fatto era già iniziata a Regina Elisabetta II ancora in vita: un anno prima della pandemia Klaus Schwab faceva fare un bel giretto dei vari conciliaboli svizzeri all’entusiasta ragazzotto settantenne, portando con se Carlo ad incontrare i potenti della “mafia di San Gallo” (tutti graditi ospiti del WEF), quelli che maneggiano occultamente gran parte della speculazione vaticana e che hanno partecipato a far bruciare l’obolo di san Pietro nel fondo speculativo londinese Harrods. Non è dato sapere fino a che punto il mago di Davos abbia plasmato l’animo del principino ora Re, ma in troppi malignano Klaus abbia suggerito a Carlo “da capo della religione anglicana potresti laicamente beneficare del tramonto della supremazia di Santa romana Chiesa, il Papa finirà presto in povertà e, bruciate tutte le riserve auree del Vaticano, l’unico capo di religione cristiana con vero potere economico rimarrà il regnante d’Inghilterra”. Del resto Francesco è divenuto Papa all’indomani della tragica scoperta sulle riserve auree statunitensi (quelle costituite in era Paul Marcinkus) congelate da una corte federale Usa per risarcire eventuali danni da pedofilia nelle diocesi americane: ricordate la storia delle riserve che si sbloccavano con la rinuncia di Papa Benedetto e con l’arrivo di Francesco applaudito da Obama, Soros e famiglia Clinton?
Perché la finanza possa gestire una ricca chiesa che è anche regno terreno, necessita ci sia un Re che non muove passo senza il benestare dei suoi potenti consiglieri. Il momento è giunto, “London bridge is down” non sono state solo le parole in codice con cui il segretario della Regina (Edward Young) ha informato il primo ministro della morte di Elisabetta II, ma anche il segnale per i potenti della Terra che è giunta l’era del loro Re, il sovrano del “Great Reset”. Ovviamente la forma è sostanza, e grazie a Re Carlo l’alto salotto della speculazione finanziaria intende riportare l’intero pianeta in epoca feudale: viene dagli addetti ai lavori appellata “operazione Unicorno”, e vede nell’unzione regale del nuovo Re di Gran Bretagna e Commonwealth il principio dell’egemonia planetaria dichiarata da parte dei notabili del “nuovo ordine mondiale”. Quindi basta con le teorie dei complotti: vengono allo scoperto e dettano le regole ai popoli, chi non obbedisse verrebbe eliminato. Carlo non è solo mal comando, perché ai potenti della finanza occidentale converrebbe che l’intero pianeta venga piegato all’obbedienza al Commonwealth.

Esempi servili

Justin Tredeau di mestiere fa il primo ministro del Canada, di fatto è un accolito del gruppo di Diablos (pardon Davos). Tredeau sarà presto tenuto al servile giuramento di fedeltà a Re Carlo II: la legge sui giuramenti parlamentari è del 1866, e prevede che entrambe le camere del Parlamento canadese prestino giuramento di fedeltà al nuovo sovrano di Gran Bretagna. Quindi i parlamentari canadesi non giurano fedeltà al popolo od alla costituzione ma al Sovrano. Un po’ come nel Paraguay di Stroessner, dove il giuramento di poliziotti e magistrati era di fedeltà al potere. In gran parte del Pianeta, in terre lontane e domini vari del Commonwealth, la maggior parte dei popoli giura fedeltà al potere o al sovrano d’Inghilterra. A conti fatti Occidente, Europa e Usa e Russia comprese, sono la minoranza che vede i rappresentati giurare fedeltà alla propria Costituzione. Così anche tutti i vari membri del Commonwealth giureranno fedeltà al Re: è la regola del “Five Eyes”, che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e gli Stati Uniti solo per l’aspetto sicurezza. Negli Usa giureranno fedeltà al Re una cospicua parte di massoni: Carlo condivide con il Duca di Kent il vertice mondiale della massoneria. Qualcuno obietterà che gran parte dell’intelligence Usa (se non tutta) è in massoneria e che lo sono anche i vertici della finanza: vorrà dire che Re Carlo sarà il loro capo. Il sovrano britannico necessita di tantissimo servilismo, fedeltà e collaborazione, perché ha partecipazioni in tutti i colossi del Pianeta, deve badare ad una riserva personale aurea e di preziosi senza pari, ed è il più grande proprietario di palazzi e terreni della Terra. Re Carlo è proprietario di 26.709.359 chilometri quadrati tra terre e case in Australia, Nuova Zelanda, Irlanda del Nord, Canada, Gran Bretagna, Isole Falkland ed anche in paesi dove la Corona ha acquistato beni. Badate bene che la Corona incassa le tasse, che certo usa per manutenere i patrimoni che poi da in concessione in cambio di una lauto compenso. “The Crown Estate” è il più grande gruppo immobiliare del pianeta Terra ed è di proprietà di Re Carlo, che nel Commonwealth opera anche attraverso le consociate “Crown Lands” e “Crown Corporations. In una nota inchiesta del magazine tedesco Die Welt Business si legge: “Il Crown Estate possiede proprietà in tutto il Regno Unito, da castelli e cottage a terreni agricoli e foreste, oltre a parchi commerciali e centri commerciali. Possiede più della metà dell’intera costa del Regno Unito, il che le conferisce diritti d’asta di enorme valore per le attività commerciali offshore, come i parchi eolici.”
Chi possa pensare che, la Corona britannica controlli quasi l’intero fondale marino del Regno Unito, dovrebbe rivedere il calcolo per difetto: Re Carlo ha potere su tutte le coste del Commonwealth. Non è certo un caso che la Corona sia socia di tutte le società petrolifere, e non solo quelle con piattaforme nel Mare del Nord. Se ieri tutti i petrolieri dovevano venire a patti con il Re di Londra, oggi le multinazionali che fanno affari con l’eolico devono trattare con le “Crown Corporations”: i mulini a vento offshore costruiti con pilastri sui fondali della Gran Bretagna (nell’ambito del Green New Deal) pagano l’affitto al “Crown Estate” di Re Carlo. “Byline Times” è lapidario ed afferma “la Corona diventerà il più grande beneficiario dell’Agenda Verde del Regno Unito”. Proprio Re Carlo ha recentemente presentato il piano in “dieci punti su “rivoluzione verde e completa decarbonizzazione entro il 2050”. Così la Corona lucra sui prezzi alle stelle delle fonti energetiche tradizionali ed incamera fitti dalle innovative. Tra le tasse planetarie imposte dai paesi democratici c’è anche quella sui “mulini a vento ecologici” sovvenzionati dai contribuenti. Gli italiani non sembra siano lontani dal giurare anche loro fedeltà al Re, è emerso con i recenti sondaggi e su come hanno seguito (forse più degli inglesi) il lutto britannico per Elisabetta II.