BERGOGLIO ORDINA CHE LO IOR SI PRENDA TUTTO

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e sistemi finanziari)

L’attuale Pontefice ha deciso di conferire la gestione dei beni della Chiesa ad un’unica struttura: lo IOR. La decisione esecutiva, ovviamente non negoziabile, è stata formalizzata con la Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium pubblicata del 19 03 2022 sul sito “https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/20220319-costituzione-ap-praedicate-evangelium.html”.
La notizia è passata quasi inosservata, forse coperta dal clamore mediatico delle lucrose operazioni russo-ucraine, o forse perché è meglio che non abbia troppa visibilità, in considerazione della sua enorme portata finanziaria ed organizzativa all’interno degli assetti vaticani. La costituzione del 19 marzo 2022 riorganizza l’intera Curia, ivi compreso l’Istituto Opere di Religione – IOR. Nel felpatissimo mondo vaticano deve essere accaduto qualcosa che non sappiamo, perché il pontefice ha ritenuto necessaria la pubblicazione di un “rescritto” qui riportato: “https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/08/23/0608/01222.html”, nel quale stabilisce definitivamente che l’esecuzione delle modifiche organizzative “deve avvenire entro 30 giorni a decorrere dall’1 settembre 2022”. Il documento costituisce la definitiva interpretazione autentica dell’art. 219. Lo scopo? Evitare che strutture e ordini religiosi tentino di dilazionare l’adempimento. La prima istituzione ecclesiale a reagire è stata l’Opus Dei. Lo IOR emette una comunicazione asciutta, ma precisa sul contenuto del terzo comma dell’art. 219 del Praedicate Evangelium, “http://www.ior.va/content/dam/ior/documenti/NOTIZIE/Praedicate%20Evangelium_IT.pdf “. La comunicazione non ha una data. Gli ordini religiosi, le congregazioni, le università, le Ong, ecc. si sono fatte sentire o aspettano il momento adatto? Saranno coinvolte anche le parrocchie? Alcune di esse sono destinatarie di patrimoni immensi, sui quali cade un denso velo di segretezza.
Va evidenziato che il presunto patrimonio totale del Vaticano ammonterebbe per difetto a 2.000 miliardi di euro. Tra i flussi finanziari esiste anche il notevole contributo in milioni di dollari annui da parte dei Cavalieri di Colombo, che offrono assicurazioni sulla vita agli associati per un giro di 84 miliardi di dollari annui. Non ci sono sedi sul territorio italiano, che invece sono presenti in tutte le basi Usa. Altri miliardi alimentano il colossale Vicarius Christi Fund, donato dai ridetti Cavalieri al pontefice in persona. L’elenco delle entrate è complicato. È costituito da un flusso carsico di soldi provenienti da privati devoti, da organizzazioni benefiche, da multinazionali che utilizzeranno lo scarico fiscale, forse dalla Mafia di San Gallo. Sono nella partita i forzieri del Sovrano Militare Ordine di Malta a suo tempo bastonato adeguatamente? Come appena accennato, la posta in gioco è pari ad oltre duemila miliardi di euro.
Nel passato ha avuto luogo una durissima battaglia sotterranea, proprio per imporre allo Ior i criteri antiriciclaggio ed antiterrorismo Moneyval del Consiglio d’Europa. La loro adozione forzata da parte della Santa Sede è avvenuta con Bergoglio che – casualmente – ha sostituito Ratzinger poco prima degli eventi! La sostituzione è stata casuale oppure pianificata per mutare la morfologia operativa dello IOR?
Come al solito, non ci saranno risposte esaustive, solo dubbi e sospetti.
Considerata la totale oscurità che incombe sulle attività dell’istituto finanziario vaticano, si pongono qui una serie di interrogativi: Primo l’accentramento di beni e depositi presso lo IOR rappresenta uno scudo di protezione per i danni da imminente tempesta economica mondiale? In questa logica, avrebbe un senso imporre duramente la scadenza di settembre 2022 per il raggruppamento dei beni presso l’Istituto dove sono operativi i conti degli ordini religiosi, del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ma anche con la presenza di conti intestati a nominativi civili selezionati con criteri a noi sconosciuti. Secondo punto la protezione extracomunitaria dei beni dei vertici dem Usa depositati presso lo IOR, in previsione di una devastante tempesta economica e finanziaria, di cui la Segreteria di Stato ha già contezza? Terzo ed ultimo punto il “rescritto pontificio”, con scadenza d’esecuzione per evitare tentativi di elusione della disposizione ha una logica chiave di lettura: Praedicate fratres, ma tenete i denari al sicuro!