I CONFLITTI PERMANENTI PROVOCATI DAGLI STATI UNITIdagli Stati Uniti nel mondo
di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e sistemi finanziari)
In quindici capitoli il libro racconta, con ricchezza di dettagli sorretti da ampia documentazione, la politica imperiale degli Usa: fondata da una crescente aggressività sorretta da inganni, notizie false e mancato rispetto dei patti sottoscritti con popoli e paesi. Finito il secolo americano, sostenuto dall’abile propaganda dell'”american way of life” diffusa con il cinema, dalla propaganda culturale e dell’industria musicale rockettara e pop, l’aumentato ricorso a violenza ed aggressività dimostra l’impossibilità americana di perpetuare il predominio ottenuto durante il “secolo americano”. Da decenni reclamano il proprio posto altri contendenti quali Cina, Russia, India e Turchia. Non riuscendo a sconfiggere direttamente con propri eserciti i cosiddetti nemici della sicurezza nazionale Usa (come metro del mondo), essi hanno affinato la tecnica del divide et impera, allargandolo a dismisura su ampie zone di guerra del pianeta, causando anche disastri in Vietnam, Corea, Afghanistan, Siria ed organizzando oltre duecento guerre per procura. Si sono accorti che effettuare il controllo del pianeta, affondandolo in un caos permanente, è meno impegnativo che inviare truppe direttamente. Il disordine planetario intende logorare la resistenza dei paesi da loro ritenuti ostili – sempre a tutela dei propri interessi, ovviamente. A tale scopo, i professori universitari ed una catena di esperti hanno creato le “rivoluzioni colorate” in Africa prima e poi nel mondo.
Il testo fa iniziare la barbarie statunitense con le guerre indiane, dove vengono sterminati interi popoli di nativi causando l’eliminazione fisica di oltre cinque milioni di individui e deportando il resto dentro recinti sempre più ristretti chiamati riserve (cap. 3). L’Autore fa presente che gli USA sono guidati e dominati da una ristretta oligarchia venale, mentre i cittadini non contano nulla (cap. 2). La grande nazione assurge a potenza mondiale ottenendo vantaggi economici con la Prima guerra mondiale (cap.6). Un vantaggio economico iniziato con lo sfruttamento, con la deportazione di dodici milioni di schiavi (cap. 4). Per ottenere un consolidamento mondiale, seguono aggressioni delle Filippine, Hawaii, Cuba, Porto Rico, come fase finale della rapina territoriale di mezzo Messico (cap. 5).
La potenza USA aumenta con la Seconda guerra mondiale e culmina con l’azione terroristica dello sganciamento di due bombe atomiche in Giappone, che si era già arreso. Una decisione gravissima che Truman prese per intimidire, invano, la Russia sovietica. Inizia la guerra fredda con ampio anticipo rispetto alla fine del conflitto, ritardando gli aiuti alla Russia contro l’invasione germanica ed aumentando i milioni di morti (cap. 7). Consideratisi uno “stato di eccezione”, guidato da un destino manifesto come autoinvestitura a migliorare il mondo, imponendo la democrazia americana nel mondo, inizia così una serie infernale di guerre sotto copertura (cap. 8) contro decine di Paesi africani, sudamericani e proseguendo con l’assassinio di Kennedy (cap. 9). Essi subentrano a gamba tesa nella guerra del Vietnam (cap. 10) che si conclude con un disastro che rivelava al mondo la presa di coscienza che non avrebbe vinto la guerra, a causa dell’immenso supporto militare della Cina al quadrante indocinese (cap. 10). Gli Usa avevano già aggredito la Corea dividendola in due, e finiva in un disastro. Poi hanno aggredito il Nicaragua, l’Iran, l’Iraq finanziando le operazioni con i proventi dello spaccio di cocaina (cap. 11).
L’evoluzione della feroce distopia nordamericana continua quando le “teste d’uovo” dei centri di ricerca e delle università che guidavano l’apparato militare industriale – dal quale inutilmente mise in guardia Eisenhower nel 1961 – adottano metodi nuovi di predominio. Si inventano un capro espiatorio: il Terrorismo della presidenza Bush. Questo male assoluto parte dal Medioriente per estendersi in Nordafrica (capp. 11 e 12) mediante la creazione di “rivoluzioni colorate” spettacolari e sanguinose. Adesso cercano di dominare l’universo del digitale verso il quale essi hanno spinto gran parte dei popoli della terra spacciandolo per la nuova frontiera della libertà, ma che in realtà è un’altra forma di controllo sociale (cap. 14). In ultimo, sono concentrati nella creazione di strategie miranti a colpire i popoli dell’Eurasia con il pericoloso supporto della Nato, che si è accresciuta anche malgrado verso gli Usa si stia sviluppando una maggiore aggressività. (cap. 15). Iniziano ad occupare il pianeta con la creazione di basi militari in tutto il mondo: Oggi sono oltre seimila. Gli USA hanno imposto ad alcuni Paesi occupati, tra i quali l’Italia, di pagare i costi di gestione delle basi stesse.
Il capitolo primo (Gli Stati Uniti sono il pericolo maggiore per la pace nel mondo) apre il libro, ma costituisce anche la sgradevole conclusione.
Il libro ha 520 pagine che si leggono rapidamente, catturando il lettore con una travolgente carrellata che svela la vera natura di questa nazione, che è una mescolanza esplosiva fondata sul falso, la dissimulazione, la violenza ed una satanica sete di danaro che sta generando una povertà diffusa e spietata spacciata per “esportazione della democrazia”. Autore è Daniele Ganser, titolo “Breve storia dell’impero americano”, Fazi, 2021 (Pag. 520, € 20,00). Buona lettura!