La propaganda di stampa e tv: «Gli italiani vogliono Draghi», come in tutti i regimi che si “rispettino”
Nei paesi democratici i cittadini esprimono le loro preferenze politiche tramite libere elezioni. Quindi soltanto il risultato di una tornata elettorale può determinare chi dev’essere il presidente del consiglio dei ministri o della repubblica.
In Italia, da decenni ormai, è la sinistra ed il suo addomesticato mainstream a decidere chi deve governare. È inutile ricordare la sfilza dei presidenti del consiglio eletti grazie inciuci di Palazzo, a partire da Mario Monti nel 2011. L’aspetto scandaloso è che dopo 11 anni di governi formati da partiti di minoranza parlamentare, si arrivi a sostenere che il popolo vorrebbe nuovamente il dimissionario Mario Draghi, nonostante quest’ultimo non si sia mai candidato e non sia mai uscito vincitore ad un suffragio universale: di norma ciò avviene nelle nazioni dove la democrazia è lontana anni luce dalle istituzioni.
Invece, incredibilmente, nel cuore dell’Europa, nel Paese che vide la fine nel 1945 di una dittatura conclamata, stampa e tv, a reti unificate, fanno credere che la maggioranza degli italiani vorrebbe ancora l’ex banchiere premier. Ma su quale base si fa un’affermazione così forte e importante? La si fa per i soliti tuttologi “de noantri” da talk show che pontificano nelle tv politicizzate e in virtù di sondaggi che lasciano il tempo che trovano grazie ai soliti quotidiani di regime che campano grazie alle sovvenzionati statali: ecco come gli italiani vogliono Mario Draghi.
Badate bene, non è una critica diretta a Mario Draghi, ma al «sistema Italia». Non per nulla la sfiducia in ambito politico da parte dei cittadini è talmente al culmine per cui non si recano più alle urne, neanche per un referendum popolare. Non saprebbero chi votare dopo anni di crocette a destra e manca turandosi il naso, senza contare il colpo di grazia inferto dall’ultima truffa politica gestita dal movimento di Beppe Grillo a chi credeva ancora nell’onestà intellettuale.
Ciò che è stato scritto vuole essere soltanto una critica della deriva totalitaria che si sta delineando sempre più nella nostra repubblica parlamentare, dove i presidenti del consiglio dovrebbero esprimere veramente la volontà popolare tramite suffragio universale e non un suffragio mediatico di regime.
Pertanto, Mario Draghi si candidi in qualche partito e si faccia eleggere. E soltanto allora, qualora dovesse uscire vincente alle urne, giornali e tv potranno affermare che «il vile affarista» (come fu appellato da Francesco Cossiga) è voluto dagli italiani, e non da certa becera politica.
Antonio Ferrero