Embargo sul petrolio russo: ripercussioni in Italia, soprattutto in Sicilia. Rischio chiusura per l’Isab-Lukoil di Priolo

L’Ue ha deciso lo stop definitivo alle importazioni via mare di petrolio e derivati dalla Russia entro la fine del 2022, la risoluzione fa parte del sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina. Tuttavia la decisione di Bruxelles avrà sicuramente ripercussioni in Italia, soprattutto in Sicilia.

Infatti la risoluzione non è stata accolta con grande favore a Priolo Gargallo, a una manciata di chilometri da Siracusa, dove sorge la raffineria Isab, la più grande d’Italia, di proprietà del socio unico Litasco Sa con sede in Svizzera, a sua volta controllato dalla compagnia petrolifera russa Lukoil.

«La raffineria, scrive La Verità – situata all’interno di un polo petrolchimico, processa oggi oltre 10 milioni di tonnellate di greggio all’anno (più del 13% del totale nazionale) avendo però una ulteriore capacità di raffinazione non utilizzata di altri 9 milioni di tonnellate di greggio, che porta la capacità di raffinazione al 22% del totale nazionale. Il sito industriale è collegato con la raffineria e il porto di Augusta, una grande centrale elettrica e alcuni impianti chimici».

«Le ripercussioni derivanti da una eventuale chiusura dell’impianto sarebbero drammatiche. Tutto il polo petrolchimico, con il relativo indotto, ne risentirebbe e sarebbero a rischio tra gli 8.000 e i 10.000 lavoratori tra diretti e indiretti. Ciò in un’area già economicamente depressa come la Sicilia, dove la disoccupazione raggiunge il 20% (il 40% tra i giovani fino a 29 anni, dati Eurostat 2021)», fa sapere Sergio Giraldo sulla Verità. «In termini di valore, la raffineria vale da sola un punto percentuale di Pil della regione Sicilia. Con la chiusura di Isab verrebbero inoltre a mancare i 10 milioni di tonnellate di prodotto raffinato, cosa che farebbe salire i prezzi in tutta Italia e aggraverebbe la situazione di carenza fisica di prodotti, soprattutto diesel».

«Per salvaguardare i posti di lavoro, il governo dovrebbe commissariare e nazionalizzare la raffineria controllata dai russi». Lo ha affermato  Simone Tagliapietra, esperto finanziario del think-tank di Bruegel.

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