Ema finanziata da Big Pharma: le case farmaceutiche approvano se stesse

L’Ema e il potenziale conflitto di interessi: chi finanzia l’agenzia europea per i medicinali. L’Ema è nata quasi trent’anni fa, nel 1995 ed ha sede ad Amsterdam: col passare degli anni l’ente europeo di farmacovigilanza si è guadagnato col suo lavoro e le sue analisi un grande rispetto internazionale. L’agenzia è nata con due scopi ben precisi: da un lato ridurre le spese sopportate dalle case farmaceutiche per l’approvazione dei medicinali in ciascuno dei Paesi membri, dall’altro evitare tendenze protezionistiche da parte degli Stati, che in passato si sono spesso opposti all’approvazione di farmaci potenzialmente concorrenti sul mercato interno, scrive Il Giornale d’Italia. Entrambi gli scopi sono stati raggiunti ma c’è chi, esaminando il suo budget nel 2021, ne ha messo in dubbio l’indipendenza di manovra. Ecco perché.

Ema finanziata dalla stessa Big Pharma
Analizzando il budget dell’agenzia per il 2021, si scopre che soltanto il 14% delle sue risorse arrivano direttamente dall’Unione europea, mentre il restante 86% viene versato da quelle case farmaceutiche sul cui operato l’Ema dovrebbe vigilare. Su un totale di 385,9 milioni di euro, circa 330 arrivano da big pharma. In apparenza potrebbe sembrare un’anomalia ma in realtà non è così.

Le società private, infatti, sono tenute a versare una serie di tasse e oneri per sottoporre i loro preparati alla procedura di farmacovigilanza dell’Ema. Soldi che vengono versati non solo quando un nuovo farmaco viene immesso sul mercato, ma anche quando l’agenzia fornisce pareri scientifici, fa ispezioni o definisce il limite massimo di residui. È chiaro quindi, si legge su Il Giornale d’Italia, come negli ultimi tre anni una parte non marginale dei finanziamenti sia arrivata dalle case farmaceutiche che hanno sviluppato i vaccini anti Covid.

L’interrogazione di Sofo e le risposte di Rasi
Per questo lo scorso anno l’europarlamentare Vincenzo Sofo, appartenente al gruppo dei Conservatori e Riformisti all’interno del quale rappresenta Fratelli d’Italia, sfruttando le sue prerogative ha rivolto un’interpellanza alla Commissione europea chiedendo di fare chiarezza sulla questione del potenziale “intreccio di interessi tra controllato e controllante”, come si legge nell’atto parlamentare. Legami che rischierebbero di “gettare ombra sulle valutazioni dell’agenzia europea del farmaco”, continua il rappresentante dei conservatori.

Dubbi più che legittimi, a cui nei mesi passati ha risposto l’ex direttore italiano dell’Ema, Guido Rasi, professore di Microbiologia clinica all’Università di Tor Vergata. Al Giornale.it, tra gli altri, ha per esempio spiegato il “meccanismo della fisarmonica” con cui viene finanziata l’agenzia, dinamiche che ne assicurerebbero a suo dire l’indipendenza. In pratica ogni anno viene fissato un budget che deve essere raggiunto necessariamente. Per ottenere lo scopo, le case farmaceutiche versano ogni anno denaro legato a più voci: tasse fisse per tenere sul mercato i prodotti oppure per iniziare le procedure di farmacovigilanza. La differenza viene stanziata dalla Commissione europea.

“Sono soldi che vengono corrisposti da tutte le case farmaceutiche, e l’indipendenza è assicurata proprio dal fatto che queste attività vengono finanziate da tutti: insomma, la nostra grande garanzia sono proprio i concorrenti, che pagano tutti la stessa fee e vogliono vedersi trattare allo stesso modo”, ha spiegato il professore.

Foto Imagoeconomica

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