Borgonovo: «A scuola con la mascherina, ma Speranza non sa perché»
«Fuori dal coro» scova un’incredibile lettera del direttore generale del ministero della Salute in cui, a precisa domanda di alcuni cittadini, ammette di non possedere la documentazione che supporti l’obbligo di bavaglio.
Giovanni Rezza è il direttore generale della prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute: uno di quelli che contano, una delle figure più rilevanti all’interno della macchina che ha gestito e continua a gestire l’emergenza Covid. Più o meno alla metà di aprile – dall’alto del suo prestigioso scranno – ha proferito parole abbastanza chiare a proposito delle mascherine: «In casi di contatti ravvicinati in luoghi pubblici», ha detto, «potrebbe essere opportuno continuare a portarle, indipendentemente dagli obblighi che spettano al decisore politico». Messaggio chiaro. Secondo il medico, anche se l’obbligo a norma di legge viene meno, è comunque il caso di continuare a utilizzare le protezioni.
Non è tutto. Rezza ha fatto affermazioni ancora più decise: «La mascherina in luoghi chiusi», ha spiegato, «può rappresentare un dovere morale per chi avesse dei sintomi. E allo stesso tempo un sano diritto per chi vuole proteggersi». Infine, la logica conclusione del ragionamento: «Io continuerò a portare la mascherina in luoghi chiusi. Penso che dovremmo abituarci a pensare e agire con cautela al di là degli obblighi».
Un paio di settimane fa, il signor direttore generale è tornato sull’argomento: «Data l’elevata velocità di circolazione virale», ha dichiarato, «è bene continuare a usare la mascherina soprattutto in luoghi al chiuso». A fine aprile, proprio a ridosso della tanto agognata cessazione dello stato d’emergenza, il nostro ha pensato bene di ribadire il concetto con parole pressoché identiche: «Data l’elevata velocità di circolazione del virus», ha fatto sapere Rezza, «è bene mantenere comportamenti prudenti, con l’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, affollati e ovunque ci sia rischio contagio». Capite che affermare una cosa del genere a poche ore dalla (presunta) fine delle restrizioni equivale a certificare la presa in giro. È come dire: vi togliamo l’obbligo, ma per finta, perché nel frattempo insistiamo a ripetere che il bavaglio ve lo dovete tenere comunque, anche dove – secondo le regole – non sarebbe richiesto.
In ogni caso, abbiamo capito che per il dottor Rezza tenere la mascherina al chiuso è un obbligo morale. A giocherellare con la morale, tuttavia, è capace chiunque. Un po’ più difficile è fornire prove scientifiche delle affermazioni che si fanno con tanta sicurezza. Dunque ci chiediamo: in base a quali studi scientifici, in base a quali documenti firmati, controfirmati e revisionati il direttore della prevenzione del ministero della Salute sostiene la necessità di tenere la mascherina? Noi non lo sappiamo, e fin qui poco male. Il fatto è che, a quanto risulta, sembra non lo sappia nemmeno Giovanni Rezza. Sì, avete capito bene: il direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute ha dato prova di non conoscere le motivazioni scientifiche alla base dell’obbligo di tenere la mascherina al chiuso.
Giova ricordare che il «dispositivo di protezione» è a tutt’oggi obbligatorio nelle scuole, e i ragazzini maggiori di 6 anni saranno costretti a indossarlo fino alla fine dell’anno scolastico. Una tortura allucinante, di cui all’uomo comune non sfugge l’assurdità: per quale motivo un bambino può entrare senza mascherina in un negozio ma deve tenersela tutto il giorno in aula, dove magari si tengono le finestre aperte e sono rispettate le benedette distanze di sicurezza? Ancora: per quale motivo un ragazzino è obbligato a tapparsi naso e bocca nei corridoi del liceo mentre si trova in mezzo alle stesse persone con cui, pochi minuti dopo, si assembrerà in cortile? A un’analisi basata sul buon senso, tutto ciò risulta assurdo. Dunque viene spontaneo domandarsi se per caso al ministero dispongano di studi particolari, ignoti ai più, che certifichino senza ombra di dubbio la necessità di tenere la protezione. Ebbene, sembra proprio che questi studi non esistano. E, se esistono, le nostre autorità non li conoscono.
A dimostrarlo è un documento ufficiale del ministero scovato dal bravo collega Marco Gaiazzi e mostrato ieri sera a Fuori dal coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete 4. Il contenuto della carta è abbastanza impressionante: si tratta di una lettera inviata dallo stesso Rezza all’Ufficio di gabinetto del ministero e ad alcuni altri destinatari di cui non è nota l’identità.
Il testo è stato riportato, qualche giorno fa, anche dal quotidiano online Arezzoweb, e non risulta che sia giunta dalle autorità alcuna smentita. A quanto sembra, si tratta della risposta che il direttore generale ha fornito a una richiesta proveniente da un gruppo di cittadini (forse associazioni o avvocati). Costoro chiedono copia della documentazione che «attesti studi e rischi/benefici calcolati sulla base dell’utilizzo giornaliero prolungato di suddetto Apvr imposto sui minori dai 6 anni di età, che possa dimostrare l’utilità del dispositivo senza avere ripercussioni sulla salute psicofisica». Traduciamo dal burocratese: a Rezza viene chiesto di dimostrare, studi scientifici alla mano, che sia opportuno mantenere l’obbligo di indossare «apparecchi per la protezione delle vie respiratorie» per i bambini al di sopra dei 6 anni.
Risposta di Rezza, testuale: «Al riguardo si rappresenta che questa amministrazione per quanto di competenza non è in possesso della specifica documentazione richiesta». Esatto: alla direzione generale prevenzione non hanno studi scientifici a supporto dell’obbligo di mascherina per i ragazzini. O comunque non sono in grado di fornirli.
Sembra di capire che questa lettera risalga a qualche settimana fa. Forse nel frattempo il ministero, con i suoi potenti mezzi, è riuscito a trovare qualche ricerca o qualche paper illuminante? Forse Rezza ha prodotto a tempo di record uno studio fondamentale? Se è così, ci farebbe molto piacere saperlo: siamo ansiosi di sfogliare il materiale, nella speranza di riuscire finalmente a farci una ragione delle insopportabili norme sulle mascherine a scuola. Ma se, al contrario, di studi e ricerche il ministero non ne ha, beh, allora Rezza deve darci qualche delucidazione. E, soprattutto, deve darla il ministro Roberto Speranza.
L’unico vero obbligo morale, qui, è quello di spiegare perché si continui a imporre il bavaglio ai ragazzini.
di Francesco Borgonovo – La Verità – Immagine Ansa
Se per questo Speranza di quanto fatto finora sa qualcosa? Per farlo avrebbe dovuto avere la Laurea in Medicina, non certo in Scienze Politiche. Inoltre è attorniato delle peggiori figure mediche a cominciare da Ricciardi che consiglia, consiglia e non ha mai azzeccato una previsione come un consiglio. All’estero già lo avrebbero defenestrato, da noi, nonostante il cambio di governo ha maturato la ricandidatura.