Del Debbio: «I sindacati tedeschi pensano al Paese. Quelli italiani soltanto alle bischerate»
Cincischiano in protocolli e non si occupano della sopravvivenza di imprese e famiglie.
Mentre in Germania il sindacato e la Confindustria locale si mettono d’accordo per chiedere al cancelliere Olaf Scholz di rivedere il blocco delle importazioni del gas dalla Russia perché ciò porterebbe l’economia tedesca con le natiche a terra, in Italia negli stessi giorni i sindacati e la Confindustria nazionale si mettono d’accordo e scrivono un protocollo – del quale ha già ampiamente riferito il direttore Maurizio Belpietro nel suo articolo di ieri [6 maggio, ndr], irridendolo financo troppo gentilmente – nel quale si mostrano più realisti del re e superano addirittura il ministro Roberto Speranza reimponendo l’uso delle mascherine sui luoghi di lavoro.
In sintesi, uno va sul luogo di lavoro al mattino e si mette la mascherina, poi esce con i colleghi per andare a pranzo e se la toglie, poi torna in fabbrica o in ufficio e se la rimette, poi la sera va a ballare con la moglie o con la di lei facente funzione e se la ritoglie. A fine giornata, con tutto questo mettere e levare, alla fine è talmente confuso che andando a letto – questa volta magari con la moglie vera – si rimette la mascherina, la moglie la prende male e lo sbatte fuori di casa. Finalmente disperato sul pianerottolo di casa si toglie la mascherina e respira libero. Sembrano scene tratte da un film di Fantozzi ed invece è un piccolo copione scritto in base alle normative nazionali cui si aggiungono i protocolli tra associazioni di categoria e sindacati. Non vorremmo che fosse confuso il paragone con la Germania per una devozione particolare a tale Paese preso a modello della convivenza civile. Infatti, chi scrive non è né germanofilo né germanofobo. È più semplicemente bischeratofobo, cioè non sopporta le bischerate quando varcano la soglia del bar verso l’esterno e diventano provvedimenti a carico di imprese e lavoratori. E questo protocollo ci pare rientrare a pieno nella categoria metafisica della bischerata. Ci riserviamo di scrivere un articolo a parte per analizzare il concetto più in profondità ed indicarne le varie varianti equamente distribuite nel cosiddetto arco costituzionale. In Germania hanno messo evidentemente sui due piatti della bilancia da una parte le questioni geopolitiche – cui notoriamente i tedeschi sono molto attenti e nelle quali hanno anche combinato dei grandi casini curando i propri interessi e spesso fregandosene dell’Europa – e sull’altro piatto della bilancia gli interessi economici nazionali che non sono una cosa astratta ma che riguardano la sopravvivenza economica delle imprese e delle famiglie. Hanno valutato che senza il gas russo ci sarebbero stati dei problemi e si sono rivolti a un cancelliere che viene dopo Angela Merkel e che, per un effetto chimico-fisico-politico, tutte le volte che si siede sulla poltrona sulla quale sedette Angela avverte dei bradisismi non lontani dalla categoria del terremoto. Per dire che non ha esattamente la forza né nazionale né internazionale che aveva la cancelliera.
Sindacati e industria non hanno cincischiato in protocolli che vanno oltre Speranza, ma hanno indicato una via concreta per la speranza dell’economia tedesca di tenere il passo a questa crisi profonda e difficilmente prevedibile nei suoi sviluppi. Certo, trattasi di una scelta e, come tale, può essere apprezzata, non apprezzata, additata come irresponsabile oppure indicata come una scelta pragmatica a favore degli interessi del Paese. Si dirà: ma in Germania vige il cosiddetto «modello renano» che prevede che nelle grandi imprese la proprietà è condivisa con le grandi banche, con le società di assicurazione, con le fondazioni legate alle imprese ma, soprattutto, con fondi collegati ai dipendenti o ai sindacati e che questo rende il tutto tradizionalmente più semplice perché sedendo le diverse parti allo stesso tavolo, ed avendo potere decisionale, conduce a scelte veloci e condivise. Questo è sicuramente vero ma, in casi di emergenza, non si può guardare con un occhio al pesce e con quell’altro al gatto, bisogna guardare con tutti e due gli occhi al pesce che in questo caso è l’economia nazionale: l’andamento delle imprese e degli investimenti, l’andamento delle famiglie e dei consumi.
Come ha sottolineato giustamente Belpietro la domanda semplice da porsi è: cosa ha indotto Speranza e il successivo protocollo a fare tutto questo, «qual è la motivazione scientifica che lo ha indotto a suggerire l’obbligo della mascherina sui luoghi di lavoro anche se si è all’aria aperta, consentendo però di levarsela quando si è sulla pista da ballo?». È vero che ormai non esiste più il ballo del mattone, che portava i due ballerini a stare guancia a guancia ma, alla fine del ballo del mattone, non può seguire un’ulteriore mattonata in testa agli imprenditori e ai lavoratori. Perché una mattonata – la provi chi non l’ha mai provata – fa male. Molto male.
di Paolo Del Debbio – La Verità – Immagine Ansa