Sanitari guariti e non vaccinati: figli di un Dio minore?

Vi raccontiamo la storia decisamente triste di una operatrice socio sanitaria, di origine ucraina, dipendente di una grande cooperativa della zona di Terni.
Di Avv. Valeria Panetta e Avv. Manola Bozzelli

Vi raccontiamo la storia decisamente triste di una operatrice socio sanitaria, di origine ucraina, dipendente di una grande cooperativa della zona di Terni: la A—L N.

O.R. (citeremo solo le sue iniziali) lavorava con cognizione, benvoluta sia dallo staff di collaboratori e colleghi che dagli utenti, soggetti per lo più anziani della struttura residenziale, in cui veniva dislocata dalla cooperativa.

Un giorno (era il mese di febbraio del 2021), O.R. viene sottoposta senza motivo sostanziale a visita medico aziendale e dichiarata “inidonea” alla mansione specifica, giacché “non vaccinata”.
Teniamo a precisare che all’epoca non esisteva ancora il DL 44/21, norma distopica inventata dal regime di questo Paese (una volta definitivo “Bel Paese” non solamente nell’accezione estetica del termine) per sanzionare i sanitari, che non si piegavano e che tuttora non si piegano al ricatto di Stato: “o ti vaccini o non lavori e muori”, decretando così quale fosse in verità la reale intenzione governativa.
Sta di fatto che lei non si piega, non ritiene di doversi obbligatoriamente vaccinare ed il 1 marzo viene dichiarata inidonea e sospesa per decisione del medico aziendale “fino al dicembre 2023” !
A nulla vale il successivo ricorso gerarchico all’ASL competente per territorio ed un nulla di fatto ottiene davanti al Tribunale di Terni, cui la lavoratrice ricorre d’urgenza, avendo pure una figlia minorenne da mantenere ed essendo separata dal padre della piccola.
L’unica nota positiva coincide unicamente con il “fine pena”, che il Tribunale di Terni declina al 31 dicembre 2021, in quanto medio tempore interviene in effetti il decreto legge della vergogna: il n. 44/21, che impone la vaccinazione ai sanitari.

E sottolineiamo decreto legge “della vergogna”, aprendo una doverosa parentesi, che possa rappresentare un faro sulle incongruenze logico-scientifiche e giuridiche dell’attuale periodo storico.
Non si comprende, infatti,, a distanza di un anno dalla aberrante emanazione e dopo ormai due intercorse proroghe del termine ultimo dell’obbligo imposto ai sanitari, come si possa subordinare il diritto sacrosanto al lavoro ad un diktat che, senza affatto essere a servizio della tutela della salute pubblica, sotto le cui mentite spoglie continua a celarsi, è piuttosto a posto a servizio delle casse della Sanità Pubblica che, insane scelte politiche, hanno sempre più depauperato.
Non si può più tacere questa grande verità, al netto di altrettante evidenti e spiacevoli sottese.

Tutela della Sanità è cosa ben diversa da tutela della salute!
Il DL 44/2021, senza mezzi termini, è l’imposizione dissennata, da parte del governo, di sieri sperimentali che nella migliore delle ipotesi possono prevenire la malattia, ma non la diffusione dell’infezione, alla quale esclusivamente dovrebbe rispondere l’esigenza di tutela della salute pubblica. E così, una Sanità che langue e non è più in grado di farsi carico delle cure ai malati, avendo mostrato implacabile tutta la sua iattura proprio durante l’emergenza sanitaria da covid-19, impone a prezzo dello stesso diritto al lavoro di molta parte degli Italiani e in specie ai sanitari, l’inoculazione di un siero che “è utilizzato per la prevenzione di covid-19, malattia causata dal virus sars-cov2”! (all’uopo e per fugare ogni dubbio basti leggere le schede tecniche dei sieri Pfizer e Moderna datati 7 aprile u.s.!!).

Sulla sperimentalità del siero, altrettanto, basti riportarsi alle medesime schede tecniche le quali, sempre alla data del 7 aprile 2022 ancora dichiarano inequivocabilmente “La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota; sono tutt’ora in corso studi clinici volti a stabilirla. Detto vaccino potrebbe non proteggere tutti coloro che lo ricevono…”: ovviamente non si accenna a coloro che entrano in contatto con chi lo riceve, anche se è proprio per tutelare questi ultimi che -incredibile ma vero- i primi, secondo il governatore-legislatore, sono obbligati a vaccinarsi! Distopia da XXI secolo!

Premessa la divagazione sul tema e tornando al focus della vicenda, risparmiamo i mesi di pianti e sacrifici per sbarcare il lunario, visto che la signora non è più giovanissima e per lei non è facile cercare un’alternativa redditizia al lavoro di OSS, che svolgeva con indefessa abnegazione, tanto da essere più volte chiamata dai colleghi, che nel frattempo, seppur vaccinati, si ammalavano.

In sostanza, parrebbe che la cooperativa preferisca “perdere i pezzi” ( i soci lavoratori sono quasi tutti colpiti da malattie post vaccino e molti si sono proprio ammalati di covid), piuttosto che recuperare una lavoratrice “sana”, ma non vaccinata.
Nel corso del mese di febbraio dell’anno corrente -come tanti di noi, venuti a contatto con i vaccinati dotati di pass sanitario, ma inconsapevolmente positivi- O.R. si ammala e nell’arco di una settimana opportunamente curata con farmaci ed antibiotici (non con tachipirina e vigile attesa) guarisce e sta pure meglio di prima.
La lavoratrice a quel punto contatta la A—L N. e viene a scoprire che questa non ha alcuna intenzione di ripristinare il rapporto di lavoro, nonostante la dotazione di pass rafforzato, che le consentirebbe di accedere in sicurezza alla mansione specifica od ad altra più consona al suo status.

Medio tempore, scoppia la guerra Nato-Ucraina ed i connazionali della OSS accedono in Italia anche svolgendo mansioni professionali analoghe alla sua, ironia della sorte (o del governo) da “non vaccinati”, anzi addirittura contrari alla vaccinazione, come la stragrande maggioranza dei cittadini di quella Nazione.
Sicché, pensateci bene: O.R., OSS di origine ucraina, sospesa da data precedente al DL 44/21, vede i suoi connazionali, appena entrati in Italia, lavorare, mentre lei deve attendere, ma cosa di preciso? Non è dato sapere, tra un tergiversare, un girarci attorno e uno sgambetto.
Giacché, nel frattempo, interviene il DL 24/22, che sancisce e dispone la revoca delle sospensioni di tutti coloro, che pur obbligati alla vaccinazione, risultino guariti.

Ma la cooperativa A—L N. dispone callidamente la visita medico aziendale di O.R. da parte del medesimo medico del lavoro, che la aveva dichiarata inidonea l’anno precedente, giacché non vaccinata, che replica (ebbene si!) per la seconda volta quella decisione.
Il medico aziendale, nel ricordare il caso di specie, sostiene addirittura con la lavoratrice: “ho vinto io lo scorso anno”, come se fosse una partita a scacchi, che purtroppo e tuttavia ha rovinato la vita di un’intera famiglia, privata del sostentamento di base, frutto di un mestiere svolto sempre dignitosamente.
Di chi è “figlia” questa donna onesta e in perfetta salute? Di chi siamo figli, tutti noi cittadini italiani, coinvolti nostro malgrado dalla distopia imperante, che perdura da oltre un biennio?
Figli della paura… figli di un dio minore ! Ma non chiamiamola discriminazione: potrebbero aversene a male!
Amara riflessione, ma decisamente realistica.
Ai posteri l’ardua sentenza morale di questa “triste” storia.
di Avv. Valeria Panetta e Avv. Manola Bozzelli – Il Giornale d’Italia – Immagine Pixabay

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