La Verità: «Più contagi tra i bimbi che si sono vaccinati. E l’Iss nasconde le cifre»

La protezione riduce i ricoveri, ma nella fascia 5-11 è più frequente l’infezione in chi ha il farmaco. Il dato sparisce.

Perché l’Istituto superiore della sanità non vuol far sapere ai genitori qual è il tasso di infezione da Covid nella fascia 5-11 anni, tra vaccinati e senza una dose? Siamo alle solite, anche l’ultimo report esteso dell’Iss in data 13 aprile non convince, perché non chiarisce. Tra i punti oscuri, c’è la velocità con cui la malattia si diffonde nei bambini che si vorrebbero immunizzare con un farmaco.

Invece di fornire dati relativi ai 5-11 anni, i tecnici del ministro Roberto Speranza danno il tasso di incidenza per 100.000 nella fascia 12-39 anni. Ma non è la popolazione di riferimento, è inutile indicare il rapporto tra il numero di individui che sviluppano la malattia e il tempo totale a rischio (in questo caso dall’11 marzo al 10 aprile), considerando solo gli over 11.

E tra i più piccoli, vaccinati e non, come sta circolando il Covid? Sono o non sono a rischio di infettarsi e con quale velocità? Mistero. L’Iss tiene a far sapere che in un mese, tra i non vaccinati di fascia 5-11 sono stati diagnosticati 116.170 casi, tra quelli con ciclo incompleto 4.887, e 75.262 in chi ha fatto entrambe le dosi da non più di 120 giorni. A prima vista, sembrerebbe che il vaccino funzioni tra i piccoletti, ma non è così.

Il dato va rapportato all’intera popolazione di quella fascia di età e allora sì, che risulta evidente esattamente il contrario. Alberto Donzelli, tra i promotori della Commissione medico scientifica indipendente (Cmsi), ha calcolato quello che l’Istituto superiore della sanità evita di precisare nei suoi report, ovvero il tasso di incidenza per 100.000 nei bimbi dai 5 agli 11 anni.

In base ai dati dell’ultimo rapporto del 13 aprile, l’incidenza è 5,06 casi tra i non vaccinati e 6,25 tra i vaccinati con ciclo completo. «La tendenza dei vaccinati a infettarsi progressivamente di più risulta molto chiara, considerando proprio i dati dell’Iss», spiega l’esperto. «Se dal report del 16 marzo, l’incidenza risultava di 4,58 ogni 100.000 tra i non vaccinati, di 4,32 tra i vaccinati con ciclo completo e di 4,15 tra i bimbi di 5-11 anni vaccinati con due dosi, successivamente la situazione è peggiorata per i vaccinati».

Le elaborazioni dei dati del 23 marzo già davano un tasso di incidenza di 4,78 nei completamente vaccinati, rispetto a 3,66 di quelli con una dose sola e 4,34 tra in non vaccinati. Ulteriore peggioramento il 30 marzo, con 5,39 casi ogni 100.000 tra i vaccinati con doppia dose, mentre per i non vaccinati l’incidenza era 4,53. Una settimana dopo, il 6 aprile, aumentava ulteriormente la condizione sfavorevole per i vaccinati a ciclo completo, con 5,92 casi per 100.000 contro i 4,86 dei senza vaccino anti Covid in corpo.

L’ultimo report toglie ogni dubbio, le diagnosi di Covid-19 nei bimbi di età 5-11 anni sono +23,4% nei vaccinati. «Sono passati in svantaggio dal 23 marzo, con un +10% di casi diagnosticati, per peggiorare successivamente con +19,1%, +21,6%, e adesso oltre il 23%», commenta Donzelli.

Ecco spiegata l’omissione dell’incidenza ogni 100.000 bambini in questa fascia di età, da parte dell’Istituto superiore della sanità. Non mettono il rapporto, fondamentale in uno studio epidemiologico per spiegare la frequenza dei nuovi casi di Covid tra i più piccoli. Se i report contenessero i dati, con quale faccia gli espertoni di turno potrebbero continuare a caldeggiare la vaccinazione per gli under 11? Difficile che un genitore decida di far inoculare un farmaco al figlioletto, che poi ha maggiore rischio di contagiarsi.

Senza contare l’inutilità di un vaccino in quella fascia di età, quando la maggior parte di bambini prende il Covid in maniera asintomatica e le pochissime complicanze sono associate ad altre patologie, purtroppo presenti anche nei più piccoli. Ieri Gian Vincenzo Zuccotti, responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale Buzzi di Milano, ha illustrato alla Verità i risultati di un’indagine condotta in undici scuole e dove su 518 bambini non vaccinati, 233 hanno sviluppato gli anticorpi al coronavirus anche in assenza di sintomi, tanto da avere una sieroprevalenza per Sars- CoV-2 del 45%.

Secondo il professore, dopo quattro ondate bisogna uscire dalla pandemia lasciando circolare il virus in modo naturale, preoccupandosi di proteggere efficacemente solo i bimbi a rischio.

«La vaccinazione dei 5-11enni non risulta solo inutile, ma dannosa», sottolinea Donzelli. «Dunque cade l’argomento di vaccinare i piccoli per tutelare anziani e fragili, semmai vale proprio il contrario. Inoltre, il fatto che dopo pochi mesi dalla seconda dose la suscettibilità al virus aumenti in modo progressivo, dà supporto a ipotesi inquietanti su possibili danni al sistema immunitario di questi vaccini, dopo una fase di maggior protezione dall’infezione purtroppo transitoria». Franco Corbelli, leader del Movimento diritti civili, è sempre preoccupato per i decessi correlati alla vaccinazione e chiede «perché non si danno risposte esaustive e convincenti a questi dubbi legittimi e angoscianti, anziché continuare a parlare irresponsabilmente di quarta dose o di vaccinazione dei bambini».

di Patrizia Floder Reitter – La VeritàImmagine Afp

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