L’ok della politica agli sciacalli del Covid
Con l’emergenza, governo e Parlamento hanno limitato i poteri della Corte dei conti. Favorendo sprechi di denaro pubblico e truffe allo Stato. Come gli acquisti illeciti di tamponi e mascherine, appalti irregolari per servizi sanitari, rimborsi e pagamenti indebiti.
«La legalità tutela tutti. È garanzia di uguaglianza». La frase di papa Francesco risuona nell’aula delle Sezioni Riunite della Corte dei conti in apertura dell’intervento del Procuratore generale, Angelo Canale, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022, perché nella gestione delle risorse dei bilanci pubblici, assicurate da imposte, tasse e contributi, legalità e uguaglianza devono garantire che neppure un euro vada sprecato. Questo è il ruolo della magistratura contabile custode della legalità finanziaria, della quale la diretta del Tg2, commentata passo passo con la collaborazione del professor Gabriele Bottino, dell’Università di Milano, ha sottolineato l’interesse dei cittadini contribuenti.
Presenti il capo dello Stato, Sergio Maarella, le più alte cariche dello Stato e il presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, in apertura d’udienza il presidente della Corte, Guido Carlino, nel richiamare il ruolo della magistratura contabile a tutela dei diritti sociali dei cittadini ha ricordato anche l’attività svolta nel 2021, in rapporto alla spesa pubblica per la pandemia e all’avvio del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr). E ha segnalato il contrasto tra la normativa emergenziale, che ha limitato la responsabilità per danno in caso di omissioni gravemente colpose, e il regolamento Ue che prevede il recupero, a iniziativa degli Stati, delle spese illegittime.
Infatti, come segnalato anche dalla Verità, fin dall’inizio dell’emergenza, oltre a spese rivelatesi presto inutili, come i banchi a rotelle finiti negli scantinati di molte scuole, non sono mancati i soliti profittatori del denaro pubblico, agevolati dal fatto che governo e Parlamento hanno abbassato la guardia della legalità. Ha iniziato Giuseppe Conte a limitare i controlli sugli acquisti e la responsabilità per danno erariale. Ha continuato Mario Draghi. Imprenditori disinvolti e funzionari incapaci o disonesti hanno convinto una politica disattenta e frettolosa che limitare i controlli e i poteri di accertamento degli illeciti fonte di danno erariale da parte della Corte dei conti, che significa spese inutili o eccessive, serva a rassicurare amministratori e funzionari e ad accelerare la spesa per la ripresa del Paese.
Un’idea evidentemente sbagliata in sé e contraddetta dall’esperienza, spiega il Procuratore generale Canale. Non solo perché la Corte opera «nel più assoluto rispetto delle garanzie difensive del giusto processo intervenendo esclusivamente nei casi di accertate condotte dolose o gravemente colpose causative di pregiudizio alle risorse pubbliche» il che ne fa «una giustizia sostanzialista più che formalista». Infatti, «non si è chiamati a rispondere di meri errori, di una disattenzione, di inadempienze formali o per una firma incauta». Ma perché nel 2021 sono stati accertati illeciti gravi nelle procedure di appalto, per l’affidamento dei servizi di disinfezione, sterilizzazione, pulizia, lavanderia, eccetera, o per turbative d’asta per l’acquisto di strumentazione chirurgica; indebiti rimborsi a farmacisti; mancato utilizzo di attrezzature sanitarie; irregolarità nell’affidamento di servizi di coperture assicurative; gravi condotte illecite comportanti indebiti pagamenti (in un caso per oltre 18 milioni di euro, con accertate infiltrazioni della criminalità organizzata; indebiti rimborsi a strutture di cura private.
Sottolinea Canale che «la giustizia contabile non è un evento che casualmente incombe sui pubblici amministratori e sui pubblici funzionari; non è un «rischio» per il pubblico funzionario coscienzioso, accorto, rispettoso delle leggi, che tale rischio non deve percepire nemmeno psicologicamente: è invece un rischio concreto e reale e lo deve essere, ed è un bene che lo sia, per il funzionario che coscientemente trascura gravemente i propri doveri, che subordina l’interesse pubblico all’interesse privato o personale, che viola le leggi, che dissipa le risorse della comunità».
Per chiarire, in ordine alle preoccupazioni di amministratori e sindaci, ricorda che nel triennio 2019-2021 la Corte ha complessivamente pronunciato in materia di responsabilità erariale 3.165 sentenze delle quali solo 371 hanno riguardato gli enti territoriali (oltre 8.000 Comuni, 20 Regioni, provincie autonome, città metropolitane), meno del 12% del totale. Le condanne dei sindaci sono state in un triennio 87, cioè il 2,7% del totale generale. Nel 2021 le sentenze che hanno riguardato l’ambito degli enti locali sono state 153 delle quali 97 di condanna, solo 22 dei soli sindaci.
Non solo Covid ed enti locali. E siccome forte è la preoccupazione per l’efficace attuazione del Pnrr, Canale riferisce che il 20% delle citazioni in giudizio hanno riguardato indebite percezioni di fondi europei e nazionali, cioè «frodi comunitarie» per 231 milioni di euro, un dato in forte crescita dal 2010 al 2021 e ancora non comprensivo delle più recenti iniziative di polizia giudiziaria nel contrasto alle frodi che in un decennio ha prodotto azioni risarcitorie per circa un miliardo e mezzo di euro. Una fattispecie che si avvia a diventare per il pm contabile l’obiettivo di maggiore rilievo anche grazie alla giurisprudenza della Cassazione che ha affermato la giurisdizione contabile ai privati percettori di contributi nazionali ed europei. Un tema anche per la neo istituita Procura europea, con la quale la Procura generale ha sottoscrio un protocollo di coordinamento operativo.
Una attività che si inserisce nel meccanismo dei controlli per la corretta gestione dei fondi del Pnrr. Canale richiama l’attenzione della politica «quando si ipotizzano, magari in buona fede, misure per ridurre ulteriormente il perimetro della giurisdizione contabile». Sarebbe un «beneficio per pochi, ma anche un sicuro danno per tutti e soprattutto per la finanza pubblica gravata dei «costi» delle condotte illecite e dannose che se non oggetto di azioni risarcitorie restano a carico dell’Erario». Cioè dei cittadini contribuenti.
di Salvatore Sfrecola – La Verità